Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 25/10/2018
Rapporto Idos 2018: «In Italia non c’è un’invasione di migranti»
Rapporto Idos 2018: «In Italia non c’è un’invasione di migranti»
25/10/2018  | Immigrazione.  

 

Con circa 5 milioni di residenti stranieri a fine 2017, l'Italia viene dopo la Germania e il Regno Unito, mentre supera di poco la Francia e la Spagna

 

Di Andrea Carli, www.ilsole24ore.it, 25 ottobre 2018

 

La domanda è: in Italia c’è un’invasione di migranti? No, è la risposta che si evince dalla 28esima edizione del Dossier statistico immigrazione 2018 Idos, presentato questa mattina a Roma. Non è così. Con circa 5 milioni di residenti stranieri (5.144.000 a fine 2017, secondo l’Istat), l’Italia viene dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e il Regno Unito, con 6,1 milioni, mentre supera di poco la Francia (4,6 milioni) e la Spagna (4,4). Anche l’incidenza sulla popolazione complessiva, pari all’8,5%, è più bassa di quella di Germania (11,2%), Regno Unito (9,2%) e diversi altri paesi più piccoli dell’Unione, dove i valori superano anche in maniera consistente il 10% (Cipro 16,4%, Austria 15,2%, Belgio 11,9% e Irlanda 11,8%).

 

RESIDENTI STRANIERI IN UE - Dati in milioni. (Fonte Eurostat 2016, Istat 2017)

 

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Il Dossier delinea diversi elementi che consentono di delineare le caratteristiche degli immigrati che risiedono in Italia: provengono da quasi 200 diversi paesi del mondo. Per la metà (2,6 milioni) sono cittadini di un paese europeo (di cui 1,6 milioni, pari al 30%, comunitari), mentre un quinto (1 milione) viene dall’Africa e una quota solo di poco inferiore dall’Asia. Gli americani sono circa 370.000 (7,2%), per lo più cittadini latino-americani (6,9%). I romeni costituiscono la collettività di gran lunga più numerosa (1.190.000 persone, pari al 23,1% di tutti i residenti stranieri), seguiti da albanesi (440mila e 8,6%), marocchini (417mila e 8,1%), cinesi (291mila e 5,7%) e ucraini (237mila e 4,6%). Queste prime 5 collettività coprono la metà (50,1%) dell’intera presenza straniera in Italia, mentre le prime 10 (per arrivare alle quali occorre aggiungere, nell'ordine, Filippine, India, Bangladesh, Moldavia ed Egitto) arrivano a poco meno dei due terzi (63,7%).

 

Contrariamente alla credenza che vorrebbe il paese assediato e “invaso” dagli stranieri - si legge nel report -, al netto dei movimenti interni il loro numero è pressoché stabile intorno ai 5 milioni dal 2013; e la loro incidenza, nell’ordine dell’8% sempre dal 2013, aumenta di pochissimi decimali l’anno, soprattutto a causa della diminuzione della popolazione italiana, sempre più anziana (gli ultra65enni sono 1 ogni 4, mentre tra gli stranieri 1 ogni 25), meno feconda (1,27 figli per donna fertile, contro 1,97 tra le straniere) e tornata a emigrare verso l’estero (quasi 115.000 espatriati ufficiali nel corso del 2017: un dato - rileva il dossier - sottodimensionato se si considera che molti, nel trasferirsi all’estero, trascurano di effettuare la cancellazione anagrafica, non essendo obbligatoria. Aggiungendo ai residenti stranieri la quota di immigrati che, alla data della rilevazione, non erano ancora iscritti nelle anagrafi, Idos stima in 5.333.000 il numero effettivo di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, 26.000 in meno rispetto alla stima del 2016.

 

I soggiornanti non comunitari, in particolare, sono – secondo il ministero dell’Interno e l’Istat – 3 milioni e 700mila, un numero sostanzialmente invariato da 3 anni, anche per la consistente diminuzione delle persone sbarcate: 119.000 (-62.000 rispetto al 2016). Un calo divenuto ancor più drastico nel 2018, al punto che - continua il Dossier - il boom di profughi che, attraversando il deserto e il Mediterraneo centrale, sono approdati sulle coste italiane può considerarsi esaurito proprio nel 2017, dopo quattro anni in cui ne sono giunti, nel complesso, circa 625.000. Infatti, secondo i dati Unhcr e Oim, mentre ancora nel 2017 l’Italia ha convogliato il 69% degli oltre 172.000 migranti forzati arrivati in Europa via mare, nei primi 9 mesi del 2018 il numero di persone sbarcate in Spagna (oltre 34.000) e in Grecia (più di 22.000) ha superato quello dell’Italia: poco più di 21.000, un dato “crollato” di circa il 90%rispetto allo stesso periodo del 2017.

 

RESIDENTI STRANIERI IN UE

 

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La quasi chiusura della rotta del Mediterraneo centrale ha determinato anche la drastica riduzione dei minori stranieri non accompagnati (msna) giunti in Italia a seguito di soccorso in mare: a fronte degli oltre 25.800 del 2016, nel 2017 il loro numero è sceso a circa 15.800, per ridursi a 2.900 nei primi sette mesi del 2018. Ne è derivata una forte riduzione di quelli accolti: poco più di 13.000 a giugno 2018, il 26% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Si tratta per lo più di ragazzi maschi (93%), tra i 16 e i 17 anni (84%), originari specialmente di Albania, Egitto, Guinea, Costa d'Avorio ed Eritrea. Tra le ragazzine, soprattutto nigeriane, molte sono vittime di tratta a scopo sessuale. Alla stessa data, del resto, erano quasi 4.700 i migranti irreperibili, soprattutto eritrei, somali e afghani, mossi dall’intenzione di raggiungere la Germania, la Svezia o l’Inghilterra, dove hanno parenti o sperano di trovare migliori condizioni di inserimento (dati Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali).

 

Attualmente l’Unhcr stima in 354.000 i richiedenti asilo (compresi quelli ancora privi di titolo formale o la cui domanda è sotto esame) e titolari di protezione internazionale o umanitaria presenti in Italia, lo 0,6% dell’intera popolazione del paese. Se per un verso il numero assoluto colloca l’Italia al terzo posto nell’Ue, dopo la Germania (1,4 milioni di richiedenti e titolari di protezione, con questi ultimi che da soli ammontano a circa 1 milione) e la Francia (400mila), l’incidenza sulla totalità degli abitanti - sottolinea l’edizione 2018 del Dossier - è in linea con la media comunitaria, al pari di quella della Francia e dei Paesi Bassi, ed è preceduta da vari paesi, come la Svezia (2,9%), l'Austria e Malta (1,9%), la Germania e Cipro (1,7%), la Grecia (0,8%), mentre non superano lo 0,1% tutti i “nuovi” Stati membri dell'Europa orientale (ad eccezione della Bulgaria, con lo 0,3%).

 

Infine, un passaggio sul mercato del lavoro. La credenza che gli immigrati rubino il lavoro agli italiani è da anni smentita dalla realtà, sottolinea il dossier: dei 2.423.000 occupati stranieri nel 2017 (10,5% di tutti gli occupati in Italia), i due terzi svolgono professioni poco qualificate o operaie (nelle quali sono rispettivamente un terzo e un ottavo degli addetti), siano esse nel settore dei servizi, dove i lavoratori stranieri si concentrano per oltre i due terzi (67,4%), o in quelli dell’industria e dell’agricoltura (dove trovano impiego rispettivamente nel 25,6% e nel 6,1%). In particolare, è straniero il 71% dei collaboratori domestici e familiari (comparto che impiega il 43,2% delle lavoratrici straniere), quasi la metà dei venditori ambulanti, più di un terzo dei facchini, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e ristoranti (per lo più addetti alla pulizie e camerieri), un sesto dei manovali edili e degli agricoltori.