Da oggi in vigore la legge europea 2013 – bis (L. 161/2014) che prevede (tra le molte altre cose) una drastica riduzione dei tempi di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione. Massimo tre mesi per gli immigrati irregolari. Per gli ex detenuti il trattenimento nei CIE non può superare i 30 giorni.
(http://www.stranieriinitalia.it/ ) Roma - 25 novembre 2014 – Da diciotto a tre mesi. Sei volte in meno. Di tanto scende il tempo massimo di permanenza dietro le sbarre per chi ha l'unica colpa di essere in Italia senza un permesso di soggiorno valido.
Il taglio è previsto dalla legge europea 2013- bis (L. 161/2014) in vigore da oggi. Sarà sempre il giudice a convalidare e prorogare la permanenza degli stranieri irregolari nei Cie, ma "il periodo massimo di trattenimento dello straniero all'interno del centro di identificazione e di espulsione – recita la nuova legge - non può essere superiore a novanta giorni". Scaduto quel termine, lo straniero che non è stato identificato e rimpatriato andrà lasciato libero.
La nuova legge interviene poi anche su uno degli aspetti più critici dei Cie, cioè il passaggio al loro interno di ex detenuti stranieri che hanno scontato la pena in carcere, ma per i quali bisogna ancora terminare le procedure di identificazione per rimpatrio. D'ora in poi, "lo straniero che sia già stato trattenuto presso le strutture carcerarie per un periodo pari a novanta giorni può essere trattenuto presso il centro per un periodo massimo di trenta giorni".
L'abbassamento dei tempi di permanenza nei Cie è stato chiesto per anni dalle organizzazioni umanitarie, anche alla luce dei risultati dell'innalzamento a 18 mesi introdotto nel 2011. L'efficacia delle espulsioni, infatti, non è aumentata (effettivamente rimpatriati meno del 50% dei trattenuti), ma nei Cie sono aumentate le tensioni, quindi le rivolte, e la disperazione, quindi gli atti di autolesionismo.