Ivana VERONESE: comunicato Stampa del 27/09/2019
Politiche di genere per una migliore integrazione dei migranti
Politiche di genere per una migliore integrazione dei migranti
27/09/2019  | Immigrazione.  

 

Da: www.integrazionemigranti.gov.it

 

(24 settembre 2019) - La relazione della Agenzia Europea per i Diritti fondamentali (FRA) sulle donne migranti evidenzia le varie sfide che queste donne affrontano, nonostante l’ampia eterogeneità in termini di background, status di residenza e livello di istruzione.

 

Ad esempio, un terzo delle donne migranti ha un titolo di studio universitario e circa un terzo delle donne migranti che lavorano hanno un lavoro altamente qualificato.

 

La relazione rivela inoltre molte divergenze tra gli Stati membri dell'UE e i gruppi appartenenti a minoranze intervistati. Per esempio:

 

- Non c'è molta differenza tra donne e uomini migranti quando si parla di conoscenza della lingua del Paese ospitante, un prerequisito importante per trovare lavoro. Esistono tuttavia alcune notevoli eccezioni, fra cui per esempio quelle di uomini e donne nordafricani con un buon olandese nei Paesi Bassi (80% contro il 65%) e uomini e donne asiatici in Italia (49% contro 29%).

 

- Complessivamente, solo il 52% delle donne migranti intervistate ha un lavoro retribuito rispetto al 73% degli uomini migranti. Questo divario è leggermente superiore al divario di genere riferito alla popolazione generale, dove lavora il 63% delle donne e il 71% degli uomini. Inoltre, ci sono grandi differenze tra i Paesi. Ad esempio, le donne e gli uomini turchi in Svezia hanno lo stesso tasso di occupazione (70%), mentre in Austria esiste un ampio divario di genere (30% contro 81%).

 

- In Italia (37%), Spagna (32%) e Austria (29%), vi è una percentuale particolarmente elevata di giovani donne migranti (di età compresa tra 16 e 24 anni) che non lavorano, non studiano o non sono in formazione.

 

- Le percentuali di molestie e violenza motivate dall'odio sono simili tra uomini e donne. Ma per le donne gli autori sono più spesso persone conosciute (un vicino, un conoscente, un amico o un parente). E le donne sono preoccupate nel doppio dei casi rispetto agli uomini per potenziali intimidazioni o ritorsioni da parte dell'autore se denunciano l'incidente alle autorità.

 

Tali cifre sottolineano la necessità di misure attente alla dimensione di genere e capaci di supportare la partecipazione e l'inclusione delle donne migranti nella società. Alcune misure potrebbero riguardare l’offerta di misure di conciliazione familiare (servizi di babysitting e per l'infanzia in generale) e opportunità di formazione rivolte a donne migranti, compresi corsi per rafforzare le competenze linguistiche.

 

Il rapporto richiama inoltre l'attenzione sul fatto che il doppio delle donne rispetto agli uomini è migrato per motivi familiari. Questo può renderle dipendenti dai loro mariti per trovare lavoro o ottenere permessi di residenza, per esempio. Gli Stati membri dovrebbero ridurre al minimo questa dipendenza in linea con gli orientamenti dell'UE sul ricongiungimento familiare e ridurre i ritardi amministrativi nel rilascio dei permessi di soggiorno.

 

Inoltre, i risultati mettono in discussione la convinzione diffusa secondo cui i migranti sono spesso socialmente emarginati e mantengono visioni tradizionali. In media, oltre l'80% degli uomini e delle donne migranti ha amici senza alcun background di minoranza e sostiene l'uguaglianza di genere.

 

Questo rapporto si basa sulle informazioni raccolte in 19 Stati membri dell'UE attraverso oltre 16.000 interviste faccia a faccia con immigrati e discendenti di immigrati, metà dei quali donne. È parte del secondo sondaggio della FRA su scala europea sulle esperienze e sulle percezioni delle minoranze in merito a discriminazioni e molestie.

 

Scarica il rapporto

 

Fonte: FRA