Possiamo iniziare a vedere nei dati diffusi oggi dall’Istat il bicchiere mezzo pieno? L’aumento di occupati su base mensile e annua, dovuta essenzialmente all’aumento dei contratti stabili, potrebbe farci tirare un lieve sospiro di sollievo.
E’ senza dubbio una fotografia meno pessimistica delle passate ma, su tale quadro complessivo, pesano molto la massiccia incentivazione contributiva e fiscale più che quella normativa (contratto a tutele crescenti) messa in atto dall’attuale Governo, con un costo in 3 anni di oltre 17 miliardi (con 5 miliardi in più del previsto).
Crediamo che la flessione, rispetto a dicembre, dei contratti a termine e la riduzione del lavoro indipendente risentano, da una parte, della concorrenza sul costo del lavoro - i contratti temporanei hanno un maggior costo rispetto ai contratti stabili - e dall’altra della recente normativa che ha creato, sul fronte delle collaborazioni, una fase di incertezza applicativa.
Gennaio, quindi, risente positivamente dell'ultimo treno della superdecontribuzione passato a dicembre, che, però, non passerà più con la stessa potenza nei prossimi mesi.
Detto ciò, riteniamo che se l’intento è realmente quello di far crescere l’occupazione stabile, cosa che non potrà strutturalmente essere creata solo con costosissimi incentivi, non si comprende perché il Governo abbia, contestualmente, incentivato il lavoro accessorio attraverso i voucher, che sta creando sacche di lavoratori precari a rischio di assenza di tutele.
Roma, 1 marzo 2016