Roma, 12 luglio 2016 - Si è svolto ieri, 11 luglio, a Palazzo Montecitorio il convegno "Aiutiamo l'Italia a crescere - Storie di immigrati che sostengono l'economia del nostro Paese". L’iniziativa è stata promossa da Renata Polverini, Vice Presidente Commissione Lavoro della Camera, ed ha visto la presenza di numerose personalità, a cominciare da Renato Brunetta, Presidente dei deputati di Forza Italia; Khalid Chaouki, Presidente Intergruppo parlamentare immigrazione;il prefetto Angelo malandrino , Vice capo del dipartimento Libertà Civili ed immigrazione del Ministero dell’Interno; Giancarlo Perego, Direttore generale Migrantes; Gianna Fracassi, Segretaria confederale Cgil, Liliana Ocmin, Responsabile dipartimento Politiche migratorie, donne e giovani Cisl, Giuseppe Casucci, Coordinatore Politiche migratorie Uil, Massimo Marchetti, Dirigente Area Lavoro e Welfare Confindustria, Walter Massa, Responsabile Politiche immigrazione Arci, Luciano Lagamba, Presidente Sei Ugl. Ha moderato il dibattito Vincenzo Spagnolo, giornalista di Avvenire.
Il convegno si è tenuto nella Splendida Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, alla presenza di un folto pubblico di italiani e stranieri. L'iniziativa, si è aperta con un minuto di silenzio per ricordare le vittime di Dacca ed Emmanuel, il ragazzo nigeriano ucciso pochi giorni fa a Fermo.
Il presidente Brunetta, tra i primi a parlare, ha dissertato sulla differenza tra mobilità da domanda e mobilità da offerta: la prima esigenza fisiologica del mercato del lavoro, la seconda prodotta da altri fattori di spinta (differenziale demografico, squilibrio nello sviluppo, fattori ambientali, guerre), ma che non necessariamente risponde alle esigenze produttive del Paese di arrivo dei migranti. Per l’oratore la migrazione da domanda risponde ad esigenze produttive ed è dunque facilmente governabile, mentre l’immigrazione da offerta non risponde a necessità dell’economia regolare, ma piuttosto a quella sommersa. Di conseguenza rischia di produrre quelle storture (concorrenza sleale, non rispetto delle norme di legge e contrattuali, sfruttamento, ecc.) che sono alla base di molti fatti di cronaca anche nera, e soprattutto diventa un’immigrazione subita e non facilmente governabile. Questa migrazione non governata, secondo l’oratore, finisce anche per essere elemento catalizzatore di atteggiamenti razzistici e xenofobi.
Per Renata Polverini - "Il processo di immigrazione va visto come un arricchimento e non come un elemento che ci rende sempre più distanti e distinti. Come parlamentari abbiamo il dovere di mettere in campo iniziative concrete che rimettano al centro della nostra discussione questo tema anche per allontanare chi utilizza linguaggi duri e sbagliati che non aiutano un processo di integrazione ormai in atto".
"In Italia –ha continuato la deputata di Fi- vivono oltre 4 milioni di stranieri in età lavorativa, la loro presenza è maggiore al Nord dove evidentemente c'è più lavoro e molto più bassa nel Mezzogiorno. Da questo punto di vista la situazione è molto simile a quella dei lavoratori italiani. Dobbiamo capire, insieme a chi segue questa tematica in maniera più puntuale, se possono esserci possibilità di evoluzione rispetto alla situazione che abbiamo oggi e quali eventualmente i correttivi da apportare. Lavorare è un requisito importante e un valore fondamentale per la dignità delle persone che arrivano nel nostro Paese".
"Se continuiamo a guardare il lavoratore straniero come una persona che 'ruba' il lavoro a un italiano – ha concluso l’On. Polverini, faremo fatica ad accompagnare il processo di integrazione nel nostro Paese".
Per Casucci, intervenuto a nome della UIL, la situazione presenta aspetti preoccupanti ed un quadro molto mutevole, anche per gli stranieri: “dall’inizio della crisi – ha detto l’oratore – quasi un milione di persone (stranieri ed italiani) ha lasciato il paese, mentre a quasi un milione di stranieri il permesso di soggiorno non è stato rinnovato (400 mila per motivi di perdita del lavoro). Nel 2015, per la prima volta, gli stranieri hanno smesso di arrivare regolarmente (esclusi gli sbarchi) e questa rischia di diventare una pesante ipoteca di carattere demografico”.
Per l’oratore un afflusso medio annuo di 300 mila stranieri, nel corso degli ultimi 10 anni, ha malamente compensato la perdita di popolazione degli italiani: “ma dall’anno scorso l’Italia ha cessato completamente di essere attrattiva per i lavoratori stranieri, è questo è molto preoccupante, in quanto rischiamo come Paese un rapido declino demografico”.
Il rappresentante UIL ha ricordato come ormai un decimo dei lavoratori sia di origine straniera (16% in agricoltura e costruzioni, 80% nei servizi alla persona). Questi 2.36.000 occupati stranieri producono il 9% del nostro PIL e versano alle casse dello Stato 8 miliardi euro in tasse e contributi all’anno, ricevendo in termini di servizi l’equivalente di 3 miliardi di euro. Dunque è falsa l’opinione secondo cui gli stranieri ci tolgono il lavoro e ci costano. Tra l’altro, un recente studio dell’Istat, testimonia come le retribuzioni degli stranieri siano il 30% in media inferiori di quelli dei loro colleghi italiani, e per la stessa funzione svolta.
“Purtroppo, ha continuato Casucci, il quadro migratorio sta pesantemente cambiando con l’arrivo di 150 mila profughi l’anno, e l’uscita in parallelo di altrettanti stranieri (qualificati), stanchi di cercare lavoro e non trovarlo in Italia e in cerca di maggior fortuna all’estero.
Ci ritroviamo dunque a perdere l’expertise di stranieri, accumulato in anni di lavoro in Italia, ricevendo in cambio persone da qualificare ed integrare, ripartendo da zero.
“Per questo motivo, ha concluso l’oratore, Cgil – Cisl – Uil hanno chiesto al Governo di portare a due anni la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione e di attivare politiche attive vere di reinserimento professionale per stranieri e italiani disoccupati”. Lo scorso 28 giugno il sindacato confederale ha promosso una iniziativa di mobilitazione territoriale unitaria, con presidi presso le prefetture di oltre 80 città. “Si sono tenuti incontri con i prefetti, chiedendo loro di fare pressione su Governo e Viminale al fine di impedire che ogni anno decine di migliaia di stranieri finiscano nel lavoro nero, a rischio di grave sfruttamento, o siano costretti a lasciare il nostro Paese”.