Di Beppe Casucci
Roma, 23 gennaio 2015 - Si parla molto (anzi si straparla) in questi giorni di rischio sicurezza per l’Europa e dell’eventualità (per qualcuno addirittura una probabilità) che cellule di fanatici si infiltrino tra i poveri cristi, provenienti dalle provincie più povere dell’Africa, affrontino le perigliose traversate armati di tutto punto, pronti ad uccidere gli infedeli europei, o quantomeno a farsi saltare in aria, assieme agli sfortunati rifugiati all’arrivo delle navi di Triton.
C’è chi ne fa addirittura una bandiera, paventa il blocco delle frontiere e spaventa l’opinione pubblica, al fine poco etico di raccogliere voti in più è contrattare il potere politico con altri partiti.
Il segretario della Lega invita le autorità a non pagare alcun riscatto, nel caso il rapito fosse lui. Tanto, l’ipotesi di rapimento sta solo nella fantasia distorta di chi lo ipotizza, visto che l’interessato non sembra avere in programma l’andare in Africa o in medio Oriente a fare volontariato e cooperazione.
Il Ministro degli esteri Gentiloni parla di rischio terroristico possibile, aggiungendo poi che confondere immigrazione con terrorismo sarebbe “un errore idiota”. Tutto vero naturalmente, ed anche ovvio.
E’ chiaro che dopo i terribili avvenimenti di Charlie Hebdo in Francia, ognuno di noi è spaventato dalla possibilità di attentati nel nostro Paese. E’ umano ed inevitabile, in quanto escludere in assoluto questa funesta eventualità è impossibile, come le stesse autorità di sicurezza avvertono, alzando il livello di attenzione sui rischi di attentati.
Da qui però ad usare quest’arma come strumento di discriminazione nei confronti dei mussulmani, additandoli come potenziali amici dei terroristi, è sbagliato ed immorale. Sarebbe come dire che tutti i papi nel Medioevo sono da considerarsi criminali in quanto hanno promosso le crociate.
Intanto va detto che l’ipotesi di infiltrazione tra i barconi è improbabile, non tanto perché i rifugiati riconoscerebbero facilmente eventuali infiltrati; quanto perché quella della tratta è un gigantesco affare che frutta ogni giorno milioni di euro al racket che organizza le traversate. Attentati eventuali, metterebbero a rischio gli interessi di questa potente mafia, che avrà tutto l’interesse ad evitare possibili infiltrazioni. In ogni caso, verrebbe da dire: perché prendersela con le vittime?
L’idea stessa di una tale orribile eventualità ha, comunque, un impatto disastroso sull’opinione pubblica. Da qui l’enorme guadagno politico di alcuni partiti che scelgono di mestare nel torbido ed additare migranti e rifugiati come “possibili amici dei jihadisti”, per guadagnare titoloni sui mass media, sempre pronti a pensare al peggio, in quanto il peggio porta loro nuova audience e tirature più copiose.
E l’etica e la moralità, verrebbe da dire, dov’è andata a finire?
Per chi si ritiene onesto intellettualmente resta, secondo noi, il dovere morale di non discriminare vittime incolpevoli. Per le autorità il più difficile compito di cercare di prevenire possibili rischi, con i mezzi leciti che la democrazia pone a nostra disposizione.