Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 25/10/2017
Migranti: Ue, proteggere la «Fortezza Europa», costi quel che costi
Migranti: Ue, proteggere la «Fortezza Europa», costi quel che costi
25/10/2017  | Immigrazione.  

 

Elisa Bacciotti Direttrice dipartimento Campagne di Oxfam Italia

 

24 ottobre 2017 - I leader europei continuano indifferenti nella propria azione di chiusura ed esternalizzazione del controllo delle frontiere nei confronti di centinaia di migliaia di persone in fuga da guerra, persecuzioni e povertà estrema. Una riaffermazione della chiara volontà politica di impedirne, quanto più possibile, l'accesso nel territorio europeo, costi quel che costi. Puntando, almeno nelle intenzioni, al rimpatrio di migranti e rifugiati nei paesi di origine e là dove non sia possibile, a bloccarli nei paesi di transito.

 

Sono questi alcuni dei punti chiave usciti dal Consiglio europeo di giovedì 19 e venerdì 20 ottobre: sullo sfondo il rafforzamento dell'accordo Ue-Turchia e dell'accordo Italia-Libia per il contenimento dei flussi, assieme a un rinnovato sostegno alle politiche di chiusura adottate dai paesi lungo la "rotta balcanica".

 

Chiusura della rotta del Mediterraneo centrale: un successo?

 

Nel comunicato sulle conclusioni del summit, il Consiglio si dichiara pronto a vigilare su tutte le rotte migratorie, ma quel che si continua a ignorare è che le nuove rotte verso l'Europa potrebbero rivelarsi ancor più pericolose delle precedenti. Inoltre sembra non importare se nel frattempo, a farne le spese sono decine di migliaia di migranti, vittime di stupri, detenzioni illegali e abusi di ogni sorta nei lager libici. E che queste persone restino bloccate per periodi sempre più lunghi, preferendo spesso e volentieri a quell'inferno tornare nei paesi da cui erano stati costretti a fuggire.

 

Al di là delle timide dichiarazioni di intenti uscite dal summit e del recente botta e risposta tra Commissione europea e Italia, le condizioni dei migranti in Libia, nei fatti, non accennano a migliorare. All'orizzonte nessuna chiara e immediata azione che abbia come obiettivo primario, metter fine a questo scandalo che svilisce, tradisce alla radice, i valori fondanti del progetto europeo e della nostra democrazia.

 

La "vergogna" greca

 

Tragicamente,non è solo in Libia che si violano diritti fondamentali. Alle soglie del terzo inverno consecutivo, nel cuore dell'Europa, decine di migliaia di uomini, bambini piccoli, donne, sono bloccati in condizioni disumane in cinque isole greche - Lesbo, Chios, Samos, Kos e Leros – diventate da paradisi per turisti europei, centri di "contenimento" per migranti.

 

Qui, in molti casi, a essere negato è il basilare diritto di chiedere asilo.

 

Sebbene proprio in questi giorni da Samos e Lesbo sia stato deciso il trasferimento d'emergenza di 2 mila migranti sul continente - dove in oltre 8.300 sopravvivono in centri "hotspot" concepiti per ospitarne 3 mila – appare altresì evidente, l'assoluta incapacità delle autorità greche di gestire in modo adeguato una situazione che si è aggravata ulteriormente con gli ultimi arrivi.

 

Nasce da qui l'appello al Primo Ministro Tsipras e alla Ue al lavoro sull'emergenza greca – che abbiamo lanciato insieme ad altre organizzazioni umanitarie - per porre fine all'attuale politica di contenimento dei flussi sulle isole.

 

A due anni dall'adozione dell'Agenda europea sulle migrazioni, abbiamo indicato una road map per un radicale cambio di rotta nella gestione della crisi migratoria a livello europeo. Un diverso approccio, che ciascun cittadino può chiedere, attraverso la campagnaStandAsOne.

 

Far sentire la propria voce, oggi più che mai, è davvero fondamentale.