Roma, 4 gennaio 2016 - Nell'omelia della messa di Capodanno papa Francesco ha ancora una volta denunciato con parole accorate il "fiume in piena" delle migrazioni mondiali: "moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione".
Anche il capo di Stato italiano Sergio Mattarella – cattolico professo e progressista – ha dedicato una larga parte del suo messaggio per l'anno nuovo alle "masse ingenti di persone" che "si spostano, anche da un continente all'altro, per sfuggire alle guerre o alla fame o, più semplicemente, alla ricerca di un futuro migliore".
All'Angelus del 1 gennaio Francesco ha ringraziato "di cuore" il presidente Mattarella.
Ma l'uno e l'altro di certo non concordano sul che fare di fronte alle migrazioni.
Per papa Jorge Mario Bergoglio tutto si risolve in una parola: "accoglienza". E nella conseguente riprovazione di tutti coloro, pubbliche istituzioni comprese, che non vi si conformano totalmente.
Mentre per il presidente Mattarella il fenomeno migratorio "si deve governare".
E governare fondamentalmente così:
"Occorrono regole comuni per distinguere chi fugge da guerre o persecuzioni e ha, quindi, diritto all'asilo, e altri migranti che vanno invece rimpatriati, sempre assicurando loro un trattamento dignitoso".
E ancora:
"Serve accoglienza, serve anche rigore. Chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro paese… Quegli immigrati che, invece, commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono. Quelli che sono pericolosi vanno espulsi. Le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio e contro quelli che praticano violenza".
Nella visione di Francesco sembra svanire la distinzione tra Stato e Chiesa. La "tranquillitas ordinis" che è dovere dello Stato assicurare ai cittadini è assorbita e giudicata dalla sola "misericordia", propria della Chiesa.
Ne consegue, riguardo all'immigrazione, uno scontro tra "racconto" e "realtà". Come documenta nel testo che segue il maggior esperto italiano della materia, Natale Forlani, dal 2010 direttore generale dell'immigrazione presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Assieme a Marco Biagi, l'insigne giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse, Forlani è stato anche autore nel 2001 del Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia.
Nell'ottobre del 2011 fu tra i promotori, con un convegno a Todi, di un tentativo di rilancio della presenza cattolica sulla scena pubblica italiana. Operazione dalla quale però presto si ritrasse, avendola vista piegata "a un obiettivo partitico" e "a far candidare qualcuno", come in effetti avvenne.
La relazione che segue è uno sviluppo dell'intervento che Forlani ha tenuto lo scorso 7 novembre in un incontro su "Vecchio continente e nuovi arrivi", promosso a Norcia dalla Fondazione Magna Carta.