Un articolo del giornale inglese ha raccontato i fatti di Via Curtatone del 19 agosto scorso, quando 800 migranti sono stati buttati fuori da un palazzo che occupavano da 4 anni
Roma, 19 febbraio 2018
In un articolo a firma di Mattha Busby e Carlotta Dotto, il The Guardian ha raccontato i fatti di Via Curtatone, avvenuti sei mesi fa: un edificio era occupato da più di quattro anni da più di 800 migranti, in condizioni spesso disastrose, senza acqua, riscaldamento o corrente elettrica. Tutto questo nel cuore di Roma, a due passi da Piazza Indipendenza, dove la mattina del 19 agosto 2017, alle 5.30, la polizia ha cominciato a buttare giù le porte. Nell’articolo molte sono le testimonianze: “Ci hanno detto di andare nei bus e che avrebbero trovato una soluzione per noi, ma quando siamo arrivati alla stazione di polizia ci hanno detto che il palazzo era confiscato e che il loro lavoro era finito. Quando gli abbiamo chiesto dove saremmo andati, ci hanno risposto di andare in strada o di prenotare in un albergo” racconta Bereket Arefe, un rifugiato eritreo che vive nel nostro paese dal 2005. “Per noi non c’era un piano B”. Molti rifugiati sono tornati in Piazza Indipendenza, davanti al palazzo che fino a quella mattina chiamavano casa, un palazzo –ricordiamo- abbandonato da anni. Occupato sì illegalmente ma solo perché, come racconta Roberto Viviani, un organizzatore del campo Baobab Experience, “anche per coloro che hanno ottenuto un regolare permesso di soggiorno, non esiste nessuna inclusione sociale e si trovano senza casa e senza lavoro”. Uno scenario tragico confermato dalle parole di una donna immigrata, che vive con i figli in una tenda nella Chiesta dei Santi Apostoli: “La mancanza di supporto delle autorità è influenzata dall’opinione pubblica. I politici non ci aiutano perché danneggerebbe la loro posizione. Per molti italiani, la violenza contro di noi è normale: ce la meritiamo, non siamo essere umani, siamo animali, pezzi di merda. Siamo solo neri”. E ad ulteriore conferma, ricordiamo tutti cosa è successo a quei migranti che erano tornati in Piazza Indipendenza, cacciati con i cannoni ad acqua pochi giorni dopo: “una violenza inaudita” ha raccontato al Guardian Eferm Ali, un rifugiato eritreo, “non avrei mai creduto che una cosa del genere potesse essere possibile in Europa. È stato inumano”. Ma, come sappiamo, più che inumano questo spiegamento di forze ha matrice nel preoccupante rigurgito fascista e razzista che sta inquinando la campagna elettorale. Silvio Berlusconi, a poche settimane dalle elezioni, ha assicurato che 600.000 migranti, dei 630.000 che attualmente vivono in Italia, sarebbero stati deportati. Le organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere stanno cercando in tutti i modi di aumentare la pressione sul governo italiano ed europeo per meglio aiutare i rifugiati: “invece di politiche a lungo termine che possano rispondere al problema, reale, dell’accoglienza e della gestione dei rifugiati, stiamo assistendo a una criminalizzazione dei migranti e rifugiati” ha detto Tommaso Fabbri, capo del progetto di Medici Senza Frontiere in Italia. Cosa che, ovviamente, porta la situazione dei migranti a Roma nel più completo caos. “Noi amiamo Roma, ma lei non ama noi” ha detto Yemane Senai, rifugiato eritreo tra gli ‘sfrattati’ di Via Curtatone.