A cura di Angela Scalzo
Antefatto: Flai, Fai e Uila realizzeranno a Bari, il prossimo 25 giugno una manifestazione nazionale per dire no al caporalato e rilanciare la centralità della contrattazione nella lotta allo sfruttamento del lavoro in agricoltura. I tre sindacati di categoria manifesteranno a Bari per rilanciare le proprie proposte e far sì che governo e istituzioni accelerino l'approvazione del ddl 2217, varato a novembre e fermo al Senato. All'iniziativa nazionale unitaria interverranno i tre segretari generali insieme a lavoratori ed esponenti della società civile. La manifestazione ha anche la finalità di incalzare le associazioni datoriali di fronte alla necessità di chiudere, presto e bene, i negoziati sui Contratti provinciali di lavoro (Cpl). Su questa tematica, abbiamo intervistato il Segretario Generale UILA Stefano Mantegazza.
1. “Cura – Legalità – Uscita dal Ghetto”, è ’ la denominazione usata per il protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, che è stato firmato tra Governo, Regioni obiettivo, organizzazioni datoriali, sindacati dei lavoratori agricoli (Flai – Cgil, Fai-Cisl e Uila – Uil) e associazione del terzo settore dopo anni di lotte sindacali come reputi l’accordo?
R. Il protocollo firmato rappresenta una sfida positiva per l’intero paese perché finalmente istituzioni, organizzazioni datoriali e sindacali sono accomunate da un unico obiettivo condiviso, quello della lotta senza quartiere all’illegalità e dalla scelta di costruire insieme soluzioni alternative che consentano l’incontro trasparente tra domanda e offerta di lavoro e garantiscano a imprese e lavoratori un sistema di trasporti efficiente per raggiungere i posti di lavoro. Resta ancora l’urgenza di approvare il disegno di legge 2217, fermo al senato, che contiene le norme per rendere operativa la Rete del lavoro agricolo di qualità. È proprio a questo scopo che Flai, Fai e Uila hanno indetto per il prossimo 25 giugno, a Bari, una grande manifestazione nazionale; è necessario mantenere alta l’attenzione fino a che la legge non sarà approvata affinché le grandi campagne di raccolta appena iniziata non siano contrassegnate da episodi tragici come quelli delle precedenti.
2. Questo provvedimento si inserisce in un ampio spettro d’azione governativo che riguarda anche l’istituzione della Rete del lavoro agricolo di qualità, prevedendo un coinvolgimento globale, a tutti i livelli istituzionali, contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura e il caporalato. La UILA pensa si riesca ad affrontare in maniera efficace anche i problemi legati alla sicurezza, alla salute, alla legalità, al trasporto, all’insediamento sociale e abitativo dei lavoratori?
R. L’impegno è rilevante e i campi di intervento numerosi. Come chiediamo da tempo, servono misure strutturali per contrastare lavoro irregolare e caporalato perché non si tratta di fenomeni sporadici ma di un sistema radicato in profondità con radici che si intrecciano con quelle della malavita organizzata.
3. Questo protocollo auspica un rafforzamento delle attività di presidio e l’incentivazione del ruolo ispettivo sui territori pugliesi a rischio? La piaga del caporalato in Puglia è esistente da sempre, ancor prima della presenza di lavoratori migranti nel nostro Paese, concordi?
R. Il protocollo concentra in via sperimentale le azioni su 7 province: Bari, Caserta, Foggia, Lecce, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria. Tra queste, quelle pugliesi sono senz’altro le più colpite. Come dici tu, lo sfruttamento del lavoro è un fenomeno antico, che col tempo ha cambiato forma e si è a suo modo evoluto, ma l’agricoltura ne ha sempre sofferto particolarmente, e sì, non riguarda soltanto i migranti: basti rammentare che, a livello nazionale, ancora oggi tra gli addetti al settore il 65% è di nazionalità italiana.
4. Pensi che il consolidamento di una rete di interventi, promossa da tutti i soggetti interessati e coinvolti (Enti Locali, Prefetture, Polizia di stato, Ong, Sindacati, imprese agricole)favorisca quella integrazione, valore indispensabile a qualsiasi strategia a favore e tutela di tutti gli attori, facenti parte del Protocollo?
R. La sinergia tra parti sociali e istituzioni, soprattutto a livello locale, è un presupposto fondamentale per far sì che il Protocollo funzioni davvero e affinché si possa dar gambe a una lotta vera e determinata allo sfruttamento del lavoro. L’aspetto importante poi è che sarà affidato ai Prefetti il coordinamento operativo territoriale, un segnale forte che sottolinea il pieno e convinto coinvolgimento delle istituzioni. Per questo motivo è ancor più importante che, come abbiamo chiesto a Febbraio in Commissione agricoltura al Senato, il DDL preveda, tra l’altro, l’utilizzo delle Commissioni Provinciali CISOA (di natura bilaterale) come articolazioni territoriali della Rete del Lavoro agricolo di qualità; solo attraverso un effettivo radicamento sul territorio sarà infatti possibile indirizzare efficacemente le azioni di contrasto al lavoro nero e al caporalato.
5. L’attuale normativa è mirata ad aiutare le vittime provenienti da Paesi Terzi, sulla base della denuncia dei loro sfruttatori. E’ adeguata secondo voi, considerando che oggi nel mercato del lavoro agricolo sono in forte aumento immigrati regolari, rifugiati e perfino cittadini italiani? Come andrebbe attuata?
R. Il Protocollo ha una natura sperimentale, consente di cogliere una serie di opportunità e di fare sistema nel gestirle. E’ un buon inizio, strada facendo lo adegueremo per risolvere al meglio le difficoltà che incontreremo nel realizzarne i contenuti.
6. I Sindacati di categoria, scenderanno in corteo a Bari il 25 giugno, per dire no al caporalato e rilanciare la centralità della contrattazione nella lotta allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per rilanciare le proprie proposte e far sì che governo e istituzioni accelerino l'approvazione del ddl 2217, varato a novembre e fermo al Senato; il vostro obbiettivo è quello di rafforzare la Rete del lavoro agricolo di qualità, con l'attivazione di specifiche funzioni sul territorio e l'introduzione di misure premiali per le imprese?
R. Non solo. Scendiamo in piazza unitariamente per sollecitare, come specificato precedentemente, l’approvazione del provvedimento fermo al Senato, ma anche per dare un segnale alle controparti agricole della necessità di riprendere il confronto per il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro che regolano il salario di oltre 900.000 braccianti.