Resoconto del seminario CES del 18 dicembre a Zagabria
Roma, 22 dicembre 2015 - Lo scorso 18 dicembre, giornata internazionale del lavoratore migrante, la Confederazione europea dei sindacati (CES) ha promosso a Zagabria un pubblico evento con al centro “idee per governare la crisi dei rifugiati in Europa”.
La Croazia è stata scelta come Paese simbolo delle rotte balcaniche che hanno visto nel 2015 il passaggio di milioni di famiglie in fuga dalla guerra in Medio Oriente, ma anche di migranti africani in cerca di un futuro nel vecchio continente.
L’evento – che ha visto la presenza di Luca Visentini, segretario generale della CES e dell’esperto CES Marco Cilento– ha registrato, tra gli altri, la partecipazione di rappresentanti del SSSH della Croazia, MaSZSZ ungherese, del KOZ SR della Repubblica Slovacca, del ZSSS della Slovenia e del TCO della Svezia.
Presenti anche rappresentanti della BDA (Germania), degli imprenditori e ministero dell’Interno della Croazia. Per l’Italia era presente Giuseppe Casucci della UIL.
Riunione molto interessante, che ha registrato la presenza di una sessantina di quadri e dirigenti provenienti da vari Paesi europei. In generale, comunque, il 25° anniversario della approvazione della Convenzione ONU sui diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie (avvenuto il 18 dicembre 1990) si è celebrato in tutto il mondo un po’ in sordina, in qualche modo offuscato dall’emergenza umanitaria ed il suo impatto a livello di opinione pubblica europea.
Nel suo intervento introduttivo Luca Visentini ha ricordato che “il nostro sistema di asilo è attualmente sotto pressione a causa dell’ondata migratoria, e risulta insufficiente a dare risposte adeguate al momento storico”. Ed anche che “le inefficienze dei sistemi di asilo possono avere effetti negativi sul mercato del lavoro e sulla coesione sociale delle comunità locali. Aumenta anche il rischio di infiltrazioni criminali all'interno dei sistemi di accoglienza e di ricezione dei migranti”.
Il segretario generale della CES ha rilevato come “la scelta dell’Europa di concentrare gli sforzi principalmente su misure di sicurezza e le politiche di espulsione “equivale a una scelta deliberata di lasciare centinaia di migliaia di persone che vagavano nel territorio dell'UE in una situazione irregolare. E questo è inaccettabile”.
La CES “denuncia anche l’attività di selezione e discriminazione in atto nei centri di detenzione e negli hotspot, dove le persone arrivate vengono filtrate sulla base della nazionalità e non a partire dalla propria storia individuale, come vorrebbe la normativa internazionale”.
Per Visentini si tratta di “ pratiche illecite. Refoulement o espulsioni collettive di persone sono vietate dalle leggi internazionali e dai trattati europei, e sono una violazione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE. La CES condanna questi atti insostenibili, che coincidono con l'innalzamento di recinzioni alle frontiere nazionali. I governi vendono speranza illusoria ai loro cittadini che tali spettacoli di forza potrebbe essere un'alternativa agli atti umanitari essenziali”. La violazione dei diritti fondamentali, la costruzione di pareti, alimenta la reciproca diffidenza. Questa linea d’azione – cavalcando l'onda del populismo – “è il modo migliore per ritardare qualsiasi quadro europeo comune di asilo”, ha concluso l’oratore.
Nel suo successivo intervento, l’esperto CES Marco Cilento ha informato la platea delle intenzioni della Commissione di arrivare ad una normativa quadro europea in materia di asilo e che la stessa CE avrebbe annunciato una revisione delle norme di Dublino. “Questo è ciò che i sindacati hanno chiesto da quando la crisi dei rifugiati ha iniziato nel Mar Mediterraneo”, ha rilevato Cilento. “E triste constatare che - in un clima di generale sfiducia – l’obiettivo della revisione del regolamento di Dublino rischio di diventare un’occasione persa”.
Tra le proposte della CES in materia di asilo c’è la richiesta che tutti i 28 Stati Membri dell’Unione rispettino la procedura legale in materia di asilo e debbano cessare immediatamente la loro pratiche illegali di selezione e discriminazione dei profughi e migranti. “Chiediamo – ha detto Cilento - che tutti i richiedenti asilo siano registrati e protetti con un permesso temporaneo nell'ambito di un piano straordinario”.
Una richiesta questa che è stata anche fatta a più riprese dal Parlamento europeo. Ciò aiuterebbe le autorità nazionali ed europee ad un maggiore controllo della situazione, per accelerare le procedure di accoglienza, ed avere il tempo e le risorse sufficienti per valutare le situazioni individuali dei candidati.
Nel suo intervento a nome della UIL e del movimento sindacale italiano, Casucci ha confermato le denunce su quanto accade presso l’hotspot di Pozzallo, dove le persone in cerca di protezione internazionale sarebbero “filtrate” sulla base della nazionalità, senza avviare una procedura di verifica individuale come richiesto dalla legge”. Secondo l’associazione Medici senza Frontiere, a partire dallo scorso settembre sono centinaia le persone discriminate sulla base della nazionalità, ed a cui verrebbe consegnato un provvedimento di espulsione, per poi essere abbandonate nelle città italiane, senza accoglienza o alcuna forma di protezione.
Per Casucci “il Regolamento di Dublino ha mostrato tutta la sua inutilità di fronte alla crisi umanitaria, provocata dalle guerre in Medio Oriente ma anche dalla pesante povertà di molti Paesi Africani. Inoltre ha messo a nudo l’incapacità dell’Unione di agire come tale. E’ dunque necessario ed urgente riformare il sistema europeo di gestione del diritto d’asilo”.
L’oratore ha constatato come una parte degli arrivi non riguardi strettamente i richiedenti asilo o protezione internazionale, ma semplicemente migranti economici. “Il loro numero però è talmente elevato – ha detto casucci - da rendere impraticabile l’idea di rimpatri massivi”.
Ci sono poi gli aspetti di impatto sociale di questa ondata migratoria. Per il rappresentante UIL “la presenza in Italia di un gran numero di stranieri irregolari ha prodotto un esteso fenomeno di dumping lavorativo e sociale. Questo si somma al numero di persone rimaste senza lavoro e finite nell’area dell’irregolarità (150 mila permessi di soggiorno non rinnovati nel 2014, oltre alla fuoriuscita dal Paese di decine di migliaia di lavoratori stranieri dopo anni di permanenza regolare). L’effetto di questo cambiamento di panorama si somma e produce negativi effetti sull’opinione pubblica. Effetti che si vanno indebitamente a sommare con la paura prodotta dalle azioni terroristiche, con il risultato di un forte rischio di grave insofferenza della popolazione contro gli stranieri, ed in particolare quelli di religione mussulmana”.
Per la UIL, l’Unione europea deve affrontare il dramma dei rifugiati andando alle radici delle cause che producono l’esodo (mettere fine alle guerre, soprattutto attraverso cooperazione e diplomazia) e dando risposte complessive sul piano dell’accoglienza e dell’integrazione di quanti hanno diritto all’asilo ed alla protezione umanitaria. “Va cambiato il regolamento di Dublino, prevedendo una redistribuzione equa dei rifugiati in tutti i 28 Stati membri e possibilmente permettendo che le domande d’asilo possano essere fatte anche da fuori dei confini dell’Unione, monitorati se possibile da istituzioni internazionali riconosciute”.
Per quanto riguarda i migranti economici (per evitare fenomeni di dumping lavorativo) il movimento sindacale – al pari della CES - propone l’adozione della direttiva 2001/55/CE che dispone di permessi umanitari temporanei in caso di eccezionali afflussi di migranti. Nel frattempo vanno costruiti accordi con i Paesi d’origine e di transito per stimolare programmi di ritorno volontario assistito.
Casucci ha poi concluso: “Sul piano dell’inclusione sociale, bisogna andare oltre l’accoglienza con programmi sostanziosi di integrazione socio lavorativa. In questo senso sarebbe importante accelerare i bandi sui fondi Fami e FSE della Comunità Europea che prevedono attività di integrazione e inclusione lavorativa per richiedenti asilo e protezione internazionale. Il nostro Governo su questo piano è fortemente in ritardo (quasi un anno rispetto ad altri Paesi), con gravi ripercussioni sui processi di integrazione dei rifugiati e sull’operatività delle associazioni impegnate in questo importante e urgente fronte.
Siamo di fronte al controsenso che – nel momento in cui il flusso umanitario è cresciuto in maniera esponenziale – sono irragionevolmente diminuite le risorse per dare una risposta di solidarietà concreta in programmi di inclusione sociale.
Una contraddizione inaccettabile che, ad avviso del movimento sindacale, va rapidamente superata”.
E’ seguita una esposizione della piattaforma CES http://social.unionmigrantnet.eu/, realizzata sulla base di un progetto europeo a cui ha partecipato anche la UIL, che ha creato una rete di circa 50 contact points in tutto il continente, per scambi di esperienze e servizi ai migranti online.