Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 08/06/2016
Società: Censis, senza immigrati 450 mila aziende in meno in Italia
Società: Censis, senza immigrati 450 mila aziende in meno in Italia
08/06/2016  | Immigrazione.  

 

Roma, 8 giugno 2016 (AdnKronos) - L'Italia senza immigrati avrebbe 450 mila aziende in meno. Lo rileva il Censis. Nel dettaglio, avremmo il 20% di bambini nati in meno nell'ultimo anno, una scuola pubblica con 35 mila classi e 68 mila insegnati in meno, saremmo senza 693 mila lavoratori domestici.  Il Censis registra che il nostro sarebbe un Paese con 2,6 milioni di giovani under 34 in meno e sull'orlo del crac demografico.

 

Gli immigrati sono mediamente più giovani degli italiani e mostrano una maggiore propensione a fare figli. Le nascite da almeno un genitore straniero in Italia fanno registrare un costante aumento: +4% dal 2008 al 2015, a fronte di una riduzione del 15,4% delle nascite da entrambi i genitori italiani. Dei 488.000 bambini nati in Italia nel 2015, anno in cui si è avuto il minor numero di nati dall'Unità d'Italia, solo 387.000 sono nati da entrambi i genitori italiani, mentre 73.000 (il 15%) hanno entrambi i genitori stranieri e 28.000 (quasi il 6%) hanno un genitore straniero.  

 

Il rapporto registra che il numero complessivo degli ospiti nelle strutture di prima e seconda accoglienza è passato dai 22.118 del 2013 ai 123.038 al 6 giugno 2016, con un aumento del 456%. Ma il nostro modello di integrazione degli stranieri che si stabilizzano sul territorio nazionale funziona. Gli alunni stranieri nella scuola (pubblica e privata) nel 2015 erano 805.800, il 9,1% del totale. Senza gli stranieri a scuola (la maggioranza dei quali sono nati in Italia) si avrebbero 35 mila classi in meno negli istituti pubblici e saremmo costretti a rinunciare a 68 mila insegnanti, vale a dire il 9,5% del totale.

 

Anche sul mercato del lavoro la perdita dei migranti significherebbe dover rinunciare a 693 mila lavoratori domestici (il 77% del totale), che integrano con servizi a basso costo e di buona qualità quanto il sistema di welfare pubblico non è più in grado di garantire. Gli stranieri mostrano anche una voglia di fare e una vitalità che li porta a sperimentarsi nella piccola impresa, facendo proprio uno dei segni distintivi del nostro essere italiani. Nel primo trimestre del 2016 i titolari d'impresa stranieri sono 449.000, rappresentano il 14% del totale e sono cresciuti del 49% dal 2008 a oggi, mentre nello stesso periodo le imprese guidate da italiani diminuivano dell'11,2%.  

 

Anche i trattamenti previdenziali confermano che il rapporto tra 'dare' e 'avere' vede ancora i cittadini italiani in una posizione di vantaggio. I migranti che percepiscono una pensione in Italia sono 141.000: nemmeno l'1% degli oltre 16 milioni di pensionati italiani. Quelli che beneficiano di altre prestazioni di sostegno del  reddito sono 122.000, vale a dire il 4,2% del totale.  

 

Dei 146 comuni italiani che hanno più di 50 mila abitanti - registra ancora il Censis - solo 74 presentano una incidenza di stranieri sulla popolazione che supera la media nazionale. Tra questi, due si trovano al Sud: Olbia in Sardegna, con il 9,7% di residenti stranieri, e Vittoria in Sicilia, con il 9,1%. Brescia e Milano sono i due comuni italiani con più di 50.000 residenti che presentano la maggiore concentrazione di stranieri, che però in entrambi i casi è pari solo al 18,6% della popolazione. Seguono Piacenza, in cui gli stranieri rappresentano il 18,2% dei residenti, e Prato con il 17,9%.

 

'L'integrazione nella società molecolare' è l'argomento di cui si è parlato oggi al Censis, a partire da un testo elaborato nell'ambito dell'annuale appuntamento di riflessione di giugno 'Un mese di sociale, giunto alla XXVIII edizione, dedicato quest'anno al tema 'Ritrovare la via dello sviluppo secondo il modello italiano'.

 

Sono intervenuti il presidente del Censis Giuseppe De Rita e la responsabile di ricerca Anna Italia, Mariano Bella, direttore dell'ufficio Studi di Confcommercio, Franco Pittau, Presidente onorario del Centro Studi e Ricerche Idos, Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli, e Maria Assunta Rosa, Responsabile del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (Fami) del ministero dell'Interno.