Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 24/10/2016
Workshop su: «Lavoratori sans papier, idee per la loro organizzazione, rappresentanza e patrocinio»
Workshop su: «Lavoratori sans papier, idee per la loro organizzazione, rappresentanza e patrocinio»
24/10/2016  | Immigrazione.  

 

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Si è tenuto, lo scorso 21 ottobre a Bruxelles, un workshop sul tema pressante dei lavoratori migranti senza documenti. L’iniziativa era organizzata congiuntamente dalla CES e da PICUM (Piattaforma per la cooperazione internazionale su migranti senza permesso), ed ha visto la presenza di oltre 50 quadri, provenienti  da 15  Paesi, in rappresentanza di 34 tra Trade Union ed ONG. Il seminario si è tenuto presso la sede internazionale di ITUC/ETUC ed è stata introdotta dalla Segretaria Confederale CES Lina Carr, da Michele LeVoy di Picum. I lavori sono stati coordinati dall’esperto CES Marco Cilento. La UIL era rappresentata da Giuseppe Casucci.

 

Tra gli obiettivi del workshop:

 

- Uno scambio di idee ed esperienze tra sindacati, ong ed associazioni attive nel supporto ai lavoratori privi di permessi;

 

- Condividere esempi di organizzazione di lavoratori sans papier,    di ottenimento del  rispetto dei diritti contrattuali, con o senza i sindacati e le altre organizzazioni di sostegno;

 

- Costruire la comprensione reciproca sulle sfide e possibili sinergie comuni tra il lavoro dei sindacati e organizzazioni non governative, con e per i lavoratori senza documenti;

 

- Costruire un comune messaggio e proposte da avanzare ai decisori politici, anche sulla base di una maggiore cooperazione tra sindacati e ONG

 

Il quadro di riferimento

 

Alcuni fattori importanti stanno condizionando e modificando il quadro migratorio in Europa:

 

a) La crisi economica, ha prodotto un aumento della disoccupazione anche tra i lavoratori migranti (tasso di disoccupazione in Italia al 17% nel 2015) con conseguenze sul loro permesso a rimanere nel paese in cui risiedono. Questo sta producendo, oltre all’abbandono del Paese ospite anche un forte aumento della condizione di irregolarità e gravi conseguenze in termini di dumping lavorativo, con compressione dei diritti sindacali e contrattuali di tutti;

 

b) Il forte flusso migratorio e di profughi, conseguenza dei conflitti in Medio Oriente ed Africa, ma anche della grande povertà in molti Paesi sub-sahariani, continuerà per molti mesi a venire.

 

c) Il blocco virtuale della libera circolazione nell’area Schengen produce l’imbottigliamento dei flussi in arrivo, che restano confinati nei Paesi costieri (Grecia ed Italia). E questo a causa del Regolamento di Dublino, che l’Italia ha chiesto ripetutamente all’Europa di cambiare. Da parte nostra non abbiamo alternative al soccorso delle persone in arrivo, flusso che ha prodotto in tre anni oltre 11 mila morti, malgrado il lodevole lavoro di salvataggio sempre garantito delle autorità preposte;

 

d) E’ chiaramente visibile un cambiamento nella composizione dei flussi in arrivo via mare. Fino al 2010 gli sbarchi nel Mediterraneo non superano i 30 mila all'anno. Ma con l'inizio dei conflitti in Medio Oriente e in Africa, gli arrivi via mare sono aumentati in modo esponenziale (circa 450 mila dall'inizio del 2014 ad oggi). Una grande parte di questi arrivi sono costituiti da migranti economici, che quindi non hanno diritto all’asilo o alla protezione internazionale. Solo in Italia il 58% delle domande d’asilo vengono attualmente rigettate in prima istanza;

 

e) Attualmente circa 160 mila persone sono ospitate in centri di accoglienza, nei Cara e negli SPRAR.Oltre al costo enorme per l’Italia, la non soluzione sul futuro del crescente numero di arrivati, produce un impatto negativo nella pubblica opinione;

 

f) Questi fattori congiunti stanno producendo un forte aumento della presenza di migranti irregolari, specialmente nel nostro Paese. Secondo recenti dati la pressione degli irregolari è già vicina alle 600 mila unità in Italia e destinata a crescere. Ma questo vale anche per altri Paesi UE. Non essendo espellibili volumi così alti di migranti irregolari, urge una soluzione politica da parte dei governi, ma soprattutto dell’Europa.

 

Il dibattito

 

Nel corso del seminario, c’è stato un ricco scambio di esperienze tra associazioni, ONG e sindacati sul tipo di sostegno da dare ai migranti in condizione di irregolarità.  La CGT francese afferma di affiliare anche i migranti senza permesso di soggiorno e che questa condizione diventa una forma di protezione anche nei confronti delle autorità. Moltissimi paesi, al contrario, hanno affermato che la legislazione migratoria non permette al sindacato di tesserare lavoratori in nero, e d’altronde non vi è alcuna possibilità di emersione di un migrante irregolare, salvo regolarizzazioni che comunque sono ormai molto rare.

 

La UIL ha portato l’esempio delle recenti attività e successi sindacali, sia nell’ottenere dal Governo un permesso per attesa occupazione (rinnovo possibile anche oltre il primo anno) per chi perde il lavoro; sia sul fronte del lavoro nero con la pressione fatta sul governo e Parlamento per l’approvazione di una legge efficace contro il caporalato. Legge approvata la scorsa settimana.

 

Giuseppe Casucci ha dichiarato: Sulla questione della migrazione irregolare per motivi di lavoro   è molto difficile per l'Europa trovare soluzioni. Questo anche perché ogni Stato membro avoca a sé il diritto di decidere il numero e la qualità delle persone ad ammettere nel proprio territorio. La questione è complicata dall'impossibilità dell'UE di procedere con le espulsioni collettive di migranti. Le difficoltà riguardano anche il costo e la complessità associati con il ritorno ai paesi di origine per migliaia di persone che entrano illegalmente in Europa ogni giorno. Infine vi è anche il problema di raggiungere accordi di riammissione con varie nazioni di origine, condizione necessaria per il funzionamento della procedura di espulsione. Dunque espulsioni collettive off limits.

 

Ma la difficoltà a trovare soluzioni, riguarda anche il movimento sindacale, che deve fare i conti con leggi ostili alla migrazione economica irregolare ed oggettivamente anche contrarie ad ogni forma di emersione dei migranti dal lavoro nero (magari ad personam).

 

Quindi resta il dilemma di come trattare grandi flussi di migrazione economica irregolare e soprattutto contrastare gli effetti in termini di dumping lavorativo.

 

In teoria, esiste una direttiva - la 2001/55 / ​​CE del Consiglio europeo - che prevede "la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati".

 

Questo dispositivo giuridico non è mai stata attuato in Europa, forse a causa della complessità della procedura, ma anche perché molti Paesi oggi sono contrari alle sanatorie, specialmente se massive.

 

In ogni caso il principio di solidarietà implicito, contenuto in questa direttiva, avrebbe incontrato le stesse difficoltà che abbiamo oggi con la mancata ripartizione del  flusso di profughi. C’è un gran numero di Stati membri che  rifiutano in ogni caso di dare ospitalità ai profughi, tantomeno ai migranti.

 

Infatti, in relazione all'accoglienza di queste persone in fuga guerre, molti Stati membri hanno espresso dubbi e frapposto opposizioni tenaci. Una prova è la difficoltà del trasferimento di 160.000 rifugiati che la Commissione ha deciso di riallocare dalla Grecia e l'Italia, dividendoli negli altri 25 Stati Membri.

 

E’ lodevole l’attività che fanno molte ONG ed associazioni in supporto dei migranti irregolari, ma non è risolutiva del problema. E’ certo che una emersione dall’economia sommersa farebbe venir meno i gravi fenomeni di dumping lavorativo che spesso sconfinano in forme di vero e proprio lavoro forzato.

 

In sintesi: le attività dei sindacati e società civile sul fronte del lavoro etnico irregolare,  sono efficaci in termini di tutela contrattuale e giuridica di chi arriva, e sulla lotta contro le forme di dumping del lavoro e anche gravi forme sociali di sfruttamento e discriminazione.

 

Purtroppo, a legislazione vigente, sembra molto difficile produrre la legalizzazione di una persona priva di permesso si soggiorno, se non occasionalmente attraverso la decisione di un tribunale. Resta comunque la necessità di una risposta politica nazionale ed Europea ad un fenomeno che sta assumendo dimensioni preoccupanti.