Intervista a Federico Soda, direttore dell'Ufficio per il Mediterraneo dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni: sugli sbarchi "confermato il calo, ma la situazione non è migliorata nei Paesi d’origine ed è peggiorata in Libia". Il grande piano d'investimenti Ue? "Si traduca in vera partnership con l'Africa. Non si devono condizionare gli aiuti al blocco dei flussi"
di Vladimiro Polchi, www.repubblica.it
ROMA - "Nel Mediterraneo si è creato un pericoloso vuoto. E da questo vuoto possono nascere nuove tragedie". Federico Soda, italocanadese, direttore dell’ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), pesa con attenzione le parole: "La minore presenza delle navi delle ong non è stata infatti compensata da un maggior impegno dei mezzi governativi italiani ed europei".
Anche il ruolo crescente della Guardia costiera libica può essere un fattore di rischio?
"Non so se gli interventi della marina libica siano qualificabili più come intercettazioni, che come soccorsi. Una cosa però è certa: nelle loro acque territoriali non si può che rispettare la loro competenza ad operare. Va riconosciuto oltretutto che la Guardia costiera libica ha contribuito a salvare molte vite. Il problema sono le condizioni di detenzione dei migranti sul territorio".
A tal proposito, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha rivendicato che “se oggi organismi Onu possono intervenire in Libia è perché l’iniziativa italiana ha consentito passi avanti”.
"È vero che i finanziamenti italiani hanno aiutato, ma ricordo che l’Oim non è in Libia grazie all’Italia, noi sul territorio siamo sempre stati operativi, non siamo mai andati via, abbiamo un accordo col governo locale".
L’Alto commissario Onu per i diritti umani ha bollato come “inaccettabili” i centri di detenzione libici. Voi non rischiate di essere solo una foglia di fico?
"La situazione in Libia è drammatica, ma non per questo è giusto non fare niente. Noi abbiamo lì 160 colleghi che rischiano la vita per aiutare i migranti. Stiamo migliorando le condizioni di centinaia di uomini e donne. Abbiamo accesso ai due terzi dei 30 centri governativi ufficiali, ma vorremmo che tutti i centri per migranti fossero aperti. Facciamo quello che possiamo".
Come valuta il calo degli sbarchi in Italia?
"Se sommiamo agli arrivi sulle coste italiane i migranti intercettati dai libici, arriviamo a numeri molto alti anche quest’anno. Il calo rispetto al 2016 si conferma, ma i flussi restano intensi. Le premesse infatti non sono cambiate: la situazione non è migliorata nei Paesi d’origine dei migranti ed è peggiorata in Libia".
Per questo è urgente il grande piano di investimenti in Africa annunciato dalla Ue?
"Il piano va sicuramente nella direzione giusta. Ma è fondamentale che il dialogo con l’Africa si traduca in una vera partnership e collaborazione reciproca. Non si devono, insomma, condizionare gli aiuti al blocco dei flussi migratori".