: comunicato Stampa del 03/07/2020
L'Italia post - covid nel rapporto ISTAT 2020
L'Italia post - covid nel rapporto ISTAT 2020
03/07/2020  | PariOpportunità.  

 

Il 3 luglio l'ISTAT ha presentato il consueto rapporto annuale, che tiene conto della recente pandemia da coronavirus. Attraverso i suoi dati statistici si descrive una Italia fortemente segnata dalla crisi da coronavirus - che è stata tra i primi Paesi a fronteggiare -, con cittadini che hanno recuperato fiducia nelle istituzioni ed hanno risposto con grande senso civico alle misure previste.

 

Pesante appare la situazione delle donne, condizionate da precarietà, lavoro povero, irregolare, precario, part time involontario, rigido negli orari, con assenza di asili e nidi (causa di dimissioni elevate nel primo anno di vita dei figli, come emerso dal recente rapporto dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro) e impegnate in una difficile condivisione di compiti da lavoro e di cura in ambito familiare.

 

I nuovi nati sono in calo costante in conseguenza della crisi del lavoro, un calo che rischia di crescere ancora per l'incertezza e paura post pandemia.

 

Crescono le disuguaglianze anche tra bambini e studenti a causa del digital divide e del livello sociale ed economico di appartenenza. Le transizioni digitale ed ambientale vengono identificate come centrali per il futuro.

 

Diminuisce la speranza dei giovani di migliorare il proprio futuro rispetto ai genitori. La salute appare molto condizionata dalle condizioni sociali ed economiche: perfino i decessi sono stati più alti nelle fasce meno istruite della popolazione.

 

Gli anziani aumentano ma solo un terzo gode di buona salute ed ha condizioni agiate.

 

Tutti gli effetti evidenziati nel periodo di lockdown potrebbero variare in peggio nel prossimo futuro.

 

Nel contesto generale, i numeri descrivono un Paese che ha visto emergere molte criticità, di cui c'è ormai consapevolezza diffusa: l'alto numero di lavori e lavoratori irregolari, una sanità provata da decenni di sottoinvestimenti e abbassamento del livello di offerta sociale e sanitario non sempre compensato a livello territoriale, l'importanza degli investimenti in digitalizzazione e dell'urgenza di orientare la produzione in chiave di sostenibilità ambientale, la necessità di investire nel sistema di istruzione a partire dalla scuola e molto altro.

 

Nella ricchezza degli approfondimenti narrati attraverso i numeri, per l'universo femminile emergono soprattutto alcune evidenze, "bollinate" dalle indagini effettuate tra le famiglie e nelle imprese.

 

* Le donne sono state percentualmente meno colpite dal virus, soprattutto in termini di decessi. Ciò potrà finalmente favorire - almeno così ci auguriamo - una maggiore attenzione alla medicina di genere.

 

* E' incrementata l'aspettativa di vita: negli anni 80 l'aspettativa di vita attesa era di circa 73 anni, oggi possiamo aspettarci di vivere mediamente fino a 83, tuttavia con un bisogno crescente di assistenza. Siamo 1,3 milioni di ultra 65enni, metà dei quali ultra 80enni: le donne sono mediamente più longeve ma in peggiori condizioni di salute. Il dato diventa importante per una riflessione sulla revisione soprattutto territoriale delle garanzie ed assistenza per queste fasce di età crescenti. La pandemia ha costretto a prendere atto che la longevità è una conquista reversibile.

 

* Il rifugio negli affetti familiari e la separazione dai nonni ha comportato una maggior condivisione di compiti di cura tra coniugi; ha tuttavia acuito e lasciato senza tutela le donne e i figli soggetti a violenza domestica.

 

* E' stato per così dire "sdoganato" lo Smart Working, di cui sono emerse potenzialità e vantaggi ma anche rischi e criticità, in particolare per le donne, sovraesposte in termini di tempi di lavoro e cura, e le nuove garanzie da attuare, come il diritto alla disconnessione.

 

* La crisi avrà conseguenze in interi comparti: il terziario, il turismo, la ristorazione - tutti ad alta presenza femminile - sono stati pesantemente provati dal lockdown e dalla impossibilità di cercare lavoro. Appare una sorta di disorientamento delle imprese, specie le più piccole, che non hanno dato risposte all'indagine (una su otto pensa di ridurre il personale), mentre le imprese più grandi reagiscono ma lentamente.

 

* Potrebbe tornare a crescere la popolazione in condizioni di povertà assoluta, raddoppiata dal 2008 al 2012 e rimasta costante fino al 2018. Come sappiamo, una vita fatta di lavoro povero, discontinuo, precario, irregolare, come quello che spesso hanno le donne, potrebbe vederle tra i soggetti ancor più a rischio in quel prossimo futuro su cui si riverseranno gli effetti della crisi e del cambiamento.

 

* La crisi ha evidenziato il forte ritardo dell'Italia in termini di investimento in conoscenza, il che può fortemente rallentare il recupero e il nuovo modello di sviluppo che è necessario adottare. Ma ha avuto anche un effetto positivo, dimostrando che si può cambiare. Il forte svantaggio rispetto ad altri paesi va assolutamente recuperato sia in termini di scolarizzazione ed istruzione a tutti i livelli che come digital divide. Investimenti in digitalizzazione ed istruzione sono fondamentali per non lasciare indietro nessuno. Aggiungiamo che se finalmente si cominciasse a valorizzare il merito e a limitare gli stereotipi, donne e ragazze - mediamente più istruite - potrebbero finalmente contribuire a migliorare la performance del Paese.

 

* C'è un dato che appare devastante: in oltre 150 anni dall'Unità Nazionale, per il 7° anno consecutivo c'è un nuovo record negativo per i nuovi nati! E potrebbe ancora accelerare, per l'incertezza derivante da un contesto post covid ed i suoi effetti sul piano occupazionale, che non sappiamo quanto dureranno. Se il tasso non si invertisse, nel 2021 raggiungeremo il tasso limite di nuovi nati che era atteso per il 2032! Inoltre, il numero dei figli non riflette il vero desiderio di genitorialità!

 

* Ma ci sarà un futuro senza riconversione climatica? Dall'indagine ISTAT emerge che le tematiche ambientali nel periodo di coronavirus hanno fornito elementi importanti per le decisioni da assumere in fase di ripresa. Aver visto migliorare il clima ha fatto toccare i vantaggi dell'attenuazione di alcune attività antropiche, facendo riflettere sull'opportunità di puntare su nuovi orientamenti e differenti azioni mirate al benessere sociale ed ai luoghi del vivere.

 

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Ancora una volta si conferma come le pubblicazioni dei rapporti annuali e i dati statistici correlati aiutano ad inquadrare i bisogni e - soprattutto - a decidere al meglio in termini di politiche da adottare. Certamente sostegno alle donne ed alla genitorialità, istruzione, innovazione tecnologica, recupero della dimensione sociale, investimenti in sanità e welfare, riconversione in materia ambientale e climatica sono i nodi al pettine da affrontare in una società che non voglia arretrare pesantemente.

 

ll rapporto completo è in allegato. Per chi desiderasse, la presentazione del rapporto è rivedibile qui, ulteriori dettagli si trovano qui.