Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 07/06/2016
Il tasso di attività dei cittadini di paesi terzi è inferiore a quello degli europei
Il tasso di attività dei cittadini di paesi terzi è inferiore a quello degli europei
07/06/2016  | Sindacato.  

 

eurostat-newsrelease

 

Integrazione dei migranti nel mercato del Lavoro della UE nel 2015

 

Nel 2015 nell'Unione europea (UE), la percentuale di persone economicamente attive (occupati e disoccupati) si attesta appena al di sotto del 70% per i cittadini extra UE di età compresa tra i 20 ei 64 (69,8%), mentre il tasso di attività per i cittadini definiti come “nazionali” è superiore al 77,3%.

 

Un modello simile è stato osservato nella maggior parte degli Stati membri dell'UE. In particolare, i cittadini extracomunitari tra i 20 ei 64 anni si sono trovati di fronte ad un tasso di disoccupazione notevolmente più elevato e un tasso di occupazione inferiore a quello dei cittadini dell’Unione. Il quadro era molto diverso quando si analizza la situazione del mercato del lavoro dei cittadini di un Paese rispetto a quello dei cittadini di un altro Stato membro dell'UE.

 

Queste informazioni provengono da una pubblicazione rilasciata da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, con i dati - suddivisi per cittadinanza e paese di nascita – che comprendono una vasta gamma di indicatori relativi ai risultati del mercato del lavoro della popolazione migrante, di cui solo una piccola selezione è mostrata in questo comunicato stampa. Gli indicatori di integrazione dei migranti a disposizione di Eurostat comprendono anche l'integrazione sociale, l'istruzione e la cittadinanza attiva.

 

I tassi di attività differiscono maggiormente tra i cittadini extracomunitari e cittadini “nazionali” nei Paesi Bassi, Finlandia e Germania

 

Nella maggior parte degli Stati membri, il tasso di attività dei cittadini “nazionali” è stato superiore a quello dei colleghi non Unione, salvo in particolare in Grecia (72,6% per i nazionali rispetto al 80,7% per i cittadini non-UE) e la Slovenia (75,7% vs. 83,5% ), seguita dalla Slovacchia (76,2% vs. 81,3%), l'Italia (67,9% vs. 72,6%), la Spagna (78,7% vs. 82,0%), Cipro (79,3% vs. 81,5%), il Portogallo (79,0% vs. 80,9%), Repubblica Ceca (78,7% vs. 79,2%) e Ungheria (73,8% vs. 74,1%).

 

Nel 2015 tutti gli Stati membri, le differenze più significative tra i tassi di attività dei cittadini extracomunitari e quelli dei “nazionali”,  sono stati registrati nei Paesi Bassi (59,7% per i cittadini non comunitari rispetto al 82,2% dei nazionali, o -22.5 punti percentuali), in Finlandia (-18,8 pp) e la Germania (-18,3 pp), seguita da Francia (-15,7 pp), Danimarca (-15,6 pp), Svezia (-15,3 pp) e Belgio (-14,6 pp). In media nell'UE, la differenza tra il tasso di attività per i cittadini non comunitari (69,8%) e per i cittadini del paese dichiarante (77,3%) è stato -7.5 punti percentuali nel 2015.

 

Tasso di disoccupazione doppi per I cittadini di Paesi Terzi

 

Guardando nel dettaglio la loro rispettiva situazione sul mercato del lavoro, il tasso di occupazione per i lavoratori extra UE di età compresa tra i 20 ei 64 in Europa, si attesta al 56,7% nel 2015, mentre era al 70,6% cittadini dell’Unione. La quota di lavoratori con un contratto a tempo determinato è stata maggiore tra i cittadini non comunitari (21,4%) rispetto a quella dei nazionali  (12,9%). Lo schema è stato lo stesso per la percentuale di lavoro part-time, risultato essere più diffuso tra i cittadini non comunitari (28,3%) che tra i “nazionali” (18,4%).

 

Per quanto riguarda la disoccupazione, il tasso per i cittadini non comunitari di età compresa tra i 20 ei 64 (18,9%) è stato più del doppio rispetto ai cittadini dell’Unione (8,7%). Tuttavia, la quota di disoccupati per 12 mesi o più, è risultata essere leggermente inferiore per i cittadini extra UE (49,5%) rispetto ai nazionali  (50,7%).