Bruxelles, 24 febbraio 2016 (AdnKronos) - La crisi dei migranti sarà il tema dominante del Consiglio Giustizia e Affari Interni che si riunirà domani a Bruxelles nel formato misto, che include, oltre ai ministri competenti dell'Ue, anche quelli di Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera. L'agenda è corposa: in primo luogo, i ministri cercheranno di raggiungere un approccio condiviso alle norme proposte per rafforzare i controlli alle frontiere esterne su tutti i cittadini Ue, rendendo obbligatoria, anziché facoltativa com'è oggi, la verifica comparata con tutte le banche dati disponibili.
Si tratta di un emendamento al codice delle frontiere di Schengen che è stato proposto dalla Commissione Europea nello scorso dicembre, dopo gli attacchi di Parigi, e che mira a contrastare il ritorno dei 'foreign fighters', i cittadini europei che vanno in Siria o altrove a combattere in nome del jihad e poi tornano in patria, con tutti i rischi che ne conseguono. La proposta obbligherebbe gli Stati membri ad effettuare controlli sistematici sulle persone che hanno diritto alla libertà di movimento nell'ambito dell'Ue (cioè i cittadini Ue e i loro familiari non cittadini Ue) quando varcano la frontiera esterna dell'Unione, confrontando i dati con i database dei documenti andati persi o rubati, come pure a verificare che le stesse persone non rappresentino un pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza.
Tuttavia, visto che un controllo sistematico generalizzato avrebbe un impatto notevole sul flusso alle frontiere, gli Stati potranno condurre controlli mirati comparati con le banche dati, a condizione che una valutazione dei rischi confermi che ciò non comporti pericoli per la sicurezza pubblica, le politiche pubbliche, le relazioni internazionali dello Stato stesso o una minaccia per la salute pubblica.
Attualmente, gli Stati sono obbligati a controllare i cittadini di Paesi terzi confrontandone i dati con tutti i database solo quando entrano e non al momento dell'uscita. Le modifiche obbligherebbero a verificare anche all'uscita che un cittadino di un paese terzo non rappresenti una minaccia per la sicurezza. In secondo luogo, il Consiglio verrà informato sullo stato dell'arte della proposta di creare una Guardia Costiera e di Frontiera Europea.
La proposta è stata avanzata dalla Commissione il 15 dicembre 2015. L'Agenzia Europea per il controllo delle frontiere e delle coste, che rimpiazzerebbe Frontex, e le autorità nazionali, incluse le Guardie Costiere quando svolgono controlli di frontiera, sarebbero responsabili in via condivisa della sicurezza e della protezione della frontiera esterna dell'Ue. Infine, i ministri verranno aggiornati con le ultime informazioni sui flussi migratori: il Consiglio, in proposito, sarà preceduto da un incontro a colazione con i rappresentanti dei Paesi dei Balcani Occidentali.
Sul tema migrazioni, ricordano fonti Ue, la priorità è diminuire il flusso dei migranti: per questo è importantissimo il ruolo della Turchia, come pure quello dei Paesi dei Balcani Occidentali, attualmente la rotta preferita per raggiungere il cuore dell'Ue partendo dalla Siria (principalmente Macedonia o Fyrom, Serbia, Bosnia-Erzegovina, oltre a Croazia e Slovenia, membri dell'Ue).
La presidenza farà anche il punto sui possibili sviluppi dell'applicazione dell'articolo 26 del codice delle frontiere di Schengen: il Consiglio ha adottato il 12 febbraio scorso la raccomandazione della Commissione sulla Grecia, alle cui frontiere sono state riscontrate "serie carenze" nei controlli. Se dopo tre mesi la Grecia non avrà posto rimedio a tali carenze, allora potrà scattare la procedura prevista dall'articolo 26, con il prolungamento dei controlli alle frontiere interne, di sei mesi in sei mesi, per un periodo massimo di due anni.
La presidenza comunque si aspetta che la Grecia, che secondo la Commissione ha già fatto progressi, ponga rimedio in tempo alle carenze riscontrate. Quanto alle decisioni prese unilateralmente dall'Austria nella gestione dei flussi dei rifugiati, è positivo, secondo fonti Ue, il fatto che la Commissione e Vienna stiano parlando della questione.