Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 20/01/2016
Loy: Nel 2015 la cassa integrazione ha salvaguardato circa 760.000 lavoratori
Loy: Nel 2015 la cassa integrazione ha salvaguardato circa 760.000 lavoratori
20/01/2016  | Occupazione.  

 

 

SINTESI 11° RAPPORTO SULLA CASSA INTEGRAZIONE (ANNO 2015)

 

 

Il bilancio di fine anno 2015 ci consegna, nonostante l’anomalia di dati “mancanti” sulle ore di cassa integrazione autorizzate in alcune Province, dovuti al fermo amministrativo per la cassa ordinaria e da quello normativo e finanziario (mancanza di risorse) per la cassa in deroga, un totale di oltre 677 milioni di ore (con un calo del 35,5% rispetto al 2014).

 

Purtroppo, come dice la stessa INPS, da molti mesi i dati della Cig Ordinaria “non sono attendibili” ed è, quindi, impossibile esprimere una valutazione credibile. Nel secondo semestre del 2015, in ben 125 casi c’è un anomalo “zero” nella casella di molte province per la Cassa Ordinaria e la cosa si manifesta per 70 volte nelle caselle della Cassa in deroga.

 

Al netto di tale opportuna premessa, riscontriamo nell’anno un massiccio utilizzo della Cassa integrazione Straordinaria che assorbe circa 400 milioni di ore (con una flessione del 29,2% rispetto all’anno precedente), seguita dalla Cig Ordinaria con 180,3 milioni di ore (con una flessione del 28,1%) e dalla Cig in Deroga 97,5 milioni di ore (-58,9% rispetto al 2014).

 

I dati regionali fotografano una flessione di richieste, tra il 2014 e il 2015, in tutte le Regioni con in testa la Campania (-54,6%), a fronte del solo aumento registrato nella Provincia Autonoma di Trento (+1,7%).

 

In valori assoluti è la Lombardia che ha richiesto più ore di cassa integrazione nel corso del 2015 (154 mln. di ore), seguita dal Piemonte (80 mln.), dal Lazio (60 mln.) e dalVeneto (57 mln.).

 

Variazione in positivo solo in 9 Province, con l’aumento più alto a Terni (+32,7%). Il dato diventa più preoccupante se si analizza la sola Cassa Straordinaria che vede 17 province in crescita rispetto al 2014. Sempre nel 2015, in valori assoluti, è Torino (con oltre 47 mln. di ore) la provincia più cassaintegrata, seguita da Roma (40 mln.), Milano (37 mln.) e Brescia (34 mln.).

 

Tra i principali rami di attività,l’industria è quello che nel 2015, con 486,6 milioni di ore, ha assorbito il maggior quantitativo di ore di cassa integrazione (con un incidenza del 71,8% sul totale delle ore richieste nell’anno); il commercio ha cumulato nell’anno 83 milioni di ore di cassa integrazione, cui segue l’edilizia con 76,9 milioni di ore e l’artigianato con 30 milioni di ore. In questi settori, tutti caratterizzati da una flessione dell’ammortizzatore sociale tra il 2014 e 2015, il calo è trascinato, in basso, dalla cassa in deroga, ormai fortemente ridotta per il de-finanziamento e per la ristrettezza della durata massima di questo strumento.

 

Sempre interessante è comprendere quanto “aiuta” la cassa integrazione nel proteggere posti di lavoro. Ebbene, nonostante i problemi amministrativi già descritti e il flebile segnale di ripresa economica, si può quantificare che sono state oltre 332.000 le unità di lavoro salvaguardate nell’anno appena trascorso, in particolar modo dalla cassa integrazione Straordinaria (195mila). Ciò significa che le persone che nel 2015 hanno avuto la sfortuna di operare in aziende in difficoltà e che sono state collocate in cassa integrazione (per brevi o lunghi periodi), sono state circa 760.000.

 

Questo dato fa emergere anche come la crisi stia selezionando, nel bene e nel male, il nostro sistema produttivo. A fronte di imprese che stanno risalendo la china, ve ne sono moltissime che sono sull’orlo della crisi irreversibile. Ciò dovrebbe comportare una diversa politica economica, che non si vede all’orizzonte, sia in termini di scelte strategiche (individuazione degli asset su cui investire), sia per quanto riguarda politiche economiche favorenti la ripresa come il sostegno ai consumi e politiche fiscali adeguate a sostegno di salari e pensioni.

 

Preoccupa, infine, ciò che potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi con l’entrata in vigore del Jobs Act in tema di ammortizzatori sociali. Infatti, nonostante l’allarme del sindacato, e di molti osservatori, la Nuova Cassa integrazione subirà forti limiti sia per la durata (massimo 24 mesi in 5 anni) sia per l’effetto indotto dall’alto costo che un’azienda, peraltro in crisi, dovrà sopportare in termini economici (ticket di accesso). Tutto questo, appunto, in un quadro economico ancora incerto, potrebbe indurre molte imprese a rinunciare a combattere (ristrutturarsi per ripartire) e procedere per la strada, socialmente grave, della riduzione parziale o totale del personale.

 

Anche a Dicembre il dato sulle ore autorizzate è fortemente condizionato dal fermo amministrativo. In molte province (20), infatti, non risulta alcuna ora autorizzata e in molte altre c’è un rallentamento delle procedure autorizzative, così come è evidente il calo della Cassa in deroga per mancanza di risorse con il conseguente stop alle autorizzazioni da parte delle Regioni.

 

Analizzando i dati sulla cassa integrazione del mese di dicembre, si assiste a una contrazione, rispetto a novembre, del 18,8% di ore autorizzate (con una richiesta complessiva nel mese di 42,5 milioni di ore). Tra le gestioni, a fronte (nonostante lo “zero” in 22 Province) di un aumento della CIGO del 14,6%, scendono sia laCIGS (-25,9%) che la CIG in Deroga (-13,8%). La Cassa in Deroga, che evidenzia un crollo sullo stesso mese del 2014 di circa 26 milioni di ore, è di fatto bloccata sia per la mancanza di risorse attribuite alle Regioni, sia per i criteri fortemente restrittivi che ne hanno ridotto l’utilizzo a soli 5 mesi per il 2015. Salgono le richieste nel Mezzogiorno (+28,5%) e nel Centro (+0,4%), mentre scendono nel Nord (-39,8%). Aumenti si registrano il 34 Province con in testa Pisa (+1952,9%), a fronte di un calo del 100% a Catanzaro.

 

 

Roma, 20 gennaio 2016