Il capo della polizia ritiene necessaria una riforma per rendere più snella la gestione degli immigrati, ma senza sottovalutare la percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Alfano: "Non è il momento per modificare la norma"
(http://www.repubblica.it/) Roma, 10 gennaio 2016 - La clandestinità resta reato, almeno per il momento. Ma così com'è rende difficile il lavoro delle Procure. Ne è convinto il capo della polizia Alessandro Pansa, secondo il quale "il problema reale è dato dal fatto che (il reato di clandestinità, ndr) intasa l'attività delle procure. Questo è il problema principale". È necessaria, quindi, almeno una riforma: "Probabilmente è preferibile che venga riformato, con un meccanismo che renda più agevole la gestione degli immigrati quando transitano per i nostri confini in maniera illegale". Però non si può non tener conto del fattore sicurezza e della percezione dei cittadini: "In questo momento è anche indispensabile che il nostro Paese lanci qualche segnale dissuasivo, per far capire che noi gestiamo il fenomeno dell'immigrazione con umanità, con correttezza, con rispetto delle regole nazionali e internazionali, ma lo gestiamo con grande rigore.
Quindi l'opportunità di comunicare un po' meglio questa trasformazione di questa norma - ha concluso Pansa - è sicuramente molto importante ai fini della percezione della sicurezza". Le parole del capo della polizia non piacciono al leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che su Facebook attacca e chiede le dimissioni: "Il capo della polizia chiede di depenalizzare la clandestinità. Ma come mai la clandestinità è un reato efficace in mezza Europa e in mezzo mondo, e solo in Italia non si riesce ad applicarlo? Il capo della Polizia dovrebbe difendere i suoi uomini e gli italiani, invece di leccare le scarpe di Renzi: si dimetta!" Il clima intorno alla questione, dunque, resta acceso. Dopo un primo slittamento alla prossima settimana per l'approvazione del decreto che avrebbe depenalizzato il reato di immigrazione clandestina, la decisione per ora pare archiviata.
La scelta più opportuna, secondo il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che, pur condividendo le "ragionevoli obiezioni" tecniche di Franco Roberti, il procuratore nazionale antimafia, e quelle "altrettanto ragionevoli" del ministro Andrea Orlando, sulla legge del 2009, è certo "non è questo il momento opportuno per andare a modificare quel reato. La gente non capirebbe". La norma, però, non piace soprattutto ai magistrati e agli addetti ai lavori, ha sottolineato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che in un'intervista alCorriere della Sera ha evidenziato come la richiesta di depenalizzare il reato arrivi proprio da loro.
Ma sulla tempistica Boschi è d'accordo con chi ritiene che non sia adeguata: "Penso che in questa specifica fase storica e politica per poter depenalizzare i reati di immigrazione clandestina, occorra preparare prima l'opinione pubblica, non perché abbiamo paura in termini di consensi, ma perché c'è un problema di percezione della sicurezza...Se eliminando questo reato la percezione dei cittadini è quella di una minore sicurezza questo è un problema". Questo non esclude che il governo tornerà ad affrontare il problema: "Forse si può arrivare a eliminare quel reato se si prepara bene il terreno, oggi non credo che sia giusto farlo", ha aggiunto
Niente abolizione del reato, ma sì a una discussione immediata per trovare soluzioni adeguate. Lo sostiene il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che lancia un invito: "Sediamoci già lunedì mattina ad un tavolo per trovare delle soluzioni che raggiungano due obiettivi: la diminuzione del numero degli ingressi; l'aumento del numero delle espulsioni. Chiedo che si sospenda l'assurda discussione sulla cittadinanza regalata facilmente agli stranieri, per sostituirla, in Commissione affari costituzionali al Senato, con il confronto sulle nuove procedure di espulsione. Solo in questo modo si risponde con serietà a un Paese che si rivolterà contro Renzi, che sta ribadendo la sua preferenza per gli stranieri, rispetto alla tutela della sicurezza degli italiani".