Roma, 29 ott. (AdnKronos) - Sono poco meno di 240 milioni i migranti nel mondo. E' quanto emerge dal Dossier statistico immigrazione 2015, a cura di Idos in partenariato con Confronti con la collaborazione dell'Unar, presentato a Roma questa mattina. Nel 2015, rileva il Dossier, i migranti nel mondo sono arrivati ad essere, secondo le proiezioni, almeno 237 milioni, aumentando specialmente in Europa e in Nord America.
Movimenti migratori di una tale entità, osserva il Rapporto Idos, obbligano a riflettere sulle disuguaglianze che attraversano il pianeta: sono 1,2 miliardi le persone che sopravvivono con un reddito al di sotto di un dollaro giornaliero (Rapporto Undp). Del resto, ancora nel 2014 il 48,0% della ricchezza globale è concentrato nelle mani dell'1,0% della popolazione mondiale, il 46,5% è detenuto da un quinto di essa, mentre il restante 80,0% deve vivere con il 5,5% della ricchezza globale (Rapporto Oxfam).
Inoltre, risultano accresciute le crisi politiche, militari e ambientali. I paesi del Nord del mondo, anziché farsi maggiormente carico dei flussi migratori, si preoccupano di chiudere le frontiere per bloccarli, spesso in aperta violazione delle disposizioni internazionali sull'accesso al diritto d'asilo, e a tal fine molti hanno persino costruito o progettato muri e recinzioni (almeno 65 nel mondo).
Indirettamente i migranti rimediano, almeno in parte, alle disparità economiche tra i diversi paesi con le loro rimesse: 436 miliardi di dollari inviati verso i paesi in via di sviluppo nel 2014 a livello mondiale (con un aumento annuale del 4,4%), di cui 5,3 miliardi di euro dall'Italia (rispettivamente, dati Banca Mondiale e Banca d'Italia).
Dossier Idos: migranti in Italia
Roma, 29 ott. (AdnKronos) - Nel 2014, per la prima volta, il numero mondiale di migranti forzati ha sfiorato i 60 milioni (59.965.888), per un aumento annuo di 8 milioni. Di essi, i due terzi sono costituiti da sfollati interni (38 milioni secondo il Norwegian Refugee Council) e il restante terzo da richiedenti asilo e rifugiati (rispettivamente 1,8 e 20 milioni), includendo tra questi ultimi anche 5,6 milioni circa di palestinesi (dal 1949 sotto il mandato dell'Unrwa). Il maggiore aumento, rileva ancora il Dossier, ha riguardato i richiedenti asilo (+54,3%) e i rifugiati (+22,9%). Nel 2015 la Siria è divenuta il principale paese di origine di questi ultimi (3,9 milioni, da aggiungere ai 7,6 milioni di sfollati interni), superando l'Afghanistan (2,6 milioni) e la Somalia (1,1 milioni).
Inoltre, avverte il Rapporto, in prospettiva l'Africa, dove 21 Stati sono alle prese con guerre e conflitti interni, a metà secolo raddoppierà la sua popolazione e, con 2,5 miliardi di abitanti, sarà quasi cinque volte più popolosa dell'Unione europea, che però già ora gode di una ricchezza più di tre volte superiore.
L'Italia è uno dei grandi paesi europei di immigrazione, con 5.014.000 stranieri residenti alla fine del 2014 (incremento di 92.000 unità rispetto all'anno precedente), mentre i cittadini italiani all'estero, aumentati di 150.000 unità, sono 4.637.000. E' quanto emerge dal Dossier statistico Immigrazione 2015, a cura dell'Idos in collaborazione con Confronti e con la collaborazione dell'Unar, presentato questa mattina a Roma, evidenziando comunque che l'incidenza degli stranieri sulla popolazione residente (8,2%) continua a essere superiore al valore medio europeo (6,2%).
Inoltre, il Dossier ha stimato in 5.421.000 persone la presenza straniera regolare complessiva, includendovi anche i soggiornanti non comunitari in attesa di registrazione anagrafica.
Gli stranieri residenti in Italia per oltre la metà sono cittadini di un paese europeo (oltre 2,6 milioni) e per poco meno del 30% provengono da un paese dell'Ue (1,5 milioni). La collettività più numerosa è quella romena (1.131.839), seguita dai cittadini dell'Albania (490.483), del Marocco (449.058), della Cina (265.820) e dell'Ucraina (226.060).
Il sistema di accoglienza italiano per i richiedenti e i titolari di protezione internazionale è frammentato e comprende: 4 Centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa); 10 di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e di accoglienza (Cda); la rete Sprar (Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo) e le strutture di accoglienza temporanea (Cas).
In particolare, le persone accolte dalla rete Sprar sono passate da 7.823 nel 2012 a 22.961 nel 2014, mentre a giugno 2015 tale rete accoglieva solo il 25% dei 78mila richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, il 62% dei quali stava in strutture di accoglienza temporanea.
Secondo la stima del Dossier, che dal 1991 fotografa l'immigrazione nel nostro Paese, i cristiani sono quasi 2 milioni e 700mila e i musulmani più di 1 milione e 600mila (meno numerose le altre comunità religiose). Nel 2014 le persone di cittadinanza straniera intercettate dalle forze dell'ordine in condizione irregolare sono state 30.906 (dati del Ministero dell'Interno) e di esse il 50,9% è stato effettivamente rimpatriato (15.726). Gli arrivi via mare di profughi e altri migranti sono stati oltre 170.000. Le richieste d'asilo sono state 64.625 nel 2014 e 30.535 nei primi sei mesi del 2015. Nel giugno 2015 i migranti accolti erano 78.484 di cui 19.716.
I migranti nel Lazio
Roma, 29 ott. (AdnKronos) - Sono 636.524 i residenti stranieri nel Lazio, che sono aumentati del 3,3% tra il 2013 e il 2014 (media nazionale d'aumento 1,9%), passando dai 616.406 a 636.524 così ripartiti tra le province: Roma 523.957, Latina 45.749, Viterbo 30.028, Frosinone 23.754 e Rieti 13.036. E' quanto emerge dal Dossier statistico immigrazione 2015 curato da Idos in partenariato con Confronti e con la collaborazione dell'Unar, presentato oggi a Roma che evidenzia come la maggiore concentrazione è in provincia di Roma (82,3%), che ha conosciuto anche un aumento (3,1%) più alto rispetto ad alcune province (Viterbo 1,5% e Rieti 1,7%), ma inferiore rispetto ad altre (Frosinone 3,6% e Latina 6,8%).
Complessivamente in regione risiede il 12,7% dell'intera collettività straniera residente in Italia (5.014.437). Rispetto alla popolazione residente in regione (5.892.425), invece, l'incidenza dei cittadini stranieri è pari al 10,8%, aumenta al 12,1% in provincia di Roma, si mantiene tra l'8% e il 9% nella province di Rieti, Latina e Viterbo e scende al 4,8% in quella di Frosinone.
Nel Lazio la presenza di donne tra gli immigrati (52,2%) risulta vicina alla media nazionale (52,7%), mentre resta al di sotto di tale valore nella provincia di Latina (47,8%), ma pari a oltre il 53% a Frosinone e Viterbo e al 54% a Rieti. Nel 2014, rileva ancora il Dossier, gli iscritti dall'estero (26.994 in provincia di Roma, 2.978 a Latina, 1.290 a Frosinone, 1.143 a Viterbo e 649 a Rieti, per un totale di 33.054 iscrizioni in tutta la regione) sono stati superiori ai 7.702 nuovi nati stranieri (6.205 a Roma, 678 a Latina, 362 a Viterbo, 327 a Frosinone, 130 a Rieti). L'incidenza sul totale delle nascite registrate in regione nel 2014 (50.360) è stata del 15,3%: nella provincia di Roma si arriva al 16,5%, seguita da Viterbo, con una incidenza del 14,6%, Latina con il 13,2%, Rieti con l'11,6% e Frosinone 8,3%.
La regione, e specificatamente l'area della capitale con il suo circondario, si accreditano quindi per il continuo aumento del gruppo delle seconde generazioni. Tale affermazione, del resto, trova riscontro anche dai dati sulle scuole laziali, dove la percentuale dei nati in Italia tra i 77.605 studenti di cittadinanza straniera iscritti nell'a.s. 2014/2015 ha raggiunto il 49,5%.
Nel corso del 2014, 8.777 cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (di questi 7.235 nella sola provincia di Roma), mentre nelle altre province i numeri restano, per ovvie ragioni, più contenuti (632 Viterbo, 388 Frosinone, 348 Latina, 174 Rieti).
Guardando le aree di provenienza degli immigrati, il continente più rappresentato resta quello europeo con 364.209 residenti; di questi il 77,6% sono cittadini comunitari e per la quasi totalità provenienti da paesi di recente adesione. In regione, infatti, si conta, e non è una novità, una forte presenza di cittadini romeni che, con 224.537 residenti, sono prima collettività in tutte le province.
Seguono a grande distanza i polacchi (22.119) e i bulgari (7.516) tra i comunitari, e gli albanesi (25.207), gli ucraini (22.300) e i moldavi (15.494) tra gli altri europei del continente. L'Asia si trova in seconda posizione (150.041 residenti provenienti principalmente dalle aree centro-meridionale e orientale), con filippini (44.743), bangladesi (31.343), indiani (23.939), cinesi (20.601) e srilankesi (10.891) a rappresentare le collettività più numerose.
Sono, invece, 69.037 i residenti di origine africana, principalmente marocchini (13.336) e egiziani (13.059), e 52.718 quelli provenienti dal continente americano, soprattutto dall'Ecuador (10.113) e dal Perù (17.601), mentre i cittadini dell'Oceania sono 355.
Tra le collettività più numerose, i romeni residenti in regione costituiscono circa il 20% di tutti i connazionali presenti in Italia, così come i polacchi (22,4%); ancora più alta la concentrazione di filippini (il 26,6% del totale nazionale) e bangladesi (27,2%).
Nel Lazio i nati all'estero registrati dall'Inail come occupati (con almeno una giornata lavorativa nel corso dell'anno) nel 2014 sono stati 334.714, di cui l'82,4% in provincia di Roma, seguita da quelle di Latina (30.003), Frosinone (12.245), Viterbo (12.097) e Rieti (4.637). La loro incidenza rispetto al totale degli occupati in regione è del 14,6% (lo stesso valore si registra nella provincia di Roma) a fronte di una media nazionale del 16,8%; nelle due province più ''agricole'' della regione, tuttavia, l'incidenza aumenta (a Latina è del 18,6%, mentre a Viterbo è del 15,6%), mentre in quella di Frosinone si mantiene su percentuali più basse (9,7%).
Circa un terzo dei lavoratori nati all'estero è originario della Romania (106.008), ma tra i gruppi più numerosi troviamo anche i filippini (17.063), i bangladesi (14.664), gli indiani (14.662, più della metà nella provincia di Latina), gli albanesi (13.261), i polacchi (11.061), i cinesi (9.574), gli ucraini (9.351) e gli egiziani (9.020).
Tra i lavoratori immigrati, la quota di donne occupate arriva al 41,8% (in Italia supera il 46%): l'unico valore a porsi al di sopra della media regionale è quello registrato nella provincia di Roma (43,4%), mentre in tutte le altre province le percentuali restano inferiori (30,5% in quella di Latina, 36,9% a Frosinone, 39,8% a Rieti e 37,9% a Viterbo).
Il 69,1% di questi lavoratori è impiegato nei servizi (percentuale di oltre 10 punti superiore al valore medio nazionale), il 19,3% nell'industria e il 6,4% in agricoltura (per il restante 5,3% il settore non risulta attribuito). Se si osservano i dati provinciali, tuttavia, le percentuali variano notevolmente. Così, mentre in provincia di Roma ad essere occupato nei servizi è il 74,6%, nelle restanti province lo stesso valore risulta compreso tra il 50,6% di Frosinone e il 40,8% di Latina. Allo stesso modo, nelle province di Latina e Viterbo, sono rispettivamente il 35,2% e il 25,7% quelli inseriti nel settore agricolo rispetto, ad esempio, al 2,3% della provincia di Roma; nella provincia di Frosinone, invece, sale fino al 38,2% la percentuale di quelli che tra i lavoratori immigrati operano nel settore industriale.
Coerentemente con quanto si registra a livello nazionale, nel Lazio tre lavoratori immigrati su quattro sono inseriti in micro imprese che hanno da 1 a 9 addetti, mentre solo il 9,5% lavora in grandi industrie con più di 250 dipendenti. Gli immigrati che durante il 2014 hanno conosciuto almeno un'assunzione sono stati 137.736 (il 22,5% di tutti i rapporti di lavoro attivati in regione, con un'incidenza massima del 30,8% in provincia di Latina), e in 21.758 casi si è trattato di nuovi assunti, cioè di persone che per la prima volta hanno avuto accesso al mondo del lavoro (l'incidenza in questo caso è del 26,6% rispetto al totale dei nuovi assunti in regione).
Nonostante ciò, l'elevato numero di cessazioni dal lavoro ha mantenuto i saldi occupazionali negativi anche nel 2014 (-8.354). Per il terzo anno consecutivo, quindi, il mercato espelle più lavoro immigrato di quanto riesca ad assorbirne.
Il settore in cui si registra il saldo negativo più consistente (in termini assoluti) è quello dei servizi (-5.544), seguito dall'industria (-4.411): comunque, se si considera il numero totale di immigrati occupati per settore (nei servizi sono 3,5 volte più numerosi rispetto al secondario) è nell'industria che, in termini relativi, la contrazione si fa più incisiva. In agricoltura, invece, il saldo occupazionale risulta, seppur di poco, positivo (28 unità di lavoro in più rispetto all'anno precedente).