Tiziana BOCCHI: comunicato Stampa del 24/09/2020
Bocchi: «Strumento importante da definire attraverso la contrattazione.»
Bocchi: «Strumento importante da definire attraverso la contrattazione.»
24/09/2020  | Contrattazione.  

 

 

L’incontro odierno convocato dal Ministero del Lavoro con i Sindacati sullo smart working ha avuto carattere interlocutorio e ha permesso alle Parti di confrontarsi su un tema rivelatosi di estrema importanza, in questi mesi, per tutelare la salute delle lavoratrici e dei lavoratori durante la fase di emergenza sanitaria. Il percorso procederà con un secondo incontro che dovrà essere indetto prima del 18 ottobre.



Consideriamo lo smart working uno strumento importante, atto a inserirsi in un progetto più ampio di sviluppo del nostro Paese, ma non può rappresentare la panacea di tutti i mali.



Abbiamo proposto alla Ministra di immaginare, una volta usciti dal periodo di emergenza, uno strumento, ad esempio un protocollo o un accordo, capace di dare grande forza alla contrattazione, sia nazionale, per delineare le linea guida a cui il contratto individuale dovrà fare riferimento, sia alla contrattazione di secondo livello, che stabilirà meglio nelle aziende e nei territori, secondo le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori, le modalità di svolgimento di questo istituto.



È importante ancora sottolineare che tale istituto non debba essere inteso dalle aziende solamente come un sistema per abbattere i costi. Vanno individuati percorsi e soluzioni innovative, una flessibilità oraria ben definita in cui si inseriscono fasce di reperibilità precise, al di fuori delle quali il/la lavoratore/trice possa dichiararsi non disponibile senza incorrere in sanzioni disciplinari, un diritto alla disconnessione che non deve rimanere sulla carta, ma deve essere concretamente esigibile al fine di renderlo uno strumento non solo utile, ma soprattutto efficace e giusto.



Allo stesso modo, debbono essere tutelati i diritti alla salute e alla sicurezza sul lavoro, quelli sindacali, il diritto ad una adeguata formazione, al fine di non penalizzare lo sviluppo professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, e, da ultimo, ma non per ultimo, potremmo dire, quelli “relazionali”. In particolare, non possiamo permettere che lo smart working diventi una nuova forma di discriminazione delle donne. La sfida che ci attende è di creare un sistema inclusivo, dove chi lavora da remoto si possa sentire, da un lato, tutelato come i suoi colleghi, dall’altro sempre parte di una comunità aziendale. Ci auguriamo che la Ministra riesca a fare sintesi di tutte le riflessioni che abbiamo portato alla sua attenzione.



Roma, 24 settembre 2020