A novembre c’è ancora il tempo per riformare la legge, è solo necessaria la volontà del Parlamento (…e del Governo).
(di b.c.) Roma, 25 ottobre 2017- Il Senato sembra non trovare il tempo per portare in aula e al voto la legge di riforma della cittadinanza (Ius soli e Ius culturae). Il provvedimento è stato approvato alla Camera esattamente due anni fa, ma Palazzo Madama non ha mai trovato l’occasione (o la volontà) per parlarne in Commissione o portare il provvedimento al dibattito dell’aula.
Si è solo riusciti ad “incardinare” la legge per possibile calendarizzazione a luglio, provocando la reazione scomposta (e volgare) della Lega in aula e di Forza Nuova in piazza, con un sincronismo quanto meno sospetto. Per quanto riguarda il M5S, l’opportunismo e l’ipocrisia dei suoi senatori propone l’astensione, che però al Senato equivale al voto contrario unificando la loro posizione a quella dei fascisti e dei leghisti: complimenti.
Da parte della società civile, in primo piano i ragazzi di #italianisenzacittadinanza e le associazioni e sindacati di #italiasonoanch’io. Molte sono state le iniziative di pressione per dare il via alla riforma che riguarda 800 mila ragazzi figli di stranieri: dai sit in davanti al Parlamento e al Pantheon, dibattiti nelle scuole, incontri con il Presidente Grasso e molti senatori. Iniziative in molte altre città italiane.
Da ultimo, grazie al Sen. Luigi Manconi ed il mondo della scuola, si è avviato uno sciopero della fame “a staffetta” che ha coinvolto quasi cento parlamentari. Molti altri hanno aderito all’esterno, tra cui professori, uomini di cultura, sindacalisti e religiosi. Ora, a legislatura agli sgoccioli, c’è il rischio che l’urgenza di approvare la legge di bilancio consumi il poco spazio temporale rimasto al Senato per un dibattito e voto in aula della legge
Associazioni e giovani figli di stranieri, assieme al Presidente della Commissione diritti umani del Senato, promuoveranno altre iniziative. La UIL invita alla mobilitazione per “sensibilizzare” i senatori e dare una risposta ai nuovi italiani.