Washington, 26 apr. (AdnKrono/Aki/Washington Post) - Centinaia di migliaia di persone resterebbero a rischio di abusi in Libia se l'Unione Europea siglasse con Tripoli un accordo sui flussi migratori analogo a quello firmato con la Turchia che ha sostanzialmente chiuso la rotta balcanica. E' quanto sostengono gruppi per i diritti umani e gli stessi migranti arrivati in Italia, che denunciano le violenze subite nei centri di detenzione per migranti allestiti nel Paese nordafricano, secondo quanto scrive il "Washington Post".
La Libia attualmente rappresenta il punto di partenza principale per i migranti diretti in Europa, il cui numero è sempre più in crescita come confermato dagli ultimi dati. I leader europei stanno facendo affidamento sull'Italia per chiudere l'ultimo grande corridoio per i migranti. Il piano, messo a punto dal Viminale, prevede la consegna di motovedette, elicotteri e veicoli, la formazione della guardia costiera libica, controlli al confine sud della Libia con la vigilanza dei 'guardiani del deserto' e l'inizio dei pattugliamenti in acque territoriali libiche.
"Fermeremo le imbarcazioni che salpano dalla costa (verso l'Europa, ndr) e impediremo ai migranti di attraversare il territorio libico", conferma l'ambasciatore di Tripoli in Italia, Ahmed Safar, parlando con il giornale. "Chi sarà arrestato sarà accompagnato nel più vicino centro di detenzione", aggiunge. Numerose ong internazionali, tuttavia, sostengono che il piano potrebbe avere costi umani altissimi, intrappolando di fatto un numero elevato di migranti in Libia, dove lo stato di diritto non viene rispettato.
Secondo un rapporto dell'Unicef, al momento ci sono in Libia 34 centri di detenzione per migranti. Il Dipartimento del governo libico per la lotta alla migrazione illegale ne gestisce 24, mentre i restanti sono controllati da entità come le amministrazioni locali. Esistono, inoltre, campi di detenzione non ufficiali diretti dai gruppi armati e il cui numero è ignoto.
Ed è proprio sugli abusi compiuti in questi centri che accendono i riflettori le organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani. Un successo del piano, ritiene chi lo critica, potrebbe significare per i migranti che vi sono rinchiusi essere sottoposti a livelli quasi surreali di violenza. Dalle interviste a più di una decina di richiedenti asilo che nelle ultime settimane sono arrivati in Italia emerge, infatti, un quadro di un Paese in cui i migranti subiscono violenze sistematiche e pestaggi.
Alcuni di loro, come Tirhas Sbhetleab, che oggi vive in un centro per migranti vicino Roma, descrivono i loro carcerieri come torturatori. La donna di 35 anni, scappata dal regime eritreo, ha vissuto un vero e proprio incubo negli otto mesi trascorsi in Libia. Lo scorso luglio, insieme a decine di altri migranti che come lei hanno pagato 5mila dollari per arrivare in Europa, è stata arrestata in mare da una nave militare libica e portata in una caserma di polizia a Sabratha, sulla costa, prima di essere rinchiusa in una cella fetida.
Per mesi, ha proseguito, è stata frustata dalle guardie con un cavo elettrico nero e ha patito la fame e la sete: aveva a disposizione un solo bicchiere d'acqua al giorno. Ha visto alcuni detenuti morire. Molte delle donne e delle ragazze più giovani, ha sottolineato, venivano fatte "uscire" di notte per essere violentate dalle guardie. Tirhas, dopo aver lavorato come domestica per due famiglie libiche, è poi riuscita a mettersi in contatto con i familiari in Eritrea che le hanno fornito il contatto di un altro trafficante di esseri umani e a marzo è riuscita ad arrivare in Italia.
Gli osservatori internazionali hanno avuto accesso a meno della metà dei centri di detenzione gestiti dal governo libico, riscontrando standard molto al di sotto di quelli ritenuti accettabili. "I centri di detenzione non soddisfano le condizioni fondamentali" per gli esseri umani, ha dichiarato Othman Belbeisi, capo della missione in Libia dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim). "Vorrei dire che in molte occasioni, in alcuni dei centri non c'è cibo disponibile per tutti i migranti", ha denunciato.