Sempre meno richieste per permessi di soggiorno, ma in proporzione aumentano quelle per i ricongiungimenti dei familiari. E le rimesse verso i paesi d’origine sono sempre più scarse. L’immigrazione sta cambiando. E non non ce ne accorgiamo
di Gianni Balduzzi, http://www.linkiesta.it/it/ del 13 luglio 2017
L’immigrazione sta cambiando. E forse il fatto che cambi così velocemente, molto più di quanto faccia la lenta e vecchia società italiana, non ce lo fa notare. Rimaniamo legati a vecchi schemi e luoghi comuni, che però sono sempre meno validi.
Per esempio spulciando i dati della Banca Mondiale scopriamo che le rimesse inviate dagli immigrati all’estero, al proprio Paese, sono in crollo. Dopo un picco superiore ai 14 miliardi di dollari tra 2008 e 2011 nel 2015 erano cadute a 9 miliardi e 443 milioni, 5 miliardi in meno in solo 4 anni.
Certo, la crescita era stata impetuosa negli anni 2000, ma era ovvio, arrivavano milioni di immigrati. Ora però questi stranieri non sono ripartiti, se non in numero minimo. Il loro numero è anzi continuato a crescere, seppure a un ritmo più blando.
Cosa succede dunque?
Sta accadendo qualcosa di peculiare che accade meno in altri Paesi, visto che in Francia, Germania, Regno Unito per esempio il declino delle rimesse è decisamente inferiore. Se pochi anni fa eravamo il Paese da cui partivano più euro per i Paesi d’origine dopo la Germania ora siamo in fondo alla classifica tra questi quattro Paesi. Il calo in Italia rispetto al 2008, anno che è ormai un punto di svolta per l’economia europea, è stato di ben il 34,6%, e sarebbe di più se partissimo dal 2011.
In Germania al contrario c’è stato un aumento superiore al 20%.
Un indizio sul cambiamento in atto viene dall’evidenza delle domande per il permesso di soggiorno. Sono crollate quelle per lavoro. Erano 358.870 nel 2010, sono state 21.728 nel 2015.
Al contrario sono variate molte meno quelle per ricongiungimento familiare
Queste ormai compongono la maggioranza relativa delle richieste, sono quasi il 45%, mentre quelle di asilo hanno superato quelle per lavoro.
Di fatto dopo i primi anni in cui a giungere erano giovani uomini in cerca di occupazione che vivevano per lavorare e spedire a casa buona parte di quanto guadagnato, ora stanno arrivando quasi solo le mogli, i figli, a volte i genitori.
La piramide demografica dei cittadini stranieri in Italia non a caso sta cambiando velocemente.
Lo squilibrio a favore del segmento dei trentenni è meno estremo, è aumentata la proporzione di persone intorno ai 50 anni, soprattutto tra le donne.
Probabilmente prima di quanto ci si aspetti la comunità di stranieri o di persone di origine straniera in Italia sarà sovrapponibile, da un punto di vista qualitativo, a quella degli autoctoni. In senso positivo o negativo. Già vediamo che come avviene per gli italiani la proporzione di immigrati con una laurea è tra le più basse in Europa.
E il numero di figli medi per donna nel 2015 è sceso sotto la soglia di riproduzione di 2 anche per le straniere, a 1,94.
Certamente gli sbarchi di richiedenti asilo degli ultimi 3 anni pongono un interrogativo. Se rimarranno in Italia questi giovani prevalentemente africani potrebbero rallentare questo trend, ancora non possiamo saperlo. Un trend tuttavia che appare inesorabile.
E che porta ad alcune conseguenze.
La prima è che in media gli immigrati stanno spendendo i loro soldi qui invece che spedirli all’estero. Non si spiega diversamente il crollo delle rimesse, visto che negli ultimi anni l’occupazione degli stranieri è anzi salita più di quella degli italiani. E non è difficile immaginare che se moglie, figli, madre arrivano in Italia non c’è più motivo di spedire denaro al Paese di origine. Tutto ciò è positivo per i nostri consumi, e il loro recente aumento che ha trascinato il PIL probabilmente è dovuto anche a questo.
Un’altra conseguenza meno positiva è però quella sulla nostra previdenza. È certamente vero quanto sostiene Boeri che gli immigrati stanno pagando le pensioni degli italiani, ma fino a quando sarà così? Gli stranieri stanno invecchiando, e velocemente anche a causa dell’arrivo di familiari spesso più anziani. Cresceranno coloro che perchè troppo giovani o troppo vecchi dipenderanno da coloro che lavorano.
Tutto già visto in fondo, il problema però è che finora non si è trovata una soluzione per il problema previdenziale-demografico, ci si è sempre limitati a un balbettio riguardante la nuova linfa che gli immigrati avrebbero portato.
Quando, perchè è più questione di quando che di se, non sarà più possibile contare neanche su di loro forse apparirà ancora più evidente che, come alcuni predicano piuttosto isolati da tempo, solo ed esclusivamente la crescita dei redditi e dell’occupazione ottenuta con una maggiore produttività potrà salvarci. Sperando non sia troppo tardi.