Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 19/03/2015
Gruppo Migrazione ed inclusione della CES, riunione del 17 marzo 2015. Resoconto.
Gruppo Migrazione ed inclusione della CES, riunione del 17 marzo 2015. Resoconto.
19/03/2015  | Sindacato.  

 

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Roma, 19 marzo 2015 - Si è tenuto lo scorso 17 marzo a Bruxelles, presso la sede internazionale ITUC, la riunione semestrale del gruppo migrazione ed inclusione del sindacato europeo. A presiedere l’incontro, il Segretario Confederale CES Luca Visentini e l’esperto Marco Cilento. Presenti anche numerosi funzionari dei sindacati degli Stati membri UE. Per l’Italia hanno partecipato Giuseppe Casucci (UIL) e Sergio Bassoli (Cgil).

 

Tra i temi in agenda:

 

a)    Il programma di migrazione/inclusione della CES presentato al prossimo congresso per il periodo 2015-2019. Presentazione di Luca Visentini;

b)    La nuova politica economica e legale sulla migrazione, ed in particolare lo stato di applicazione della blue card. Presentazione di Marco Cilento;

c)    Il portale UnionMigrantNet, creato nell’ambito del progetto CES A4I: presentazione della rete, funzionamento del portale, la presentazione di possibili nuovi progetti (M. Cilento.

 

Introducendo la tematica del prossimo congresso CES (a cui lui stesso è stato indicato come candidato unico a segretario generale), Luca Visentini ha tratteggiato il programma CES per il periodo 2015 e 2019 (scarica: ETUC PROGRAMME 2015-2019).

 

Due le tematiche legate all’immigrazione: l’integrazione e l’equo trattamento dei migranti; una mobilità intra UE maggiormente equa e fruibile.

 

Sul primo aspetto, l’oratore ha osservato come "il numero di cittadini di paesi terzi sul territorio dell'Unione europea aumenterà nei prossimi decenni, a causa di fattori esterni, quali le crisi umanitarie in Stati vicini, ma anche i fattori interni come il cambiamento demografico". La migrazione dovrà pertanto diventare, per Visentini,  "una priorità fondamentale per l'Unione europea e il movimento sindacale UE. I migranti provenienti da paesi terzi danno un grande  apporto al mercato dell'economia e del lavoro dell'UE, oltre che arricchire la società europea". In realtà, l'integrazione è un processo a doppio senso, in cui i migranti diventano parte di una comunità di accoglienza, mentre la comunità beneficia anche dell'apporto culturale ed economico di persone provenienti da altre società.

 

Inoltre, i fatti dimostrano come gli immigrati rispondano principalmente alle carenze di manodopera non coperte da lavoratori comunitari e che il loro contributo fiscale supera significativamente quello che ricevono in benefici sociali e welfare.

 

Tuttavia, ha detto Visentini, "la narrativa dell'UE in materia di migrazione, negli ultimi anni si è concentrata sulla sicurezza e sul pattugliamento delle frontiere, lasciando agli Stati membri la  responsabilità per la gestione dei flussi e per l’integrazione degli stranieri negli Stati membri. Questo approccio ha spesso portato ad una scarsa integrazione e l'inclusione dei migranti; così come si è spesso tradotta  in uno sfruttamento massiccio e ingiusto trattamento dei migranti nella società ospite e nel mercato del lavoro".

 

Questi fenomeni aumentano le discriminazioni e il dumping sociale, e riguardano sia i migranti e i lavoratori nei paesi ospitanti. Una cattiva gestione delle politiche migratorie inoltre  alimenta le tensioni sociali  ed il rischio di razzismo.

 

La proposta di un quadro giuridico UE in materia migratoria, tra cui diverse direttive nuove o riviste, è stata ostacolata dalla riluttanza degli Stati membri a rispettare l'acquis comunitario.

 

La parità di trattamento è considerata in questi nuovi strumenti giuridici, ma con risultati insufficienti o frammentari. "Le politiche di integrazione devono essere inquadrate in programmi comuni nell’Unione, al fine di indirizzare le risorse in modo più efficiente a livello europeo, nazionale e locale".

 

C’è poi il tema della migrazione irregolare spesso ignorata, e gli immigrati privi di documenti sono stati spesso trattati come criminali, e spinti verso l’illegalità ed il lavoro nero.

 

Per il segretario confederale CES l’appartenenza sindacale, anche a livello transfrontaliero, "promuove l'integrazione attraverso la partecipazione alla vita sindacale, e facilita l'inserimento nel mondo del lavoro, il mercato del lavoro e nella società in generale".

 

Inoltre: il dialogo e la cooperazione tra le autorità locali e le organizzazioni sindacali devono essere intensificate a tutti i livelli. Organizzazioni sindacali regionali e interregionali offrono attività per assistere, informare, integrare e promuovere l'inclusione dei migranti.  

 

La CES si adopererà per:

 

a) modificare la narrativa dell'UE in materia di immigrazione, sia a livello istituzionale che nella società, allargando l'attenzione oltre ai problemi di sicurezza, anche al contributo che i migranti danno, al rispetto dei diritti umani, alla parità di trattamento e l'integrazione;

 

b) promuovere la tolleranza e combattere tutte le forme di discriminazione, razzismo e xenofobia nei confronti dei migranti;

 

c) contribuire a costruire una politica europea della migrazione, sulla base di questi principi e su un maggiore coordinamento e solidarietà sia tra l'Unione europea e gli Stati membri, sia tra gli Stati membri stessi;

 

d) negoziare un quadro giuridico più coerente per la migrazione a livello di UE, in grado di prevenire lo sfruttamento e la discriminazione, a garantire la piena parità di trattamento, nonchè di attuare i percorsi per l'integrazione e l'inclusione dei migranti;

 

e) aprire un dibattito sulla migrazione irregolare, le sue cause e gli effetti, e sui possibili modi per portare i migranti irregolari verso uno status legale e l'integrazione nel mercato del lavoro e nella società, anche attraverso la lotta contro il lavoro sommerso e lo sfruttamento;

 

f) più in generale, partecipare nella UE e a livello nazionale, alle politiche e riforme migratorie, attraverso la negoziazione con le autorità pubbliche, la cooperazione tra tutte le parti interessate, e la promozione di specifiche campagne, azioni e progetti;

 

g) rafforzare le attività sindacali e reti di informazione e assistenza ai migranti, in particolare attraverso il portale UnionMigrantNet.

 

Sul tema dell’asilo le proposte CES richiamano ad una particolare attenzione al problema dei rifugiati e dei richiedenti asilo, ed alle tragedie che avvengono lungo le frontiere dell'UE, in particolare nel Mediterraneo. La CES ha sviluppato una nuova ed efficace strategia su questo tema, e si è impegnata a:

 

a) incoraggiare azioni di ricerca e salvataggio, che sono essenziali per prevenire le morti in mare e le frontiere, nonché le attività per combattere il traffico, aumentare la cooperazione con i paesi di origine, e sostenere i programmi umanitari per alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite da guerre, fame e brutali dittature;

 

b) chiede un maggiore coordinamento e solidarietà tra l'UE e gli Stati membri nella creazione di una politica europea più forte per il riconoscimento, accoglienza e insediamento dei rifugiati sul territorio dell'UE, in particolare attraverso la revisione del quadro giuridico esistente (regolamento di Dublino);

 

c) assicurare il pieno rispetto dei diritti umani e l'equo trattamento dei rifugiati e dei richiedenti asilo, anche nel quadro delle convenzioni internazionali.

 

Per una  mobilità equa e libera 

 

La CES è a favore di una mobilità libera e giusta per tutti. In condizioni libere ed eque, la mobilità è una grande opportunità per lo sviluppo personale, economico e sociale dei cittadini e dei lavoratori europei. I cittadini e i lavoratori dovrebbero poter trovare un lavoro e vivere una vita dignitosa nei loro paesi e nella comunità. Se decidono di muoversi e viaggiare in uno degli Stati Membri, questo dovrebbe essere fatto liberamente e senza ostacoli. La mobilità non dovrebbe mai essere un obbligo, direttamente o indirettamente, ma questo è ora il caso in molti paesi dell'Europa meridionale e orientale, dove i giovani, in particolare, stanno lasciando le proprie case per trovare un lavoro in Europa o fuori. Diversi ostacoli esistono ancora per i cittadini dell'UE che si spostano in un altro Stato membro, in particolare per motivi di lavoro.  E questo nonostante l'attuale quadro giuridico dell'UE che dovrebbe garantire la libera circolazione dei lavoratori. I lavoratori mobili sono spesso oggetto di discriminazioni o disparità di trattamento in settori quali la sicurezza sociale, le condizioni di lavoro e i salari, l'accesso al welfare e all'istruzione, fiscalità, ecc Lavoratori frontalieri incontrano particolare discriminazione, dal momento che il loro stato non è adeguatamente protetto, riconosciuto o addirittura definita. Violazioni da parte dei datori di lavoro e / o ostacoli illegittimi alla libera circolazione all'interno dell'UE istituito dai governi dovrebbero essere identificati ed eliminati. La libera circolazione all'interno dell'UE e dell'AELS non deve significare pregiudicare i livelli nazionali.

 

Su questa tematica la CES si impegna a intervenire per:

 

a) far rispettare pienamente e migliorare la legislazione comunitaria che consente il movimento libero ed equo e parità di trattamento per i cittadini e lavoratori in mobilità;

 

b) lottare contro le discriminazioni e gli ostacoli che si frappongono a chi si vuole spostare per lavoro;

 

c) rafforzare e coordinare le reti sindacali che forniscono informazioni e assistenza ai cittadini e lavoratori mobili, anche attraverso azioni legali (CSIR, EURES partenariato, sindacali punti di contatto e di uffici, UnionMigrantNet, etc.);

 

d) Appoggiare la partecipazione dei sindacati "in politiche nazionali e comunitarie per garantire il movimento libero ed equo dei lavoratori e dei cittadini”.

 

Marco Cilentodella CES ha poi presentato al gruppo migrazione ed inclusione quello che ha definito: “background document for a debate on economic migration and more effective EU policies”. (scarica: INFONOTE UNIONMIGRANTNET EN).

 

Cilento ha spiegato che la Commissione europea ha promosso di recente un gruppo di esperti per discutere lo sviluppo di una nuova agenda europea sulle migrazioni: una nuova politica in materia di legale migrazione economica / con un focus più alto su migrazione qualificata per una economia europea più competitiva.

 

Gli obiettivi dichiarati sono a) la revisione della direttiva sulla cosiddetta carta blu (per lavoratori qualificati) e b) il supporto ad un dialogo strutturato in materia di migrazione del lavoro. Il primo è parte di un più grande interesse dell'UE per essere attraente per i migranti altamente qualificati. Mentre il tema del dialogo è anche un obiettivo della CES.

 

Per quanto riguarda la creazione del portale Unionmigrantnet, esso è uno degli obiettivi del progetto A4I della Ces, che ha realizzato la creazione di un network di contact points sindacali in europa, con il compito di fornire servizi ai lavoratori migranti ed alle loro famiglie. Il portale è ora operativo, mentre il progetto si concluderà con una conferenza finale “servizi sindacali ai migranti” che si terrà a Bruxelles il prossimo 15 – 16 giugno 2015. La conferenza punta alla partecipazione di circa 200 quadri sindacali, di cui almeno la metà di origine straniera. Una occasione utile per la UIL (partner del progetto) che potrà partecipare con alcuni propri quadri.

 

Si sta progettando la presentazione per cofinanziamento alla Commissione Europea di tre possibili proposte progettuali:

 

  1. Progetto 1 - Piattaforma formativa per la rete di Unionmigrantnet;
  2. Progetto 2: Lavoro, mobilità e contrattazione collettiva per un mercato interno  più efficace e socialmente sostenibile;
  3. Progetto 3 – Azione per l’integrazione di richiedenti asilo e e persone sotto protezione temporanea.

 

Nel suo intervento Casucci ha appoggiato le proposte CES in materia di riscrittura della narrativa europea in materia di immigrazione ed asilo, ricordando che una impostazione puramente securitaria in materia (sia pur lecita) non è adeguata a dare risposte ai crescenti problemi che vengono dal Mediterraneo e dalla nuova ondata di profughi. L’oratore ha definito “un errore” la scelta Italiana di chiudere Mare Nostrum, mentre Triton risulta chiaramente essere un’operazione utile ma inadeguata – sia nella mission che nei mezzi a disposizione – per affrontare il problema degli sbarchi e dei morti in mare (700 solo nei primi due mesi del 2015).

 

La UIL, come la CES, favorisce la proposta della creazione di centri di raccolta profughi da realizzarsi in alcuni Paesi africani (Egitto, Tunisia, Marocco) gestiti dall’UNHCR dove vengano rispettati i diritti fondamentali e si dia la possibilità di chiedere asilo nel Paese di elezione.

 

“Questo sarebbe l’unico modo”, ha detto il rappresentante UIL, per combattere il traffico internazionale di esseri umani.

 

Sulla tematica della carta blu l’oratore ha riportato i dati sulla situazione italiana, prodotti dal ministero del lavoro. Tra il 2012 ed il 2013 sono pervenute solo 533 domande d’ingresso attraverso la normativa della carta blu. I nulla osta consegnati però sono risultati soltanto 211, mentre le altre domande sono state rifiutate o ci sono state rinunce.  Finora dunque, la direttiva 2009/50/UE ha trovato scarsa utilizzazione in Italia e questo sembra sia successo in altri Paesi Europei.

 

Per quanto riguarda il nostro paese, la motivazione sarebbe “la scarsità oggettiva di domanda di lavoro specializzato” – tanto che i nostri giovani vanno all’estero a cercare lavoro; non a caso la prevalenza della nostra immigrazione risulta essere di livello medio basso. Infine va anche messa in conto la farraginosità della procedura.

 

Gli scarsi risultati della direttiva, portano la CES a suggerire  una modifica della stessa.   

 

Infine: Sergio Bassoli della Cgil è intervenuto per presentare un progetto promosso dalla Cgil, con la creazione di una piattaforma web, che prevede la collaborazione di sindacati di alcuni Paesi europei con trade union del Maghreb e Africa Sub – sahariana.