Palermo, 05 luglio 2016 - Per fare arrivare in Italia i migranti, non usavano solo i barconi, ma inscenavano finti matrimoni con finti ricongiungimenti familiari. Il tutto in cambio di soldi, di molti soldi. È uno dei retroscena che emergono dall’operazione ‘Glauco 3’ che all’alba di oggi ha portato al fermo di 38 persone in tutta Italia. I finti matrimoni venivano inscenati con cittadini compiacenti e permettevano ai trafficanti di uomini di fare arrivare i migranti dal centro Africa fino al Nord Europa. Il ‘covo’ dei trafficanti era una profumeria di Roma che si trova nei pressi della stazione Termini. È qui, secondo gli inquirenti della Dda di Palermo, che scorreva il flusso di denaro per gli sbarchi di migranti. Nel corso dell’operazione, coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi, sono stati sequestrati diversi esercizi commerciali, ma anche quote societarie e la profumeria romana.
All’interno dell’esercizio commerciali sono stati sequestrati, nel corso di un controllo, il 13 giugno, 526.000 euro e 25.000 dollari in contanti, ma anche un vero e proprio ‘libro mastro’ contenente diversi nominativi. Un altro riferimento per i trafficanti era un bar di Palermo.
Nel corso delle indagini, svolte dalle squadre mobili di Palermo e Agrigento e dal Servizio centrale operativo, è stata ricostruita la struttura organizzativa di un pericoloso network criminale e sono stati individuati ingenti flussi di denaro, provento del traffico di migranti; è stata individuata la centrale romana delle transazioni finanziarie effettuate tramite ‘hawala’ (il trasferimento di fondi senza movimentazione fisica dei capitali).
E’ emerso, inoltre, che i principali indagati gestivano anche una fiorente attività di traffico internazionale di stupefacente del tipo catha, droga importata dall’Etiopia, inserita per la legislazione italiana tra le droghe pesanti.
“CHI NON AVEVA SOLDI UCCISO E ORGANI PRELEVATI”. Inoltre, chi non aveva i soldi per affrontare il viaggio in barca per l’Italia “veniva ucciso, gli venivano prelevati gli organi che poi venivano venduti ad alcuni mercanti d’organi egiziani per 15.000 dollari. Gli egiziani vengono attrezzati per espiantare l’organo e trasportarlo in borse termiche”. A raccontare i particolari di questo presunto traffico di organi è un collaboratore di giustizia che già nell’operazione ‘Glauco 2’, che aveva portato all’arresto di 24 persone, aveva aiutato i magistrati di Palermo a fare luce su un traffico di esseri umani.
Nuredin Wehabrebi Atta, 32 anni, il pentito, è un trafficante eritreo arrestato nel 2015. Subito dopo l’arresto ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare il funzionamento del traffico di esseri umani. L’indagine è coordinata dal Procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Annamaria Picozzi.
Subito dopo avere deciso di collaborare con i magistrati della Procura di Palermo, Nuredin Weharabi Atta, aveva messo a verbale: “Ho deciso di collaborare perché ci sono stati troppi morti e in particolare quelli di Lampedusa del 3 ottobre 2013, su cui io non c’entro nulla e anche numerosi altri. Anzi preciso che i morti di cui si viene a conoscenza sono una minima parte tant’è che in Eritrea otto famiglie su dieci hanno avuto delle vittime dovute ai viaggi dei migranti”.
L’uomo aveva quindi aiutato gli inquirenti a fare luce su quanto accaduto nel naufragio del 2013 costato la vita a 366 persone. Nell’operazione ‘Glauco 1’, del giugno 2014, la Polizia di Stato di Palermo aveva ricostruito le rotte e le tappe intermedie dei viaggi dei migranti.