11 Aprile 2016 - Altri 150 migranti sono stati rispediti via nave da Lesbo, Kios e Samos in Turchia.
E 202 erano stati allontanati il 4 aprile 2016, con il via effettivo all’accordo tra Unione europea e Ankaraper bloccare la rotta dei Balcani.
Dalla Grecia sono pronti a partire migliaia di respingimenti verso i campi della Turchia che riescono a ospitare solo alcune centinaia di migliaia dei circa 2 milioni e mezzo nel Paese. In Grecia ne sono accampati quasi 20 mila: a Lesbo, dove papa Francesco è atteso per il 16 aprile, stazionano oltre 4 mila migranti, con un destino molto incerto, e altri continuano a sbarcare nonostante i divieti.
SOLO SIRIANI SELEZIONATI. In teoria devono essere smistati tra richiedenti asilo e non, ma intanto il confine verso Nord con la Macedonia è sbarrato a Idomeni.
L’unica nota positiva per loro arriva dall’Albania, sui colloqui in corso con l’Ue «per organizzarne il passaggio di 10 mila». La Germania ha iniziato ad accogliere i profughi direttamente dalla Turchia, con i voli selettivi varati col piano autorità europee e Ankara duramente contestato dalle organizzazioni per i diritti umani, una «macchia per la reputazione dell’Ue» anche per l’ex portavoce dell’Alto commissariato per le Nazioni unite sui rifugiati (Unhcr) Laura Boldrini.
CROLLO DEGLI ARRIVI.Nei mesi dei negoziati e dall’entrata in vigore formale del 20 marzo, l’accordo sta avendo una funzione di deterrenza: in Germania il numero dei richiedenti asilo è in «drastica caduta», nell’ultimo mese il ministero dell’Interno tedesco ha registrato circa 20 mila ingressi.
Un terzo rispetto a febbraio e l’equivalente della quota sfiorata in una sola giornata a settembre a Monaco.
Merkel non è più la mamma-cancelliera che ospita tutti
Dal 2016 in Germania è entrato il 66% in meno di profughi del trimestre precedente.
Angela Merkel non è più la mamma-cancelliera che accoglie tutti dei poster portati in alto dai profughi, anche l’Austria ha schierato l’esercito ai confini. L’oltre un milione di richiedenti asilo del 2015 sono calati a 170 mila nel 2016, meno di 200 domande al giorno: considerato che diversi in Germania dall’inverno fanno richiesta ora, gli ingressi sono ancora inferiori. Salgono invece i respingimenti nei Paesi d’origine, com’era nel programma del ministro dell’Interno Thomas de Maziere.
VERSO IL MAGHREB E NON SOLO.Gran parte dei voli di rimpatrio sono verso il Maghreb, di tunisini e marocchini, ma Berlino espelle anche pachistani e afghani, considerati quest’ultimi cittadini di un Paese non più in guerra. Pilastro della politica sull’immigrazione del governo bipartisan di Merkel è infatti accogliere esclusivamente siriani: alcune decine di loro, come da accordi, sono state in questi giorni ordinatamente traferite dai campi profughi turchi verso la Germania con dei voli aerei, e ricollocamenti selettivi sono programmati anche verso la Finlandia e l’Olanda.
Ankara si impegna a riprendere indietro tutti gli stranieri (migranti economici e profughi) entrati illegalmente in Grecia dalle sue coste, e per ogni siriano respinto il governo turco invia in Europa un siriano idoneo a chiedere d’asilo.
ALLA TURCHIA SOLDI E MENO BUROCRAZIA.Col sì ai profughi, dall’estate i turchi oltre ai 3 miliardi per allestire nuovi campi e servizi per l'emergenza potranno entrare senza visto nell’Ue, che si è impegnata ad accelerare anche le procedure per l’adesione di Ankara. De Maziere è dell’idea che per adesso «le misure nazionali riescono a padroneggiare la crisi dei profughi»: se tutto fila liscio dal 12 maggio potrebbero anche tornare a cadere i controlli ai confini austriaci.
L’area Schengen - tra l’Austria e la Germania - si riaprirà. Ma al prezzo di migliaia di mediorientali in fuga dai conflitti e dal terrorismo respinti alle frontiere esterne dell’Europa.
Afghani rimpatriati dai talebani, ignorata la questione curda
La soglia massima di fissata dai 28 Paesi dell’Ue è di 74 mila ingressi, un numero irrisorio a fronte della pressione dei profughi. A Lesbo, Kios e Idomeni ci sono madri coi figli piccoli separate dai mariti che vivono già in Europa, minori non accompagnati, anziani che hanno percorso inutilmente migliaia di chilometri. Chi tra loro è rispedito indietro ha il marchio di essere entrato illegalmente nell’Ue e non sarà tra i prescelti a rientrare. Le autorità greche ribadiscono che tutti gli espulsi sui traghetti «erano stranieri senza i requisiti per chiedere diritto d’asilo» o profughi che «per ragioni personali» non hanno voluto fare domanda.
RICOLLOCAMENTI VAGHI. Ma per le maggiori organizzazioni umanitarie, che denunciano errori e violazioni, il piano Ue-Ankara «non dà garanzie di protezione ai rifugiati in virtù del diritto internazionale ed è vago sui ricollocamenti». Intanto le misure dell’accordo non tengono conto dei curdi che preferiscono tornare a morire a casa nel Nord della Siria e dell’Iraq piuttosto che finire in un campo profughi della Turchia, e neanche della questione afghana.
In Germania è stato lo stesso ministero della Difesa con soldati in missione a Kabul a entrare in conflitto con il dicastero degli Interni sul presunto non status di profughi degli afghani e su presunte aree diventate sicure nel Paese («è peggio che nel 2001»). Ma si procede egualmente a rimpatri, respingimenti, nuovi rimpatri: anche il governo turco ha dichiarato che i non siriani da Afghanistan, Iraq e Pakistan devono essere prima portati nei loro campi interni, poi rispediti nei Paesi d’origine.
GLI HOTSPOT SONO PRIGIONI.Poi c’è la questione degli hotspot greci che anche l’Unhcr, come diverse Ong, a causa delle nuove misure ha denunciato come «centri di detenzione»: diversi operatori umanitari (inclusa l’agenzia dell’Onu) si sono allontanati dagli hotspot di Lesbo, per «non essere complici di un sistema» che considerano «ingiusto e inumano»: continueranno a operare da fuori.
Anche le condizioni al campo informale di Idomeni sono descritte come «disastrose». Alle partenze dei traghetti in Grecia si manifesta contro le «deportazioni», «tempi molto duri per i diritti dei rifugiati» per Amnesty international. «Un’Europa che dimentica la sua storia», ha ammonito Francesco, «rischia di diventare un luogo vuoto».