Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 23/01/2018
Sbarchi, il 2018 comincia con una ripresa delle traversate
Sbarchi, il 2018 comincia con una ripresa delle traversate
23/01/2018  | Immigrazione.  

 

Alla data del 23 gennaio arrivati sulle nostre coste 2.749 migranti e profughi (2.195 dalla Libia), quasi il 15% in più rispetto agli stessi giorni nel 2017

 

(di Beppe Casucci) - Roma, 23 gennaio 2018 – Molti salutano la ricetta Minniti contro i migranti, come un grande successo. Nella seconda metà del 2017, infatti, il calo negli arrivi via mare è stato drastico (- 70%), grazie agli accordi dell’Italia con governo e milizie libiche, ma anche intese con Sudan e Niger. Tutto questo spesso incuranti degli effetti di questi patti hanno sui diritti umani di migliaia di persone provenienti dall’Africa Sub-sahariana. E’ stata la BBC a documentare la vendita di questi migranti (spesso profughi) come schiavi da parte dei trafficanti ed in combutta con le stesse milizie incaricate di pattugliare le coste della Libia. Sono centinaia inoltre le testimoniante di violenze e stupri subiti dai profughi nei centri di detenzione in quel paese.

 

Tutto questo oltre i morti in mare, che nelle prime 3 settimane del 2018 hanno già sfiorato quota 300. Ma non è detto che tutte le ciambelle vangano col buco, come dice il proverbio. Ed in effetti, nei primi 22 giorni di quest’anno assistiamo ad una relativa ripresa degli sbarchi. Dal 1° al 23 gennaio sono 2.749 le persone arrivate con mezzi di fortuna, circa il 15 % in più delle prime 3 settimane del 2017. Si tratta di pakistani, tunisini, libici, nigeriani ed eritrei, principalmente. Ma anche senegalesi e marocchini. Persone che – data la loro provenienza – in buona parte non avranno diritto all’asilo e che – grazie alle leggi Minniti-Orlando, vedranno negato anche il diritto al ricorso, in caso di negazione della protezione internazionale.

 

E’ presto naturalmente per dare un giudizio sul trend dei flussi verso l’Italia che assumerà il 2018, ma forse è anche un primo segnale che sbarramenti, pattugliamenti e disprezzo verso i diritti delle persone non sono sempre sufficienti a dissuadere milioni di persone ad emigrare per sfuggire guerre, persecuzioni o semplicemente miseria.  Come è stato fatto notare più volte da esperti e politici di buon senso, l’Africa questo secolo raddoppierà la popolazione a due miliardi (un processo già in atto), mentre l’Europa potrebbe perdere oltre 70 milioni di abitanti, a causa del basso tasso di natalità.

 

Un’onda migratoria che potrebbe avere l’effetto di uno tsunami umano contro cui piccole misure dissuasive rischiano di avere ben poco effetto. Da qui la necessità di ripensare all’intervento dell’Europa e dei paesi del 1° mondo verso lo sviluppo economico, sociale e democratico dell’Africa. Bisogna aiutare gli africani a lavorare e migliorare le proprie condizioni di vita nei loro Paesi: è questa l’unica chance per limitare i danni possibili di un eccesso di immigrazione. Da parte dell’Europa ci aspettiamo maggiore solidarietà verso i Paesi costieri come Italia, Grecia e Spagna.

 

E’ anche necessaria una legge quadro europea in materia di immigrazione (attualmente assente) ed una revisione del regolamento di Dublino. “Last but not least”, va trovata una soluzione politica agli oltre 600 mila migranti arrivati negli ultimi 4 anni ed a cui non è stata riconosciuta alcuna forma di protezione umanitaria. Queste persone finiscono per ingrossare l’esercito del lavoro nero, con grave pregiudizio dei diritti di tutti, oltre che delle casse dello Stato.