Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 01/04/2016
Consultazione sulla Direttiva 2014/36/UE relativa ai lavoratori stagionali
Consultazione sulla Direttiva 2014/36/UE relativa ai lavoratori stagionali
01/04/2016  | Sindacato.  

 

cgil-cisl-uil-loghino

 

Roma, 1° aprile 2016 – Si è svolta lo scorso 30 marzo,  presso il Ministero del Lavoro di Via Flavia - Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione,  un incontro tra Ministero e Parti Sociali relativo alla ratifica della nuova normativa europea in materia di ingressi per lavoro stagionale. Alla riunione erano presenti i Dipartimenti immigrazione di CGIL-CISL UIL oltre a rappresentanti di diverse organizzazioni datoriali.

 

Il tema all'ordine del giorno riguardava la consultazione delle Parti Sociali (come prevede l'articolo 2, comma 2 della direttiva 2014/36/UE del 26 febbraio 2014) sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi  per motivi di impiego in qualità di lavoratori stagionali. Nello specifico, le Organizzazioni sono state consultate sulla definizione ed il relativo elenco dei settori che includono attività soggette al ritmo delle stagioni (agricoltura e Turismo in particolare, più altri segmenti di impiego con caratteristiche di stagionalità).

 

Le OO.SS. ritenendo soddisfacente quanto indicato nell’articolo 2 comma 2, non ravvisano la necessità di ampliare e/o declinare ulteriori comparti da inscrivere nel Decreto di recepimento della Direttiva, considerando i due settori produttivi già indicati, ovvero il turistico e l’agricolo, come gli unici che, essendo soggetti al ritmo delle stagioni, possono necessitare di un incremento temporaneo della forza lavoro da reperire all’estero qualora non vi sia la disponibilità di lavoratori già presenti sul territorio a ricoprire le posizioni disponibili.

 

In tal senso, come Confederazioni sindacali abbiamo sottolineato le incongruenze prodotte dai diversi Decreti Flussi inerenti al lavoro stagionale emanate in quest'ultimi anni, in quanto si continua a registrare un scarto  considerevole tra le quote di ingresso previste ed i permessi di soggiorno effettivamente rilasciati (nel 2015,  30 mila domande hanno prodotto solo 5 mila permessi di lavoro).  Dati che parlano da soli e che non possono che confermare l’esistenza di sacche di illegalità e di sfruttamento.

 

E’ stato fatto rilevare inoltre, come gli organi preposti all’esame delle istanze d’ingresso per lavoro stagionale (Sportello Unico Immigrazione) abbiano tempi troppo lunghi per esaminare le richieste e rilasciare il nulla osta; tempi - a volte di molti mesi- poco funzionali alle esigenze della produzione agricola.

 

Si è anche ribadita l'urgenza di potenziare, da parte del Governo e delle autorità preposte, le misure  tese a  contrastare il lavoro sommerso in agricoltura; settore dove operano soprattutto lavoratori immigrati e dove il lavoro nero appare spesso più la regola che l’eccezione, con gravi situazioni di sfruttamento lavorativo e pessime condizioni di vita dei lavoratori agricoli.

 

Al fine di contrastare questi fenomeni, si è ribadita la necessità di un  pieno recepimento della direttiva 2009/52/UE, in particolare nella parte in cui si prevede il coinvolgimento attivo delle Parti Sociali in relazione al riconoscimento della loro funzione di rappresentanza delle vittime, come anche la piena applicazione della ddl organico contro il caporalato.

 

Cgil Cisl e Uil hanno anche sottolineato l’urgenza di ripristinare la programmazione triennale, sospesa dal 2010, degli ingressi per motivi di lavoro, come previsto dalla legge.

 

Per  quanto riguarda il flusso continuo di arrivi di richiedenti asilo o profughi, come Cgil, Cisl e Uil, abbiamo invitato il Ministero a prendere in considerazione questa realtà, superando l’approccio emergenziale ed attivando, attraverso gli strumenti dell’analisi dell’impatto nel mercato del mercato e delle politiche attive del lavoro, interventi che vadano oltre la prima accoglienza e producano modelli di integrazione sociale e lavorativa.