Al termine del vertice di due giorni con i leader africani e poi del Consiglio straordinario Ue, il presidente della Commissione ricorda che "non abbiamo molto tempo" per i ricollocamenti. Ungheria a Germania: "Non riprenderemo profughi". Svezia reintroduce controlli temporanei alla frontiera.
(www.repubblica.it) LA VALLETTA (Malta), 13 novembre 2015 - I Paesi europei devono accelerare il ritmo della redistribuzione dei profughi da Italia e Francia: "Se continuiamo a questo ritmo - ha detto il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker - arriveremo all'obiettivo di ridistribuirne 160 mila nel 2101". Nella conferenza stampa al termine del vertice di due giorni con i leader africani e poi del Consiglio straordinario Ue, Juncker ha ricordato che la pressione è crescente e che "non abbiamo molto tempo".
"Metteremo a disposizione 500 milioni in due anni per la Turchia ma gli Stati membri dovranno mettere gli altri 2,5 miliardi. Riusciremo a raggiungere la cifra dei tre miliardi" ha aggiunto Juncker. L'Unione europea propone un "fondo di garanzia per i rifugiati" da 3 miliardi per sostenere la Turchia nel far fronte all'emergenza profughi. Delle risorse messe a disposizione in forma di "garanzia", 500 milioni verrebbero dal bilancio Ue e gli altri 2,5 miliardi dai contributi degli Stati. Lo sforzo richiesto all'Italia sarebbe pari a 281 milioni. La Turchia ospita attualmente 2,2 milioni di profughi siriani.
La conferma della cancelliera. "I tre miliardi dalla Ue alla Turchia come supporto per l'assistenza ai rifugiati non sono stati messi in discussione ed è una cifra su cui l'Unione concorda", ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel confermando che ci sarà un vertice tra i leader europei e la Turchia, "alla fine di novembre o all'inizio di dicembre: l'obiettivo è organizzarlo al più presto possibile". Secondo fonti interne dovrebbe svolgersi il 29 novembre. Merkel ha anche sottolineato che "la sicurezza al di fuori dei confini dell'unione è cruciale per il libero movimento in Europa" e ha affermato che la Ue "punta a ridurre il numero dei rifugiati e ad avere colloqui con Giordania e Libano sulla questione dei rifugiati".
Il difficile accordo con Gran Bretagna. Sarà "molto difficile" trovare un accordo con la Gran Bretagna perché le richieste di Londra sono "difficili", ha detto il presidente Ue Donald Tusk. Al termine del vertice di La Valletta, Tusk ha aggiunto che a suo avviso sarà difficile chiudere i negoziati con Londra, che vuole una serie di concessioni per evitare una Brexit, "entro dicembre", come auspicato dal premier britannico David Cameron. Juncker non ha invece voluto entrare nel merito dei negoziati, "che inizieranno la prossima settimana", limitandosi a dire che sono in calendario ripetuti incontri con Cameron, e che vedrà anche la cancelliera Merkel. Cameron ha promesso un referendum sulla Brexit entro il 2017, ma dovrebbe già svolgersi l'anno prossimo. Tra le richieste di britanniche più difficili da soddisfare spiccano, quella per limiti sui 'benefit' ai migranti Ue in Gb, e la richiesta di un diritto di veto di fatto sulle politiche Ue, anche quelle a cui Londra non partecipa.
Hollande, aiutare la Turchia. Il summit tra i 28 leader Ue, le istituzioni comunitarie e la Turchia a fine novembre-inizio dicembre è probabile anche per il presidente francese, Francois Hollande: "Programmare il meeting - ha però avvertito - è complicato dal fatto che la conferenza sul clima di Parigi inizia il 30 novembre". In ogni caso "dobbiamo lavorare con Ankara perché ospita molti rifugiati e lotta anche per controllare i suoi confini. Quindi è legittimo che sia aiutata. Dobbiamo fornire risorse che consentano a chi ha scelto di andare in Turchia di vivere decentemente". Inoltre, anche Giordania e Libano dovrebbero essere coinvolte nelle discussioni sui migranti". Se la pressione migratoria "continua allo stesso ritmo, diventerà insopportabile per alcuni paesi e porterà alla reintroduzione dei confini", ha aggiunto.
I timori di Budapest. L'Ungheria invece è pronta a rimandare in Germania gli eventuali profughi siriani che Berlino respingerà: lo ha detto il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, secondo il quale, dato che le regole di Dublino sull'immigrazione sono morte, non ha nessun senso ripristinarle. Budapest teme infatti che migliaia di profughi siriani, registrati in Ungheria al momento del loro ingresso nell'Ue e finiti in Germania, possano essere rispediti indietro. "Nessuno rispetta queste regole al momento dell'ingresso, sopratutto in Grecia, non c'è motivo quindi di applicare le regole sui rimandi", ha concluso Szijjarto.
Tensione alta. La tensione sulla crisi dei migranti non si allenta e ieri sera il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble ha descritto, intervenendo ieri sera in un dibattito a Berlino, il flusso di profughi come una 'slavina': "Si possono causare delle slavine, quando uno sciatore disattento va sul pendio e smuove un po' di neve", ha detto parlando del pericolo che la Germania corre. E ha aggiunto di non sapere se la slavina sia ancora sul pendio o sia giunta ormai a valle. Una dichiarazione che ha ulteriormente infiammato il dibattito sulla gestione della politica sui profughi di Angela Merkel.
Controlli temporanei in Svezia. La Svezia ha annunciato l'introduzione di controlli temporanei alle frontiere per sorvegliare il flusso di migranti in ingresso. Il ministro dell'Interno Anders Ygeman ha spiegato che la misura è stata decisa dopo il monito della polizia secondo la quale il previsto aumento di nuovi arrivi rappresenterà una minaccia per l'ordine pubblico. I controlli annunciati sono in vigore dalle 12 di oggi e non verranno revocati prima di dieci giorni, in una prima fase. La Commissione europea è al corrente delle intenzioni della Svezia, ma "non ha ancora ricevuto la notifica" di tale decisione, ha detto Tove Ernst, portavoce del commissario europeo per l'Immigrazione, ricordando che in base alle regole in vigore gli Stati membri possono reintrodurre controlli in casi eccezionali e per un periodi limitati di tempo, ma prima di farlo devono notificare la decisione a Bruxelles.
Commissione Ue: "Ok a barriera frontiera slovena". La parte di confine fra Croazia e Slovenia in cui Lubiana sta costruendo una barriera per arginare gli arrivi dei migranti è "esterna", perciò il governo sloveno ne ha piena competenza. Lo ha dichiarato la portavoce del Commissario europeo per la Migrazione, l'interno e la cittadinanza, Tove Ernst. "Riguardo all'intenzione della Slovenia di erigere barriere tecniche al confine con la Croazia, riteniamo che la frontiera sia esterna e che gli Stati membri abbiano la responsabilità di gestire la loro porzione. Tocca inoltre a loro identificare gli strumenti" da usare per farlo, ha detto Ernst.
Tusk: "Salvare Schengen è una corsa contro il tempo". Implementare le decisioni già prese, per cercare di vincere la corsa contro il tempo e salvareSchengen: il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, nel corso della conferenza stampa finale del summit di Malta ha fatto il punto sulla situazione in Europa e ha sottolineato come "i recenti sviluppi in Germania, Svezia, Slovenia e altri Paesi dimostrano con chiarezza la grande pressione che l'Europa sta affrontando". Tusk si è detto convinto della necessità "di ripristinare controlli efficaci alle frontiere esterne, rafforzare la cooperazione con i Paesi di transito ed origine, procedere alla ricollocazione o all'integrazione dei rifugiati", misure che devono essere attuate tutte allo stesso tempo, ha detto. Il presidente del Consiglio Ue, ha, però sottolineato che bisogna evitare allarmismi: "Dobbiamo sbrigarci, ma niente panico".