Resoconto a cura del Dipartimento Politiche Migratorie UIL
Roma, 11 febbraio 2015 – Si è concluso ieri a Bruxelles la due giorni seminariale organizzata dalla CGIL sulla tematica dei flussi migratori provenienti dal Mediterraneo e dai Paesi Sub – sahariani, nell’ambito di un progetto di costruzione di un network interattivo tra sindacati dei Paesi del Sud Europa e Paesi africani. L’obiettivo era quello di uno scambio di informazioni e buone pratiche sulla tematica migratoria e dei richiedenti asilo, e la costruzione di una piattaforma online di supporto alla capacity building sindacale su questa materia.
La UIL è stata invitata a partecipare al convegno, quale osservatore nella persona del Coordinamento Nazionale Dipartimento Politiche Migratorie, Giuseppe Casucci.
Presenti all’evento 34 dirigenti sindacali appartenenti a 22 organizzazioni provenienti da 18 Paesi. La CES era rappresentata dal segretario confederale Luca Visentini, mentre per la ITUC era presente con due funzionari: Cidy King e Davida Natacha. Presente anche la rete di ONG internazionale Solidar e ILO/Actrav.
All’ordine del giorno, naturalmente i pressanti flussi provenienti dal Nord Africa e le ricorrenti tragedie in atto durante le traversate del Mar Mediterraneo; la necessità di cambiare l’approccio europeo sul fenomeno migratorio e dei richiedenti asilo; ma anche l’urgenza di costruire le condizioni per una maggiore e più efficace collaborazione tra i sindacati dei Paesi sulle due sponde del Mediterraneo e dell’Africa Sub – Sahariana.
Il dibattito del convegno è risultato forse molto interno alla logica di costruzione della rete sindacale, più che sul dibattito su grandi temi, ma si è scontrato approcci diseguali dei sindacati di differenti Paesi sulla questione migratoria.
A differenza dei paesi Europei, l’attenzione delle Trade Union del Maghreb o del Centro Africa sembra più focalizzata sulla tutela dei loro emigranti e sulla necessità di fornire loro maggiori informazioni e supporto; mentre ha mostrato notevoli carenze sul fronte degli immigrati che arrivano nei loro Paesi e sulla necessità di una loro tutela.
Va ricordato che l’Africa ed il Medio Oriente sono attualmente attraversati da incessanti flussi migratori che coinvolgono vari milioni di esseri umani (spesso anche donne e bambini). Le cause sono ben note e riguardano i conflitti locali in Siria, Afghanistan, Iraq e Libia principalmente; ma anche Niger e Nigeria, ecc. Senza naturalmente dimenticare la situazione di guerra civile in Libia che rende impossibili accordi di sicurezza tra Paesi, mentre sembrano mancare controlli sui natanti che partono ogni giorno dalle loro coste.
Guerre e rivoluzioni locali che producono esodi massicci, la maggior parte dei quali riguardano i Paesi del Maghreb e Mashrek e che solo in una parte minore si dirigono verso l’Europa.
Dati gli alti costi delle traversate, pagati a organizzatissime reti criminali, il numero di persone che si possono permettere di viaggiare (sia pure in condizioni rischiosissime) si conta su cifre di decine di migliaia, a fronte di movimenti che riguardano ogni anno almeno 10 milioni di persone.
I sindacati dei Paesi Nord Africani, o altri come il Senegal Mauritania, Niger o Sudan hanno mostrato apparentemente poco interesse sull’imperativo dell’aiuto da dare ai migranti o richiedenti asilo di altri Paesi, sia pure presenti come esuli sui loro territori. Spesso queste trade union mancano di dipartimenti specializzati in politiche migratorie o asilo. Sembrano mancare di strategie proposte da presentare ai propri governi e di quadri da impiegare in questo difficile lavoro.
Nell’ambito del dibattito, molti interventi sono sembrati più interessati alle politiche e le normative europee in materia migratoria e a sollecitare l’aiuto dei Paesi della sponda Nord di Mare Nostrum per maggiormente qualificare il supporto da dare ai propri concittadini che vogliono emigrare in Europa.
In effetti il risultato di un questionario distribuito a tutte le organizzazioni presenti al convegno, ha mostrato una maggiore focalizzazione dell’interesse dei partecipanti sulle politiche europee, le normative in atto e possibili accordi da realizzare tra paesi in materia di flussi, riconoscimento dei titoli, ma anche previdenza.
E’ emersa anche la necessità di una maggiore sensibilizzazione sulla tematica dei flussi migratori globali, l’analisi di quanto stia accadendo in quell’area del mondo, moduli formativi diretti ai loro quadri e l’elaborazione di servizi specializzati alla tutela dei diritti umani, civili e sindacali di tutti i migranti e profughi, indipendentemente dal loro status, provenienza o religione.
Anche su questo tema, l’approccio tra i sindacati delle rispettive aree è risultato frammentario: gli africani più interessati a ricevere aiuti dall’Europa, attraverso moduli formativi, materiali, partecipazione a seminari internazionali e meno disposti a promuovere autonomamente iniziative. Gli europei più preoccupati di sollecitare la partecipazione e l’attività degli altri sindacati, a partire dalle politiche migratorie interne ai propri Paesi, l’orientamento ed il supporto alla migrazione legale, alla lotta alla tratta delle persone e la difesa dei diritti umani.
La eventualità che la rete Mediterraneo possa presentare una richiesta di finanziamento alla UE, a supporto delle proprie attività, è stata considerata ma ritenuta per ora molto difficile. La Cgil ha suggerito la necessità di rafforzare prima la rete, mettere a punto una piattaforma informatica comune e sviluppare moduli formativi in ogni Paese. Solo su questa base poi potranno sviluppare un progetto da presentare a finanziamento alla stessa Commissione Europea.
In qualche modo, il modello proposto ieri a Brussels è risultato simile al progetto CES che ha portato alla creazione della rete “Union Migrant net” tra i sindacati dei Paesi europei.
Iniziativa alla quale partecipa la UIL come partner fondatore. Ignacio Doreste della CES è intervenuto durante il dibattito per illustrare il progetto che si concluderà il prossimo giugno.
Da parte UIL, abbiamo sottolineato la necessità di un richiamo urgente dei governi europei ad un cambiamento delle politiche in materia di immigrazione ed asilo. Abbiamo anche rilevato l’assoluta inadeguatezza del programma di Frontex “Triton” in materia di soccorso ed accoglienza delle migliaia di profughi in arrivo, prova ne è il ripetersi di tragedie in mare come quella di due giorni fa al largo di Lampedusa. “Se con il lodevole lavoro di Mare Nostrum la nostra marina ha salvato 150 mila persone, ma non ha potuto evitare la morte di altri 3500 esseri umani”, ha commentato Casucci, il rischio ora che l’operazione Triton – limitandosi a pattugliare le nostre coste – non potrà avere l’impatto positivo di Mare Nostrum. Dobbiamo purtroppo aspettarci nuove e grandi tragedie”.
Essendo presenti come osservatore, la UIL si è limitata a rilevare la necessità di una maggiore collaborazione tra i sindacati delle due sponde del Mediterraneo in materia di orientamento alla migrazione legale, lotta alla tratta, accoglienza ed integrazione, anche per evitare che milioni di disperati si mettano nelle mani di organizzazioni criminali mettendo a rischio le proprie vite.
Per quanto riguarda le proposte emerse nel convegno, la UIL si è augurata che le due reti (mediterraneo e CES) possano presto trovare occasioni di fattiva collaborazione.