Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 14/07/2016
Ma non siamo più senza barriere: bloccate due richieste d'asilo su tre
Ma non siamo più senza barriere: bloccate due richieste d'asilo su tre
14/07/2016  | Immigrazione.  

 

(www.repubblica.it) Roma, 13 luglio 2015 - L'Italia alza una barriera all'ondata di profughi. Altro che "paese colabrodo", dove tutti entrano e restano a loro piacimento. Da noi ottenere lo status di rifugiato è sempre più difficile. Oggi infatti due richiedenti asilo su tre vengono messi alla porta: dall'80% di domande accolte nel 2012, si è passati al 41% nel 2015, per poi crollare al 34% nel primo trimestre 2016. Come si sa, nonostante le sollecitazioni della Commissione europea, i sistemi di asilo nei diversi paesi Ue presentano mille incoerenze tra loro, su tutte la differenza nelle percentuali di accoglimento delle richieste di protezione: se mediamente in Europa nel 2015 è stato promosso il 51,9% delle domande esaminate, fa effetto vedere che si passa dal 14,8% dell'Ungheria all'80,4% dei Paesi Bassi.

 

BOOM DI DOMANDE D'ASILO

 

Complessivamente le richieste d'asilo nei paesi Ue, nei primi 3 mesi 2016, sono state circa 300mila: 90mila in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+43,5%). La meta principale resta la Germania, che nel primo trimestre 2016 raccoglie il 60% delle richieste complessive (quasi 180mila). Seguono, molto distanziate, Italia e Francia con circa 20mila domande. In particolare, l'Italia registra un +50,7% rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre la Francia un +24,1%. Forti invece i cali in Svezia (-29,8%) e soprattutto in Ungheria (-78,6%). Quanto alle nazionalità dei richiedenti asilo, quella siriana è la prima in Germania e Svezia, mentre in Italia e Regno Unito non compare nemmeno tra le prime cinque. Nel nostro paese le due principali nazionalità sono la pakistana e la nigeriana, che insieme comprendono un terzo delle richieste.

 

DUE RIFUGIATI SU TRE NON CE LA FANNO

 

Ma quanti migranti ottengono alla fine l'asilo? A rispondere è uno studio della Fondazione Leone Moressa: «A livello europeo, l'aumento delle richieste d'asilo degli ultimi anni è coinciso con l'aumento degli esiti positivi: dal 31,5% del 2012 al 51,9% del 2015». In Italia, invece, l'impennata delle domande d'asilo esaminate (da 36mila nel 2014 a 71mila nel 2015) è coincisa con una diminuzione dei "promossi": nello stesso anno, da 58,5% a 41,5%. Un vero crollo, se si tiene conto che nel 2012 il tasso di accoglimento era addirittura intorno all'80%. La Germania ha seguito invece il trend Ue, con un aumento degli esiti positivi. La Francia si conferma nettamente al di sotto della media europea (solo 26% di promossi). Non va meglio nel primo trimestre 2016: se in Germania si registra un numero di accoglimenti molto alto (68,3%), Italia, Francia e Regno Unito hanno invece le percentuali più basse (dal 28% della Francia, al 34% dell'Italia). Record di richieste accolte per i Paesi Bassi (84,9%). Anche nel 2016 si conferma dunque la forte disomogeneità tra gli Stati Ue. Non solo. Nel nostro paese, le prime nazionalità dei richiedenti sono le stesse dal 2012 e la stretta le tocca tutte: tra i nigeriani, per esempio, il tasso di accoglimento è passato dall'82,5% del 2012 al 29,7% del 2015, Gambia e Mali sono crollati dal 90% al 30% di esiti positivi.

 

IL REBUS DELL'ASILO IN UE

 

«Insomma — concludono i ricercatori della Moressa — i dati sulle richieste di protezione nei primi 3 mesi del 2016 confermano le forti disparità tra paesi Ue nella gestione dell'asilo. Il massiccio flusso di migranti ha portato in molti Stati a una maggiore rigidità nei controlli e dunque nelle accettazioni delle domande. L'adozione di una strategia comune sarebbe un importante passo avanti per l'Unione». Oggi, per esempio, alcuni Stati come Austria, Francia, Germania, Regno Unito adottano liste di paesi sicuri (i migranti di questi paesi raramente ottengono asilo), l'Italia invece no. «Le liste valide per alcuni Stati membri — sostengono alla Moressa — sono contraddittorie. Ci vorrebbe una lista europea, con trattative sugli accordi bilaterali gestite direttamente dall'Europa».

 

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By Vladimiro Polchi