Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 20/11/2017
Protesta migranti. Centinaia in marcia verso Venezia: chiudete il Cpa di Cona, condizioni disumane
Protesta migranti. Centinaia in marcia verso Venezia: chiudete il Cpa di Cona, condizioni disumane
20/11/2017  | Immigrazione.  

 

Questa notte sono stati ospitati in diverse parrocchie della zona. Vogliono parlare con il Prefetto per avere certezze sul loro futuro. Le condizioni in cui vivono i migranti in questo centro del Veneto sono ben note alla cronaca: lo scorso gennaio una giovane ivoriana morì a causa di una trombosi polmonare  

 

Venezia, 17 novembre 2017 - In marcia da giorni per protesta, avvolti in coperte per ripararsi dal freddo e dall'umidità che sale dal Brenta, con borse o trolley sulle spalle, tirando valigie o in sella a bici che hanno visto tempi migliori. Hanno portato con sé ogni loro avere i migranti che da lunedì hanno lasciato il centro di accoglienza (Cpa) di Conetta, frazione di Cona, nel profondo della campagna veneziana - una realtà dove il rapporto tra residenti e migranti accolti è di 1/5,  centonovanta rispetto a oltre 1.000 -, per raggiungere a piedi la città lagunare. Il loro andare, le loro frasi, ora in inglese ora in francese, dicono che là non vogliono più tornare.

 

Non vogliono continuare a vivere tra le mura di un ex caserma che qualcuno accomuna a una "prigione", dove la dignità umana sembra ai margini, "dove d'inverno fa freddo e d'estate si muore di caldo", dove si mangia male e c'è sporcizia. "No Cona" uno degli slogan che hanno ripetuto, assieme a "diritti e documenti", i richiedenti asilo mentre macinavano decine di chilometri al giorno, sotto l'occhio vigile delle forze dell'ordine. "Cosa vogliono? Dignità - ha detto il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, chiamando in causa la politica che deve risolvere il problema -.

 

Non chiedono di stare in un albergo, domandano di sapere quale sarà il loro destino. Stanno mesi in attesa di sapere se la loro domanda verrà accolta o meno. Intanto stanno lì". Ieri sera il gruppo, composto da soli uomini accompagnati da alcuni rappresentanti dei sindacati di base, ha fatto "tappa" in alcuni paesi del miranese. Dopo ore di cammino lungo gli argini del Brenta, secondo un itinerario stabilito dalle autorità per evitare disagi alla circolazione stradale, nel primo pomeriggio i richiedenti asilo protagonisti dell'iniziativa sono stati bloccati a Bojon (Venezia).  

 

Per ore è andata avanti una lunga trattativa per avere un incontro con il prefetto di Venezia, Carlo Boffi, che fin dal primo momento, assieme al questore Vito Gagliardi, sta seguendo la protesta. Registrati anche attimi di tensione, ma poi la situazione si è sbloccata quando era già buio. "Il patriarca di Venezia - ha scandito il prefetto ai manifestanti - ha dato disponibilità di alcune parrocchie della zona per accogliervi in modo di passare la nottata in un posto caldo".

 

Un messaggio salutato con grande favore dai migranti. "Viva l'Italia", ha urlato qualcuno. "Valutata la situazione - ha spiegato don Luca Facco, direttore della Caritas diocesana di Padova - sapendo che i ragazzi erano di passaggio e interagendo direttamente ed esclusivamente con loro, abbiamo aperto la chiesa per dare un ricovero caldo e sicuro per la notte". In cambio, stamani, prima di ripartire, i migranti hanno risistemato e ripulito "con estrema cura" il luogo di culto. Le condizioni in cui vivono i migranti nel Cpa di Conetta sono ben note alla cronaca: lo scorso gennaio una giovane ivoriana morì a causa di una trombosi polmonare.

 

L'episodio scatenò la rabbia di un centinaio di ospiti che aveva 'sequestrato' per alcune ore gli operatori della cooperativa che opera nella struttura. Allora, era stato disposto il trasferimento in altri luoghi di oltre cento migranti. Oggi, il prefetto ha deciso la stessa soluzione per una quindicina di richiedenti asilo ospiti a Conetta.