L’Ue può attrezzarsi per fronteggiare l’emergenza profughi ma non può pensare che il nostro Paese diventi una gigantesca Calais europea
di Roberto Sommella http://www.corriere.it/
Che il nostro paese sia fondamentale per le operazioni di salvataggio dei migranti, lo dicono gli stessi numeri forniti dalla Commissione Europea. Nel 2016 le navi delle Ong che operano nel Mediterraneo Centrale hanno effettuato il 22% di tutti i salvataggi avvenuti nell’area. Ma chi si sporca di più le mani sono appunto la Marina Italiana e la Polizia di Frontiera (26%) e la Guardia Costiera italiana (20%), che insieme hanno condotto poco meno della metà dei salvataggi. I soccorsi da parte dei mercantili sono calati all’8% del totale, mentre le operazioni Ue Triton e Sophia hanno contato per il 25%. Inutile dire cosa accadrebbe se l’Italia interrompesse queste operazioni e chiudesse i porti. C’è qualcuno che può sostituirci?
Evidentemente no. Come è chiaro che, comunque vada a finire la ripartizione dei richiedenti asilo in Europa, occorre analizzare i pro e i contro dell’immigrazione, nel tentativo di permettere a tutti di farsi un’idea sui costi, immediati, e i benefici, a lungo termine, dell’integrazione.
Partiamo dai numeri, che sono quelli che contano di più per l’opinione pubblica. Tra il 2000 e il 2010, raccontano le statistiche delle Nazioni Unite, in Europa sono arrivati in media 1.200.000 immigrati su un totale di 500 milioni di abitanti dell’Unione. Fa poco più dello 0,2% della popolazione complessiva. C’è stato un picco, nel 2015, quando ne arrivarono circa un milione solo in Germania, come periodi di stasi durante la crisi dell’euro. Non si tratta di un’invasione. A patto che tutti facciano però la loro parte, a cominciare dai paesi dell’est Europa, per finire con la Francia, inflessibile nel rispedire a Ventimiglia decine di migranti perché non sono rifugiati. Sono molte le incongruenze. Pensate che a Cona, minuscolo centro del veneziano di 190 anime sono ospitati 1.500 rifugiati, il triplo di quelli accolti in Estonia, presidente di turno dell’Unione, che peraltro per le proporzioni è un paese tra i più solidali.
Ma l’Italia non è l’Estonia. Secondo i dati Unhcr, lo scorso anno nel nostro paese Italia sono giunte oltre 180 mila persone: tutti concordano che quest’anno si batterà il non invidiabile record. E in 5.022 hanno invece perso la vita nel Mediterraneo. Il nodo vero è quello delle richieste d’asilo, perché sono gli estensori sono tutti da noi, in virtù delle regole di Dublino. Su 160.000 richiedenti, presenti in Italia e in Grecia, solo l’11% è stato ricollocato nell’Ue a fine aprile 2017 ai sensi del piano del Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker. E sono solo quattro (quattro) i migranti minori non accompagnati ricollocati, a fine maggio del 2017, nei paesi europei. Gli orfani poi sono un dramma nel dramma. Tra gennaio 2011 e dicembre 2016 sono sbarcati in Italia 62.672 minori abbandonati a se’ stessi, provenienti principalmente da Eritrea, Egitto, Gambia, Somalia, Nigeria e Siria. Il loro numero è però cresciuto di sei volte tra il 2011 (4.209) e il 2016 (25.846); secondo Save The Children, ormai un migrante su sei è minorenne e spesso «diventa» invisibile perché si riaffida ai trafficanti, cercando di arrivare al Nord. In questo buco nero, tra il 2011 e il 2016, è finita la maggioranza dei 22.586 minori soli sbarcati in Italia.
Anche i costi dell’accoglienza sono impressionanti. Secondo le cifre del ministero dell’Economia del 2016 l’Italia ha speso tre miliardi e 300 milioni di euro, di cui 3 miliardi di parte corrente. Queste cifre sono chiaramente destinate a salire per l’anno in corso. Ma sul piatto della bilancia va messo anche l’apporto che gli stranieri forniscono all’economia. I contributi Inps versati dai lavoratori stranieri nelle casse dell’Istituto di previdenza sono pari a circa 8 miliardi di euro. L’Inps, sempre secondo gli ultimi dati disponibili del Tesoro, ha un attivo da questi contributi di 4,5 miliardi di euro a fronte delle pensioni erogate sempre in favore dei lavoratori non italiani. Importante anche la parte fiscale. L’imponibile totale generato dai redditi dei lavoratori stranieri in Italia è di 45,6 miliardi di euro (dati del Tesoro del 2015) che ha generato 6,6 miliardi di euro di Irpef pagata.
L’Unione Europea rappresenta il 7% della popolazione mondiale, produce il 25% del Pil globale e offre il 50% del welfare planetario. L’Europa è quindi miglior posto dove vivere: può attrezzarsi per fronteggiare questa emergenza ma non può pensare che l’Italia diventi una gigantesca Calais europea o peggio una Ellis Island dove si resta all’infinito.