Il prezzo del documento elettronico sale da 27,50 a 30,46 euro. Che si aggiungono alle altre spese e al contributo da 80 a 200 euro già giudicato “sproporzionato” dalla Corte di Giustizia. Inca Cgil: “Senza pudore”
Roma – 28 aprile 2016 – Regalo avvelenato del governo agli immigrati. Da oggi il permesso di soggiorno costa di più. Un Decreto dei ministeri dell’Interno, dell’Economia e della Pubblica Amministrazione arrivato ieri in Gazzetta Ufficiale (vedi sotto) ha ritoccato al rialzo il costo del nuovo Permesso di soggiorno elettronico (PSE 380) rilasciato in tutta Italia dallo scorso autunno, portandolo a 24,56 euro, ai quali vanno aggiunti l’Iva e 50 centesimi di commissione a Poste Italiane. Il totale fa 30,46 euro, a fronte dei 27,50 euro che si pagavano fino a ieri. È solo una piccola parte dell’esborso richiesto agli stranieri in Italia, che sono tenuti a versare anche l’ormai famigerato (e ben più esoso) contributo per il rilascio/rinnovo del permesso, che va da 80 a 200 euro a seconda della durata del documento. Ecco allora che, tra costo del PSE e contributo, il prezzo sale a 110,46 euro per i permessi validi fino a un anno, a 130,46 per quelli da un anno a due anni e a 230,46 euro per quelli superiori a due anni, come la carta di soggiorno (permesso Ue per lungo soggiornanti ) e a quelli riservati ai dirigenti d’azienda.
Non è finita qui. A quella somma vanno infatti aggiunti altri 16 euro di marca da bollo e altri 30 euro che si pagano a Poste Italiane per il servizio di spedizione per assicurata del kit con la domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno. Un salasso per tutti gli immigrati, aggravato dal fatto che la Corte di Giustizia Europea ha già giudicato “sproporzionato” e tale da ostacolare i diritti dei cittadini stranieri in Italia.
La sentenza della Corte di Giustizia, che ha accolto un ricorso presentato da Inca e Cgil, risale al 2 settembre scorso. Il governo avrebbe dovuto adeguarsi, abbassando l’importo del contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso, ma in quasi 8 mesi non ha fatto nulla, ignorando anche le richieste che arrivavano dal Parlamento. Ora il nuovo aumento, con quei tre euro in più che al danno aggiungono anche la beffa.
“È un'operazione senza pudore. Un modo paradossale di fare ulteriore cassa su chi gia’ contribuisce in modo cospicuo versando tasse e i contributi al bilancio dello Stato senza ottenerne uguali diritti e prestazioni corrispondenti” denunciano oggi Inca e Cgil. “Siamo alla presa in giro nei confronti degli stranieri gia’ chiamati a versare somme ingenti per poi richiederne subito dopo la restituzione sulla base della Sentenza della Corte di Giustizia Europea il cui giudizio è vincolante per lo Stato”.
Il patronato e il sindacato parlano di “una occasione persa dall’esecutivo per cancellare questa tassa ingiusta e riportare il costo del permesso di soggiorno ad una cifra al pari delle altre pratiche della Pubblica Amministrazione. L’INCA e la CGIL da tempo e per prime impegnate al contrasto di questa odiosa norma hanno avviato la campagna di inoltro delle domande di rimborso e invitano i lavoratori stranieri e famiglie nei propri uffici per ottenere la restituzione di quanto già versato da Gennaio 2012, data di entrata in vigore del decreto sull’ulteriore contributo”.
Elvio Pasca
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