Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 12/03/2018
Partenariato europeo per l’integrazione di migranti e rifugiati
Partenariato europeo per l’integrazione di migranti e rifugiati
12/03/2018  | Immigrazione.  

 

(di Beppe Casucci) Roma, 12 marzo 2018 – Si è tenuto lo scorso 9 marzo, presso la Direzione Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro in via Flavia a nella capitale, l’incontro tra la stessa DG e i Dipartimenti Immigrazione di Cgil, Cisl, Uil.  L’occasione era data dalla sottoscrizione a Bruxelles, lo scorso 22 dicembre, di un accordo di “Partenariato europeo/alleanza per l’integrazione di rifugiati nel mercato del lavoro europeo”. L’intesa, che è stata sottoscritta - oltre che da CES e Commissione Europea, anche da Business Europe, Ceep (Imprese che forniscono pubblici servizi) e Leapme (piccole e medie imprese) - si propone di favorire l’inclusione nel mercato del lavoro UE  dei richiedenti asilo e  protezione internazionale, valorizzandone le competenze ed i titoli – sia di studio che professionali - e dando loro una formazione specifica a meglio rispondere alla domanda di lavoro, nei vari settori produttivi in Europa .

 

Presenti  all’incontro, per il Ministero del Lavoro il direttore della DG Immigrazione Tatiana Esposito e la dirigente Stefania Congia, assieme ad un gruppo di collaboratrici attive nella stessa DG ministeriale. Per parte sindacale, la UIL era rappresentata dal Segretario Confederale Guglielmo Loy e dal coordinatore del dipartimento immigrazione Giuseppe Casucci ; la Cgil dal Segretario Confederale Giuseppe Massafra e dal coordinatore Kurosh Danesh. Per la Cisl presenti la coordinatrice del Dipartimento immigrazione, donne e giovani Liliana Ocmin ed kil collega Enrico Di Biasi.

 

Obiettivo del confronto era analizzare il documento di partenariato sottoscritto a livello europeo, declinandone i contenuti a livello nazionale ed adattandoli alle esigenze del mercato del lavoro italiano, nella prospettiva di un possibile futuro accordo da realizzarsi nell’ambito del nostro paese tra istituzioni e parti sociali, società civile compresa. L’incontro ha avuto un carattere esplorativo, in attesa dei cambiamenti attesi a livello  politico e di responsabilità nel Ministero, nonché delle ipotizzabili nuove linee programmatiche di azione futura in materia di immigrazione ed asilo.

 

A principio riunione il sindacato ha richiamato l’attenzione su alcuni aspetti peculiari del quadro migratorio nel  nostro paese: a) la forte presenza di migranti irregolari, il cui numero è in crescita a causa dei dinieghi delle domande di protezione presentate; ma anche della perdita del posto di lavoro e del permesso di moltissimi immigrati, causa la crisi economica in corso da quasi 10 anni; b) gli estesi fenomeni di dumping lavorativo registrato in alcuni settori, con gravi forme di sfruttamento; c) l’impossibilità di emergere dalla condizione di irregolarità, anche a causa dell’assenza dal 2010 di un decreto flussi per l’ingresso di lavoratori stranieri a tempo determinato; d) calo drastico degli sbarchi negli ultimi 8 mesi, conseguenza degli accordi raggiunti con le autorità in Libia, Tunisia, Marocco, Niger ed altri Stati Subsahariani, anche al costo di gravi casi di violenza e violazione dei diritti umani testimoniati da più fonti in Libia.  

 

Da parte sindacale, comunque è stata espressa piena disponibilità alla  realizzazione di un programma di interventi volti a facilitare l’inclusione sociale dei migranti e dei richiedenti asilo.

 

Nel suo intervento, Giuseppe Massafra della Cgil, ha richiamato alla necessità di spostare l’approccio delle politiche di  Governo in materia di immigrazione, dalla logica dell’emergenza (e della sicurezza) a quella dell’integrazione e inclusione lavorativa. Questo comporta, ha detto il Segretario Cgil,  “la necessità e l’urgenza di spostare il baricentro delle politiche sull’immigrazione, dando  maggior ruolo agli interventi del Ministero del Lavoro, rispetto alla pure necessaria impostazione securitaria adottata dal  Viminale”.

 

Liliana Ocmin della Cisl ha fatto notare come il tavolo nazionale integrazione, istituito presso il Ministero dell’Interno, abbia sistematicamente escluso le parti sociali e si sia limitato a gestire l’immigrazione con un approccio emergenziale e limitato alla prima accoglienza. Questo ha prodotto gravi difficoltà nella gestione dei flussi migratori, con migliaia di migranti e rifugiati lasciati a se stessi a girovagare per le città. Tutto ciò ha permesso l’incentivazione di campagne d’odio e discriminatorie da parte di alcune formazioni politiche. “Al contrario – ha ribadito Ocmin -  gli aspetti relativi al lavoro e all’integrazione sono da considerarsi vitali ai fini della valorizzazione dei cittadini stranieri che vivono in Italia”. La parte sindacale ha anche richiamato l’attenzione sulla presenza di almeno 500 mila migranti irregolari, su cui sarebbe necessaria una soluzione di carattere politico, visto che i rimpatri di massa non sono né giusti, né facilmente praticabili.

 

Guglielmo Loy della UIL ha lodato l’intesa raggiunta a Bruxelles dalla Commissione e dalla CES: “accordo che ora però deve essere declinato in Italia, tenendo in considerazione le necessità concrete e le buone pratiche già esistenti che vanno valorizzate e prese ad esempio”.  In attesa che un nuovo Governo trovi la sua strada in nel nostro paese, “possiamo trasferire gli indirizzi UE in tema di migranti e rifugiati, attraverso iniziative concrete in materia di istruzione, formazione, tirocini e inserimento lavorativo dei richiedenti protezione internazionale e dei cittadini stranieri che hanno perso il lavoro e, in molti casi anche il permesso di soggiorno”. Loy ha ricordato il ruolo importante delle Regioni e degli Enti locali nella gestione della domanda ed offerta di lavoro sul territorio, nella valorizzazione di titoli e competenze ed in generale nello stimolo a premiare le professionalità. “Questo significa”, ha ribadito il dirigente UIL,  “rafforzare le politiche attive, in collaborazione con istituzioni quali l’Anpal”. “Bisognerebbe cominciare attraverso un attento monitoraggio delle competenze e dei titoli dei rifugiati, al fine di meglio indirizzare i programmi di formazione e tirocini ed inserimenti lavorativi sulla base delle esigenze del mercato”. E’ stato anche ricordato l’inserimento di 1600 nuovi esperti nei centri per l’impiego al fine di rendere fluida ed efficiente l’intermediazione lavorativa.

 

La direttrice della DG Immigrazione del Welfare Tatiana Esposito ha esposto una serie di provvedimenti che sono allo studio del suo Ministero e che vanno in direzione di un approccio multistakeholder al tema dell’inclusione lavorativa del rifugiati. “Intanto va favorito un approccio a carattere universalistico”, ha detto la dirigente del Welfare, “che non riguarderà solo i rifugiati o i richiedenti protezione: ma in generale tutti i cittadini stranieri legalmente presenti sul nostro territorio”. Stranieri irregolari esclusi, dunque. La dott.ssa Esposito ha ricordato che, in materia di lavoro, le competenze del Ministero si incrociano con le maggiori possibilità di intervento sul territorio, attraverso  Anpal, Regioni ed in generale gli Enti Locali.  

 

Per la dirigente del Welfare, “una prima linea di azione sarà quella di interventi a favore di migranti in condizione di vulnerabilità (in primis rifugiati e titolari di protezione umanitaria). Questo verrà realizzato con un primo avviso pubblico che opererà attraverso un mix di interventi con ancoraggio territoriale (piani regionali d’integrazione), che riguarderanno: formazione, istruzione, accesso ai servizi, associazionismo etnico”. Si tratterebbe di un finanziamento diretto su migranti e rifugiati anche extra SPRAR. La prima fase (programma 2019- 2020) avrà un finanziamento di 26 milioni di € (Fondi Fami e FSE);

 

Il secondo avviso pubblico riguarderà i servizi per il lavoro (finanziamento di 25 milioni di euro), con interventi diretti a valorizzare titoli e competenze, attraverso la formazione ed i tirocini in impresa. Capofila saranno le regioni, ma è prevista anche la partecipazione delle parti sociali (imprenditori, sindacati, associazioni iscritte all’albo presso  il Ministero del lavoro), su progetti a cui verrebbe destinato un finanziamento FAMI/FSE di 6 milioni di euro. Previsti anche interventi volti a valorizzare il ruolo delle associazioni dei migranti.

 

Sarebbe allo studio anche un programma di inserimento al lavoro per le vittime di tratta (bando Fami). E’ stato tra l’altro ricordato che il tavolo interministeriale contro la tratta (in cui sono presenti anche le parti sociali) è scaduto e va rinnovato.

 

“L’accordo con Bruxelles”, ha rilevato la direttrice Esposito, “ci aiuta in quanto suggerisce di allargare l’intervento anche al di fuori della cerchia dei rifugiati, com’è tra l’altro riportato  sull’ultimo Country-report che riguarda l’Italia”.

 

A fine riunione si è rimandata l’idea di costituire un tavolo di lavoro comune (Ministero/parti sociali), dopo la formazione del nuovo Esecutivo di Governo e le nomine a livello ministeriale.

 

Bandi ed interventi sono previsti a partire dal prossimo mese di maggio. A luglio invece si realizzerà una iniziativa a Montepulciano (6-8 luglio), finanziato dal Ministero del Welfare, dove verrà illustrata la programmazione di interventi pubblici relativi all’integrazione lavorativa di migranti e rifugiati. Il modello è simile a quella già realizzata nel 2017. Le parti sociali e la CES saranno invitate.