Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 02/07/2015
UNHCR: nel Mediterraneo crisi di rifugiati, sbarchi record
UNHCR: nel Mediterraneo crisi di rifugiati, sbarchi record
02/07/2015  | Sindacato.  

 

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GINEVRA – Non una tragedia di immigrazione, ma di rifugiati. Una vasta maggioranza dei 137,000, che nei primi sei mesi del 2015 si sono messi in mare a rischio della vita, scappava da guerre, conflitti o persecuzioni. Questo il verdetto dell’UNHCR in un dossier pubblicato oggi a Ginevra.

 

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I numeri della crisi secondo l’UNHCR

 

Un terzo dei 137 mila arrivati via mare in Italia e Grecia venivano dalla Siria, i cui abitanti hanno quasi universalmente riconosciuto lo status di profugo o qualche altra forma di protezione. Il secondo e terzo dei principali paesi di provenienza sono stati l’Afghanistan e l’Eritrea, entrambi con il 12 per cento del totale: anche in questo caso si tratta principalmente di potenziali rifugiati. “Mentre l’Europa dibatte sul modo migliore per affrontare la crisi, dobbiamo essere chiari. la maggior parte di chi arriva per mare in Europa sono profughi che cercano rifugio da persecuzioni e guerre”, ha detto l’Alto Commissario Antonio Guterres.

 

Gli sbarchi intanto sono aumentati a livelli record. Dati ricevuti da Atene, Roma, Malta e Spagna hanno  descritto un aumento dell’83 per cento dal 75 mila arrivi nel primo semestre dell’anno scorso. La crisi nel Mediterraneo e’ di “proporzioni storiche”, sottolinea l’organizzazione osservando che la rotta del Mediterraneo orientale, dalla Turchia verso la Grecia, ha ormai superato quella del Mediterraneo centrale (dal nord Africa verso l’Italia). Confermato anche che la maggior parte delle persone che arrivano in Grecia sono rifugiati siriani, molti dei quali erano in precedenza fuggiti nei paesi confinanti, come la Turchia e il Libano.

 

L’Unhcr si sofferma anche sul drammatico numero di morti in mare. Tra gennaio e marzo, 479 rifugiati e migranti sono annegati o scomparsi in mare (15 nei primi tre mesi del 2014) e in aprile il dato ha raggiunto il record di 1.308 vittime (42 nell’aprile 2014). In maggio, il numero è sceso a 68 (226) e la tendenza al ribasso è continuata in giugno, con 12 morti (305).

 

Si tratta di un calo “incoraggiante” e di “un segno che con la giusta politica, sostenuta da una risposta operativa efficace, è possibile salvare più vite in mare”, ha osservato Guterres: “Ma dobbiamo restare vigili”. Per Guterres, l’Europa ha una “chiara responsabilità” di aiutare coloro che cercano protezione da guerre e persecuzioni: “Negarla equivale a minacciare le fondamenta stesse del sistema umanitario che l’Europa ha lavorato così duramente per costruire”.

 

Nell'immagine in alto un bimbo afghano e altri migranti sbarcano a Lesbo. Foto ACNURA