Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 17/10/2018
Niente assegno famiglie numerose
Niente assegno famiglie numerose
17/10/2018  | Immigrazione.  

 

Palazzago, come nel caso delle mense di Lodi l’amministrazione chiede i documenti sulle proprietà nel Paese d’origine

 

di Silvia Seminatihttps://www.corriere.it/, 16 ottobre 2018

 

A sollevare il caso è l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) che, nel citare la vicenda di Lodi, parla anche del Comune leghista di Palazzago. A Lodi, bimbi stranieri sono stati esclusi dalla mensa dopo la decisione  della amministrazione di chiedere alle famiglie, per accedere al servizio, di presentare un documento rilasciato dal loro Paese d’origine in cui si attesta che, in patria, non possiedono nulla. Il Comune di Palazzago, secondo l’Asgi, va oltre rispetto a Lodi perché chiede agli stranieri di presentare quel documento del loro Paese d’origine anche per prestazioni regolate da leggi statali. Così una donna marocchina residente a Palazzago ha fatto causa al Comune, supportata dall’Asgi e dalla Cgil di Bergamo, e ha chiesto al tribunale di accertare e dichiarare il carattere discriminatorio della condotta del Comune.

 

La donna ha tre figli minorenni e un Isee per il 2018 quasi pari a zero e ha chiesto al Comune di poter accedere all’assegno per le famiglie numerose. L’assegno viene concesso con un provvedimento del Comune, ma è pagato dall’Inps. La domanda della donna è stata respinta perché non è stata in grado di fornire al Comune un documento che attesti che nel suo Paese d’origine non possiede nulla, né beni materiali né immateriali. La richiesta di fornire il documento è contenuta in un regolamento del Comune di Palazzago, modificato ad agosto del 2017. «Le norme — spiega l’avvocato Alberto Guariso dell’Asgi — non assegnano al Comune, che tra l’altro per la prestazione in esame non è neppure “ente rogatore”, alcun ruolo di controllo fiscale, né sulla Dichiarazione sostitutiva unica e men che meno sulla attestazione Isee». Secondo l’avvocato e la Cgil, quando un richiedente ha un reddito Isee di importo inferiore a quello indicato dalla legge, ha diritto alla prestazione senza che un Comune o qualsiasi altro soggetto possa richiedere ulteriori requisiti o altri passaggi procedurali. Secondo loro, la pretesa del Comune di Palazzago è illegittima. Da qui la causa.

 

Il sindaco leghista Michele Jacobelli la pensa però in un altro modo: «Dovere dei sindaci è garantire l’imparzialità dell’azione amministrativa — dice —. Con il Decreto del Presidente della Repubblica (Dpr) numero 445 del 2000 e con la Legge regionale lombarda Dgr n.X/6972 del 2017 che ha ribadito il contenuto del Dpr, l’imparzialità viene garantita. Chiedendo, come previsto dalla legge, la documentazione originale per i beni posseduti all’estero, la nostra amministrazione comunale mette sullo stesso piano cittadini italiani e stranieri e li fa concorrere ad armi pari per ottenere case o prestazioni socio-assistenziali. Le Corti si sono già pronunciate in secondo grado dando ragione alle pubbliche amministrazioni che tutelano i cittadini applicando queste leggi. Io sono tranquillissimo, perché ho agito secondo la legge». Secondo il sindaco, i cittadini italiani possono fornire l’autocertificazione perché poi la pubblica amministrazione ha il potere di verificare quanto hanno dichiarato. In questo senso, il Comune sostiene che i cittadini extracomunitari possano avvalersi delle autocertificazioni solo per fatti che poi siano certificabili o attestabili da parte di soggetti pubblici. Ma Cgil e Asgi non sono d’accordo. La procedura Isee, dicono, non prevede alcuna differenza tra italiani e stranieri nelle modalità di avvio del procedimento. Toccherà al tribunale dire chi ha ragione.