Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 11/11/2015
Emergenza immigrazione, la Slovenia alza il muro: si teme l’onda in Friuli
Emergenza immigrazione, la Slovenia alza il muro: si teme l’onda in Friuli
11/11/2015  | Sindacato.  

 

Via libera alla posa di 125 chilometri di filo spinato al confine con la Croazia. L’ambasciatrice italiana: «Nessun allarmismo, ma ogni scenario e possibile»

 

di Mattia Pertoldi, http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine

 

UDINE, 11 novembre 2015 -  La Slovenia ha deciso: il controllo del confine con la Croazia verrà rinforzato – anche se non chiuso – dai 125 chilometri di filo spinato che il Governo di Lubiana ha già acquistato all’estero nei giorni scorsi. Una decisione presa dal primo ministro Miro Cerar nella nottata tra lunedì e martedì in vista del nuovo maxi afflusso di profughi – si parla di almeno 30 mila persone in viaggio attraverso i Balcani – e della stretta sull’accoglienza dei migranti decisa ultimamente da Germania e Austria. «Nessun muro, solo barriere tecniche per indirizzarne il flusso», ha sostenuto Cerar, secondo una teoria fatta propria anche dall’ambasciatrice italiana a Lubiana, Rossella Franchini Sherifis, che però ha anche spiegato come per il nostro Paese – e per il Fvg in primis – a questo punto «pur non avendo la palla di vetro, può succedere di tutto». Non sono bastati, dunque, al Governo di Lubiana gli aiuti prima promessi e poi stanziati dalla Commissione europea – 10,1 milioni di euro “cash” già iscritti a bilancio da Bruxelles, oltre ai rinforzi di polizia giunti in Slovenia da una mezza dozzina di Stati dell’Unione – per decidere di non costruire una nuova barriera fisica nel cuore dell’ex Jugoslavia dopo i muri ungheresi eretti lungo le frontiere con Croazia e Serbia.

 

La ripresa incessante della rotta balcanica, dopo le pause di questi giorni, e le relazioni presentate a Lubiana che parlano di almeno 30 mila persone che si stanno dirigendo verso la Slovenia – ma secondo l’Unhcr se ne attendono 600 mila da qui a febbraio – hanno convinto Cerar ad agire. «Nei prossimi giorni – ha spiegato il premier – inizieremo a collocare alla frontiera con la Croazia ostacoli tecnici temporanei, anche barriere se necessario, ma non chiuderemo il confine ai passaggi». Un via libera, come accennato, legato secondo Cerar essenzialmente a due fattori: la mancata attuazione dei provvedimenti del vertice di Bruxelles di poche settimane fa e il numero dei migranti che non accenna a diminuire proprio nel momento in cui «Austria e Germania sono pronte ad accogliere un numero nettamente inferiore di profughi rispetto al passato, cioè circa 6 mila persone al giorno». Una situazione che per il primo ministro, in concomitanza con l’arrivo dell’inverno e delle basse temperature, aumenta il pericolo di «una catastrofe umanitaria» e della trasformazione della Slovenia in «una sacca che metterebbe a rischio la sicurezza stessa del Paese». E per quanto Cerar si sforzi di sottolineare come la decisione del Governo «miri solamente a indirizzare i migranti verso i punti di accesso a loro destinati», la tensione Oltreconfine è tornata ai livelli di guardia tanto che l’ambasciata italiana in Slovenia monitora costantemente l’evolversi della situazione con l’obiettivo di capire e valutare in anticipo eventuali conseguenze per la “porta d’Italia” a est: cioè il Fvg.

 

«Nessuno ha la capacità di prevedere il futuro – ha detto l’ambasciatrice Rossella Franchini Sherifis –, ma è evidente come, pur senza lasciarsi trascinare in inutili allarmismi, tutti gli scenari possibili debbano essere tenuti in considerazione». Il campanello d’allarme, d’altronde, nella piccola repubblica ex jugoslava è già abbondantemente suonato.

 

«La Slovenia sta facendo il possibile – ha continuato l’ambasciatrice –. I profughi, per “difendere” la validità degli accordi di Schengen, vengono identificati a Dobova non appena arrivano dalla Croazia e poi trasportati a Šentilj, sul confine austriaco. Ed è qui che, specialmente dopo le strette decise da Vienna e Berlino, si concentra la maggior parte dei problemi con il nervosismo che cresce sia da parte della popolazione residente che dei migranti i quali, vale la pena ricordarlo, continuano a voler puntare verso nord e non in direzione dell’Italia».

 

Vero, anche se, da una settimana a questa parte, la situazione è cambiata con centinaia di profughi – afghani, pakistani e bengalesi – che hanno cominciato ad arrivare in Fvg. E la motivazione, per Franchini Sherifis, è da ricercarsi nel cambio di atteggiamento del Governo tedesco. «La realtà dice che la Germania – ha proseguito – ormai accetta soltanto i siriani e rimanda indietro tutti i profughi di altre nazionalità perchè non li ritiene in fuga da zone di conflitto. Le decisioni di Berlino, sia quelle di qualche mese fa con le “aperture totali” che quelle recenti, ci hanno sorpreso. Non è certamente un caso, infatti, che in Fvg non sia arrivato alcun siriano, perchè quelli vengono accolti in Germania, ma soltanto persone di altre nazionalità».

 

Una situazione che adesso, con il muro, potrebbe peggiorare, anche se l’ambasciatrice prova a gettare acqua sul fuoco delle polemiche che rischiano di investire Lubiana. «Gli sloveni forse difettano in comunicazione – ha concluso – perchè quello del Governo non è un piano simile a quanto attuato in Ungheria. Cerar non è Orban che ha chiuso i confini, ma punta, semplicemente, a controllare l’accesso dei profughi incanalandoli lungo i valichi di frontiera presidiati da esercito e polizia. Una decisione che mira anche a salvaguardare gli stessi migranti per evitare il ripetersi di comportamenti simili a quelli del passato quando qualcuno si mise ad attraversare il confine guadando i fiumi».