Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 11/03/2015
Scuola, extracomunitari in cattedra: il supplente parla straniero
Scuola, extracomunitari in cattedra: il supplente parla straniero
11/03/2015  | Sindacato.  

 

libero-it

 

Roma, 10 marzo 2015 - È il multiculturalismo, bellezza. Basta con i professori che hanno studiato in Italia. Ora, almeno per quanto riguarda i supplenti di conversazione in lingua straniera, la scuola pubblica italiana apre le porte agli extracomunitari.

 

A dire il vero, la serratura era già stata forzata da diverso tempo, attraverso leggi d’indirizzo egualitarista. Il testo unico sull’immigrazione, per esempio, vigila affinché siano evitate forme di discriminazione, comprese quelle fondate sul requisito della nazionalità. In pratica, è vietato preferire un docente italiano a uno straniero, anche quando si tratta dell’educazione dei propri figli. Tuttavia, pare che negli uffici del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, non se ne siano ancora accorti e continuino da anni a riproporre le medesime procedure senza tener conto delle nuove normative. Quando poi, in rappresentanza del governo, il ministero di viale Trastevere viene citato in giudizio, non si disturba nemmeno per presenziare alle udienze o per nominare un legale. Lascia fare, come nella migliore tradizione burocratica da basso impero. E perde le cause.

 

Così, senza incontrare un minimo di resistenza, pochi giorni fa il tribunale di Milano ha dichiarato discriminatorio un bando del 2014 del Miur sulle graduatorie per i supplenti delle scuole. In particolare a finire nel mirino dei giudici sarebbe stato il requisito della cittadinanza italiana o comunitaria per l’accesso alle graduatorie di III fascia, considerato illegittimo. Ritenuta illegittima anche la clausola di priorità nell’insegnamento delle lingue straniere assegnata agli insegnanti italiani. Il Tribunale ha così accolto un ricorso presentato da Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e altre sigle sul bando del Miur, motivando la propria decisione con il rispetto dell’articolo 38 del decreto legislativo 165/01, che estende l’accesso ai posti pubblici anche ai cittadini di Paesi terzi che siano titolari del permesso di soggiorno di lungo periodo o che siano titolari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria. Sommando tutte le categorie, si ottiene oltre il 60% degli stranieri residenti in Italia, precisa l’Asgi. E bisogna ancora aggiungere i titolari di «carta blu», cioè gli stranieri altamente qualificati, e i familiari stranieri di cittadini italiani.

 

Ora quindi si riaprono i termini per proporre la domanda e anche la graduatoria dovrà essere riformulata. Il caso, in realtà, rischia di trovare applicazione limitata, non soltanto per la marginalità degli incarichi che riguarda, ma anche perché ormai anche il supplente pare rientri a pieno titolo fra i mestieri che gli italiani non vogliono più fare. La scarsità di candidati a coprire le cattedre libere, costringe sempre più dirigenti scolastici ad affidare le supplenze, anche di lunga durata, ai docenti abilitati inseriti nella seconda fascia delle graduatorie scolastiche. Risultato: nell’anno in corso, oltre la metà dei precari sono stati scelti così. Lo denuncia il sindacato degli insegnanti Anief, che ha indetto uno sciopero per il 17 marzo, quando tutti i supplenti della scuola italiana sono stati convocati per scendere in piazza a Roma a manifestare in seguito alle titubanze del governo di includere nel maxi-piano di assunzione, incluso nella Buona Scuola, anche tutti coloro che sono inseriti nelle graduatorie d’istituto, ovviamente in presenza di posti liberi e di altri candidati. Inspiegabile, sostengono i sindacati, se si considera che ci sono oltre 20mila idonei dell’ultima selezione e dei precedenti concorsi, e 45mila supplenti chiamati ogni anno.

 

Andrea Morigi