Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 18/10/2018
Il bluff: reddito di cittadinanza anche per rom e immigrati
Il bluff: reddito di cittadinanza anche per rom e immigrati
18/10/2018  | Immigrazione.  

 

Il sussidio toccherà ai nullatenenti residenti da almeno cinque anni. Gli italiani che lo avranno saranno pochi

 

Gian Maria De Francesco http://www.ilgiornale.it/

 

Roma, 17 ottobre 2018 - Un sussidio destinato in buona parte a immigrati regolari, cittadini comunitari e rom. Questo, in estrema sintesi, sarà il reddito di cittadinanza contenuto nella manovra. Basta fare due conti e guardare agli accordi internazionali stretti dall'Italia per smentire le affermazioni dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

 

Ma partiamo da quanto comunicato dal governo tramite il Documento programmatico di bilancio. Il costo stimato per il 2019 è di circa 6,4 miliardi di euro (0,37 punti di Pil). Con il reddito di cittadinanza il governo si propone di contrastare la povertà e l'obiettivo al 2020 è di una «diminuzione di 2,2 milioni di poveri». Il sussidio sarà inserito in un ddl collegato alla legge di Bilancio e i suoi criteri di attuazione saranno definiti con un decreto da emanare successivamente (partirà nel primo trimestre) e «sarà destinato a disoccupati e inoccupati, compresi i pensionati, residenti da 5 anni in Italia» arrivando a un massimo di 9.390 euro l'anno, cioè 780 al mese.

 

Ma le cose stanno così? Secondo l'Istat, in Italia ci sono 5 milioni di poveri, di cui 1,6 milioni stranieri residenti. Il reddito di cittadinanza dovrebbe applicarsi anche a loro. Il vincolo dei 5 anni di residenza non si può applicare ai cittadini dell'Unione europea tra i quali rumeni (circa 1,2 milioni in Italia), bulgari e polacchi hanno redditi inferiori alla media. Si possono escludere? No, per il principio di non discriminazione dei cittadini dell'Ue che verrebbe immediatamente sanzionato dalla Consulta. Per farlo servirebbe seguire l'esempio della Brexit effettuata dalla Gran Bretagna. Non si può incolpare Bruxelles. In primo luogo, perché l'adesione dell'Italia alla Comunità è stata una libera scelta. In secondo luogo, perché diventerebbe difficile escludere pure i residenti degli Stati con cui il nostro Paese ha siglato convenzioni nella sicurezza sociale. Secondo quanto riporta l'Inps, tra questi ci sono: Argentina, Brasile, Messico, Capo Verde, Tunisia, Turchia, Uruguay, Venezuela, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia. Prescindendo da qualsiasi tipo di discriminazione (che dalla Consulta sarebbe comunque stigmatizzata perché i titolari di permesso di lungo soggiorno sono equiparabili ai cittadini italiani), è chiaro che al beneficio accederebbero immigrati regolari e tra questi anche rom e sinti ove avessero la cittadinanza dei loro Paesi di origine. Ecco perché il presidente del Parlamento Ue e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, criticato per aver espresso dubbi sul sussidio pentastellato, ha diritto di critica. «Il reddito di cittadinanza è un'assurdità perché chi lavora deve pagare chi non lavora», ha ribadito aggiungendo che «serviva il taglio del cuneo fiscale: si paga 780 euro chi sta seduto sul divano e 1200 euro un pompiere».

 

Diventa difficile anche pensare anche a una collaborazione bipartisan sul reddito di cittadinanza visto che Di Maio e M5S, sempre più saldi al comando, stanno crocifiggendo il capo di gabinetto di Tria Roberto Garofoli e il ragioniere dello Stato, Daniele Franco, reo di aver inserito un comma per sbloccare 137 milioni per la Croce Rossa in liquidazione e per i Tfr dei dipendenti. Il ministro dell'Economia, sempre più sulla graticola, è sbottato: «Attacchi irrazionali».