Mediterraneo, 8 gennaio 2018 - Mentre le navi militari dell’operazione Sophia cercano ancora in mare i dispersi del naufragio di ieri con 8 morti accertati e 86 superstiti salvati, le imbarcazioni di migranti continuano a lasciare le coste della Libia nel tentativo di raggiungere l’Europa. Nel tardo pomeriggio, nei pressi di una piattaforma petrolifera a nord delle coste libiche, una nave mercantile ha soccorso 27 persone, tra loro due donne, che erano a bordo di una piccola barca in legno. Dopo il soccorso, i 27 sono stati trasferiti sulla nave Aquarius della ong Sos Mediterranee con il team sanitario di Medici senza Frontiere.
I migranti, come fanno sapere le due ong, sono provenienti da sei differenti paesi: Nigeria, Sudan, Somalia, Senegal, Guinea, Costa d’Avorio; raccontano di essere fuggiti da violenze e abusi sofferti nei campi di concentramento della Libia. Stamattina altri migranti, 290 su due imbarcazioni secondo fonti libiche, erano stati intercettati dalla guardia costiera libica e riportati indietro.
Due donne sarebbero morte annegate. Stasera è entrata nel porto di Catania la nave Diciotti della Guardia costiera italiana che ieri aveva salvato, a 40 km dalle coste libiche in acque internazionali, 86 degli occupanti di un gommone che nella mattinata si era improvvisamente sgonfiato facendo finire in mare quasi tutti gli occupanti, un numero ancora imprecisato di migranti, molti dei quali sarebbero morti annegati.
Con gli 86 sopravvissuti, gli uomini della Guardia costiera e della Marina militare hanno recuperato anche otto cadaveri, la maggior parte donne. Ma si teme, come sostengono le ong Sea Watch e ProActiva Open Arms, che i morti siano stati molti di più.
Le ricerche in mar Mediterraneo proseguono mentre la polizia di Catania già stanotte comincerà a sentire i sopravvissuti per chiarire le cause del naufragio, accertare il numero esatto di persone a bordo del gommone e individuare gli scafisti. Solo domattina cominceranno le operazioni di sbarco.