(9 maggio 2017) Almeno 113 persone sono disperse in mare dopo il naufragio di un gommone avvenuto ieri al largo di Az Zawiyah, in Libia. Ne dà notizia Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim. Le operazioni di soccorso, effettuate dalla Guardia costiera libica insieme ad alcuni pescatori, sono riuscite a salvare solo sette persone, sei uomini e una donna. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, raccolte da Oim Libia, sul gommone si trovavano 120 persone tra cui 30 donne e 9 bambini. Intanto duecentoventi migranti sono sbarcati a Lampedusa dalla nave “Golfo azzurro” della Ong spagnola Proactiva Open Arms. Ad attenderli il medico Pietro Bartolo. Sulla nave erano in 514, ma una parte è stata trasbordata sul natante di un’altra Ong diretta verso un’altra città.
A Lampedusa sono stati fatti approdati, con l’ausilio delle motovedette della Guardia costiera, i migranti più deboli e con maggiori difficoltà, ma spiega Bartolo che «tra i 220 migranti non sono stati segnalati casi particolari». Un approdo complesso: da ieri si è tentato lo sbarco, ma le cattive condizioni del mare hanno ritardato le operazioni. Tra quelli giunti sull’isola, molti bimbi, donne e famiglie e ci sarebbe anche un neonato senza mamma: la donna sarebbe morta in Libia prima della partenza della fatiscente imbarcazione.
Sono oltre seimila le persone che, da venerdì scorso, hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Italia, portando il totale dall’inizio dell’anno a oltre 43mila: lo ha verificato l’Unhcr. «Questi arrivi massicci e il fatto che più di 1.150 persone siano scomparse o abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa dall’inizio dell’anno, dimostrano come il salvataggio in mare sia ora più cruciale che mai» commenta l’alto commissario per i rifugiati Filippo Grandi.
«Il crescente numero di persone che vengono fatte salire su queste barche, una media di 100/150, principale causa dei naufragi, è molto allarmante - continua Grandi - a ciò si aggiunge la scarsissima qualità dei barconi usati dai trafficanti e l’utilizzo sempre maggiore di imbarcazioni di gomma piuttosto che di legno. E, sempre più spesso, verifichiamo che la ridotta disponibilità di telefoni satellitari sulle barche (circa la metà tra il 2015 e il 2016) rende più difficili gli sforzi di salvataggio, impossibilitando migranti e richiedenti asilo a inviare le loro richieste d’aiuto e rendendone difficile l’individuazione ai soccorritori. Così non può continuare».
Secondo l’Alto Commissario per i Rifugiati «è’ necessario affrontare le motivazioni alla base delle migrazioni, e allo stesso modo offrire alternative sicure a queste pericolose traversate e alle persone che hanno bisogno di protezione internazionale, inclusi modi accessibili e sicuri per raggiungere l’Europa, come riunificazioni familiari, ricollocamenti e reinsediamenti». È inoltre necessario «intervenire prima che le persone vengano catturate ed esposte a terribili abusi da parte dei trafficanti in Libia e in altri paesi di transito e prima che essi si imbarchino per attraversare il Mediterraneo.
Ciò significa anche moltiplicare gli sforzi per risolvere i conflitti, soprattutto in Africa; utilizzare le risorse per lo sviluppo in modo molto più strategico - per ridurre la povertà, per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e per sostenere i paesi che ospitano un grande numero di rifugiati e i paesi di transito. Ciò richiede politiche e azioni coordinate da parte dei paesi europei e degli altri donator» conclude Grandi.