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SETTEMBRE 2016

LAVORO ITALIANO

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Antonio Foccillo

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LUGLIO - AGOSTO 2016

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SOMMARIO

Il Fatto
- Nei rapporti sociali e civili recuperare lo spirito laico - di A. Foccillo
- La strada è tracciata: proseguiremo in questa direzione. Intervista a Carmelo
Barbagallo Segretario generale UIL - di A. Passaro

Sindacale
- Comunicato dell´Esecutivo nazionale Uil del 20 settembre 2016
- La IX Conferenza di Organizzazione, fra passione (che non passa) per il lavoro e sfide
del cambiamento - di P. Bombardieri
- Valutazione sul confronto Governo sindacati dopo il verbale siglato il 28 settembre -
di D. Proietti
- Inizia l’anno accademico - di S. Ostrica
- I passi del contratto dei metalmeccanici - di R. Palombella
- Il ministero è in confusione. La scuola? Non ancora! - di P. Turi
- Sanità italiana. Falsi miti, criticità ed eccellenze - di M. Librandi
- Artigianato: perché serve un nuovo modello contrattuale - di P. Briano
- Dagli spot ai fatti. Inclusione sociale, autodeterminazione e uguaglianza: valori
irrinunciabili da realizzare (V Conferenza Nazionale sulle politiche della Disabilità
- Firenze 16/17 Settembre 2016 - di E. Giangreco

Attualità
- Il nuovo mondo del lavoro - di G. Paletta

Approfondimento
- La nuova disciplina della dirigenza della Repubblica - di A. Fortuna

Agorà
- La Centesimus Annus, i sindacati dei lavoratori e il referendum costituzionale
- di V. Russo
- La programmazione, dna della cultura socialista. Il dibattito al convegno
per la presentazione del II quaderno della Fondazione Brodolini: “Le culture
del socialismo italiano” - di P.N.

Inserto
- Conferenza di organizzazione - a cura dell’ufficio organizzazione

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EDITORIALE

Nei rapporti sociali e civili recuperare lo spirito laico

di Antonio Foccillo

In uno dei numeri precedenti scrissi di “un ritorno dei processi mediatici”, ricordando anche le parole del parlamentare socialista, on. Sergio Moroni, che scrisse una lettera al Presidente della Camera di allora, denunciando che questo metodo coinvolgeva anche le persone per bene.

Quello che è avvenuto in questi giorni ne è l’ennesima dimostrazione con i mass media, per fortuna non tutti, che si sono subito calati sulla vicenda che ha visto coinvolto l’attuale Segretario Generale della Uil, Carmelo Barbagallo, e il suo predecessore con un tono scandalistico, con l’affastellamento di fatti e accuse, che sono completamente diverse e che non possono essere messe insieme. Non vogliamo esprimere valutazioni sui fatti, basta il documento votato dall’esecutivo Uil (che pubblichiamo in toto e che illustra la posizione dell’organizzazione), ma voglio solo ricordare che siamo consapevoli che, nel processo, unico luogo ad esprimere sentenze, si chiariranno le vere responsabilità e si distingueranno le accuse, che per l’ordinamento penale sono personali e non collettive e nella convinzione che non ci sia stata nessuna spesa impropria di risorse della Uil Confederale.

Voglio, anche in questa sede, esprimere la stima e la solidarietà a Carmelo Barbagallo, che, secondo noi, è accusato ingiustamente.

Purtroppo oggi nei rapporti sociali e civili prevale l’intolleranza e la denigrazione, che, comunque si manifesti, non è accettabile e nel nostro Paese c’è e si vede in molte forme. Se prevalesse, come sembra, questo sentimento, la conseguenza sarebbe un peggioramento complessivo della qualità della vita, in modo particolare perché sarebbe scardinato il sistema di solidarietà, di rispetto delle persone e della tutela della loro onorabilità.

Nell’attuale società si è insinuato un metodo che tende a combattere come la peste tutto quello che presuppone la possibilità, con azioni o con parole, di ridare centralità alla solidarietà, alla coesione, alla tolleranza, alla cultura del dialogo, delle idee diverse e di valori che puntino al rispetto del pensiero altrui.

Per questo si continuano a mettere in discussione tutte le associazioni, che hanno queste finalità nel loro modo di operare.

Naturalmente in ogni occasione, in ogni campo, in ogni regime, ed ancora di più, oggi, nell’era della finanza, ancora di più uno dei presupposti che fa paura a chi governa è “il libero pensiero”, in quanto le persone ragionando con la propria testa, rischiano di mettere in discussione qualsiasi impostazione dominante, non essendo acquiescenti, ma soprattutto esso può svolgere una funzione critica che risveglia le coscienze e per questo deve essere debellato.

Per noi della Uil, laici, la società per essere comunità deve per forza di cose essere governata con principi, ideali e valori, altrimenti vive la propria quotidianità solo sul pragmatismo, sullo spontaneismo e sulle individualità una contro l’altra armate.

E’ però un compito difficile quello di rimanere fedeli ai nostri principi e al nostro sistema di valori in una società profondamente trasformata dagli interessi di pochi, dalle leggi di uno sviluppo economico senza regole, dall’affermazione del consumismo, dell’edonismo, del narcisismo, dalla competizione selvaggia.

La minaccia di isolamento grava ancora di più sulla vita sociale degli uomini, insieme alla sensazione che non vi sia alcun legame tra ciò che si fa e il destino che ci attende, avendo perso il senso di condividere un mondo.

In più di un’occasione, proprio alla luce di queste considerazioni, da queste pagine, abbiamo avviato una riflessione sul rapporto fra sindacato e politica ed abbiamo analizzato come recuperare alcuni valori di cui è permeato il Dna della Uil: il riformismo ed il laicismo.

A partire dal nostro Paese siamo convinti che oggi sia necessario ricostruire il vero significato del movimento laico e riformista dell’Uomo, rispetto alle altre culture - che appaiono storicamente più rilevanti.

Anche se, proprio in virtù di un minore ideologismo, questo movimento appare meno incidente, ugualmente si può riscoprire e rivalutare l’operare instancabile di chi ha sostenuto questo ideale, che comunque è stato sempre avversato.

Ogni ideologia, cioè ogni pensiero che intende descrivere i rapporti collettivi dell’uomo e le loro istituzionalizzazioni, si compone di due versanti, uno progettuale diretto verso la concezione di una società ideale, e uno esegetico, di interpretazione del passato e delle cause storiche di evoluzione.

Per quanto riguarda il progetto laico e riformista non sembra possa parlarsi una vera e propria ideologia.

Perché proprio questa sottrazione all’irrigidimento dogmatico, questa indeclinabilità sotto un’ortodossia che irretisce, fa del progetto laico e riformista la sua peculiarità e la sua forza storica e sociale.

è chiaro che usando questi due termini, quando ci si rivolge al passato, devono essere intesi nella loro denotazione più profonda e attendibile, quella che discende dal loro stesso significato nominale ed etimologico. Proprio analizzando queste radici verbali si può scoprire la forza ideologica che sostiene il pensiero che qui si origina.

“Laico” significa dal greco appartenente al popolo. E quando si esprime questo concetto nella nascita e nell’idea di un nuovo soggetto storico, che non è identificabile con alcun uomo, casta o famiglia, la legge diventa espressione di una filosofia che lega tra loro gli appartenenti ad un medesimo luogo ed ad una medesima cultura, e li fa identici nella vita pubblica e civile.

È una condizione che ha consentito questo rinnovamento istituzionale e risiede proprio nell’affermarsi della laicità dell’uomo, della sua natura di soggetto storico, indipendente dagli ordini religiosi e rituali, con la ricerca continua di una verità frutto del dubbio e della sua ragione.

Ma la laicità dell’uomo, sebbene sia il principio dal quale si origina il pluralismo sociale ed istituzionale, non è però una coscienza che si conserva per il solo fatto di essere riconosciuta.

Il mondo del lavoro è il terreno più fertile per riconoscere ed applicare la filosofia laica e riformista poiché maggiormente sente l’esigenza di attuare valori portanti quali solidarietà e collaborazione, propri del riformismo storico.

è attorno a questo pensiero che il movimento sindacale deve riposizionarsi nella società attuale, ridando smalto ideale alla propria azione con nuove strategie di ampio respiro.

Non si può più essere a difesa esclusiva dei soli occupati o di benesseri corporativi di casta o di ceto.

Viceversa, necessita restituire ruolo centrale al progetto sociale basato sull’Uomo, ricollocando i sui bisogni, materiali, culturali e spirituali in un quadro armonico che sappia tener conto delle trasformazioni della società - intervenendo per correggerne le storture - che si evolve con accelerazione progressiva, anche sotto la spinta dell’allargamento europeo e, comunque, innanzi al nuovo scenario politico-commerciale mondiale.

Prescindere da ciò potrebbe essere un errore esiziale. Nel contempo dovremo essere in grado di dare spazio alle diverse culture dell’uomo e costruire una società in cui queste diversità possano esprimersi e confrontarsi a tutti i livelli, nella cultura, nell’economia e nell’informazione.

Ecco perché c’è bisogno di maggiore spirito laico e di riformismo nella nostra società e la Uil può e deve svolgere un importante ruolo, elaborando il suo modello alternativo con il quale confrontarsi, a tutto campo, con chi sente e crede di poterlo condividere, divenendo forza trainante.

Quindi, come nostra tradizione, riavviamo il dialogo con chi vuole condividere il nostro percorso - che parte da lontano - e apriamo un ampio e franco confronto.

è dai tempi della cosiddetta “prima repubblica” che il laicismo ed riformismo - ma non solo - ebbe, con la gogna dei suoi uomini, un crollo di credibilità politica che colpì, ingiustamente, anche il suo pensiero.

Questo vuoto non solo ha inasprito il confronto e minato le basi per una reale democrazia partecipativa - che oggi và ricostruita - ma ha contribuito all’attecchimento di una tesi da noi soggetti sociali, riformisti e laici, considerata “aberrante” quale quella che il liberismo sfrenato, che il mercato, siano solo essi in grado di regolare sviluppo, democrazia, benessere, prospettive e rapporto di lavoro, dimenticando l’Uomo e la socialità.

La prossima conferenza di organizzazione della Uil di Novembre, di cui diamo ampio spazio in questo numero, deve affrontare, a pare mio, anche queste tematiche.

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La strada è tracciata: proseguiremo in questa direzione. Intervista a Carmelo Barbagallo, Segretario generale Uil

di Antonio Passaro

Segretario, dopo un lungo confronto durato oltre 4 mesi, Cgil, Cisl e Uil hanno trovato un’intesa con il Governo sul tema della previdenza. Non si tratta di un vero e proprio accordo, almeno non lo è formalmente, tant’è che si parla di un verbale di intesa siglato dalle parti, ma comunque un risultato è stato raggiunto. Sei soddisfatto?

Abbiamo fatto un buon lavoro, sono state trovate alcune soluzioni, ma la discussione deve ancora continuare. Sei miliardi sono insufficienti: tuttavia, questa volta, parlando di pensioni, non sono state tolte, ma sono state messe delle risorse.

Un giudizio positivo, ma con qualche riserva, dunque....

Non vi è dubbio che sarebbero state necessarie più risorse, per dare tutte le risposte ai problemi posti sul tavolo: per questo motivo, noi continueremo a rivendicarle.

Nonostante ciò, dicevi, è stato fatto comunque un buon lavoro, con risultati apprezzabili...

Certo. Vogliamo valorizzare il lavoro svolto sinora, perché - lo ripeto - grazie all’azione unitaria dal Sindacato, è stata invertita una tendenza in uso nel nostro Paese che ha sempre visto fare cassa sui pensionandi e sui pensionati, con conseguenze negative anche per i giovani in cerca di lavoro. Alcuni risultati, ad esempio sul fronte dei precari e anche dei lavori usuranti, sono parziali, ma poiché il verbale prevede una seconda fase di confronto che sarà avviata a breve, la nostra azione non si ferma qui. Grazie al confronto, tenacemente cercato e voluto dalla Uil, insieme a Cgil e Cisl, e alla straordinaria mobilitazione dei lavoratori e dei pensionati, abbiamo raggiunto i primi obiettivi importanti. La strada è tracciata: proseguiremo in questa direzione.

Entriamo più nel dettaglio del verbale condiviso. Quali risultati sono stati conseguiti a favore dei pensionati?

È stata estesa la no tax area per tutti i pensionati a prescindere dall’età anagrafica, equiparandola a quella dei lavoratori dipendenti. Inoltre, verrà estesa la quattordicesima ai pensionati con redditi fino a 1.000 euro allargando la platea ad altri 1,2 milioni di persone e, al contempo, sarà incrementata la somma a chi già la percepisce. Il Governo si è, poi, impegnato a recuperare dal 2019 la piena indicizzazione delle pensioni.

E per i “pensionandi”?

Le ricongiunzioni dei periodi contributivi saranno rese gratuite. Verrà consentito ai lavoratori precoci in particolari situazioni lavorative, personali o familiari di accedere alla pensione con 41 anni di contributi. Sarà abolita la penalizzazione che gravava su chi accedeva alla pensione anticipata prima dei 62 anni. Per chi svolge mansioni usuranti, infine, verrà semplificata la normativa di accesso alla pensione, allargandone le maglie.

C’è poi il capitolo dell’anticipo pensionistico, la cosiddetta Ape sulla quale il giudizio della Uil è stato articolato: quella volontaria ci interessa poco, quella sociale, invece, molto di più. È così?

Sì, certo. Noi pensiamo che la cosiddetta Ape volontaria, per come è stata costruita e voluta dal Governo, rischia di avere poco seguito. Ci siamo battuti per ottenere quella cosiddetta sociale: saranno così introdotte agevolazioni che azzereranno il peso degli oneri legati al prestito per determinate categorie di lavoratori, ad esempio, per i disoccupati di lungo corso, per chi svolge attività ritenute particolarmente faticose o per chi svolge lavoro di cura per l’assistenza a familiari disabili. Tutto il meccanismo dell’Ape, comunque, sarà sperimentale per 2 anni: in questo modo, si lascia ancora aperto il tema della vera e completa flessibilità in uscita per la quale ci siamo spesi tantissimo e che resta il nostro obiettivo finale.

Ci sarà, dunque, una seconda fase di questo confronto?

Sì, è espressamente previsto nel verbale. In questa seconda fase, verranno affrontati i temi della revisione del sistema contributivo, per una maggiore adeguatezza delle pensioni future, del rilancio della previdenza complementare, della valorizzazione del lavoro di cura, della revisione del meccanismo dell’adeguamento alla speranza di vita e della separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale.

Insomma, possiamo dire che la strategia messa in atto sulle pensioni, alla fine, ha pagato?

Non c’è dubbio: è così. L’accordo siglato tra Governo e sindacati è molto importante ed è il risultato di un anno di mobilitazione dei lavoratori, a seguito della definizione della piattaforma unitaria di Cgil Cisl e Uil “Cambiare le pensioni dare lavoro ai giovani”. La strada è stata lunga, ma è esattamente quello che doveva essere percorsa da un Sindacato riformista, insieme ai lavoratori e ai pensionati. E il cammino continua.

Intanto, proprio all’inizio del mese di settembre era stato firmato un altro importante accordo su un documento comune tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, da presentare al Governo, relativo a Proposte per le politiche del lavoro. Ci ricordi quali sono i contenuti di quell’intesa?

Il senso di quell’iniziativa congiunta è chiaro e semplice: entro la fine dell’anno verranno meno alcuni ammortizzatori, in particolare la mobilità e la cassa in deroga, ma per molte aziende e per i loro lavoratori la crisi non è ancora finita. Le parti sociali, dunque, hanno proposto alcune soluzioni, chiedendo al Governo di sostenere l’attuazione del progetto per una risposta efficace alla crisi ancora incombente. Al centro dell’iniziativa, percorsi formativi per la riqualificazione o la ricollocazione dei lavoratori, da realizzare già durante il periodo di cassa integrazione, oltre ad alcuni correttivi alla stessa disciplina degli ammortizzatori sociali e un prolungamento del sostegno al reddito. Bisogna programmare più risorse per gli ammortizzatori sociali e gestire le aree di crisi complessa. Occorre evitare che i lavoratori restino in mezzo al guado, rischio che si corre con le attuali norme. Si tratta di una buona intesa che dimostra come le parti sociali siano in grado di offrire un contributo concreto alla soluzione della crisi.

Anche in questo caso siamo al primo tempo di un percorso che deve continuare...

Esatto. Questa intesa e la ripresa del dialogo con Confindustria sono un fatto decisamente importante anche perché sono propedeutiche al prosieguo del confronto sugli altri capitoli, a cominciare dalla riforma delle regole della contrattazione e delle relazioni industriali.

Resta il problema del rinnovo dei contratti sia nel privato sia nel pubblico. Per quest’ultimo comparto permane il problema dell’insufficienza delle risorse postate dal Governo. La Uil aveva dato alcune indicazioni. A che punto siamo?

Per rinnovare il contratto dei lavoratori del pubblico impiego servono risorse adeguate. Quando la nostra categoria ha parlato di 7 miliardi, in molti si sono scandalizzati, ma quella cifra deriva da conti dell’Avvocatura e della Ragioneria dello Stato che, a suo tempo, quantificarono il valore annuo del mancato rinnovo. Capisco che occorre tenere nel giusto conto le compatibilità economiche, ma non è possibile caricarle solo sulle spalle dei lavoratori del pubblico impiego che, da sette anni a questa parte sono privati del loro diritto contrattuale e del loro giusto incremento di reddito. Anche su questo punto, siamo disponibili al confronto, ma occorrono segnali concreti di disponibilità anche da parte del Governo.

In conclusione, brevemente, il Sud. Hai visitato, di recente, a Reggio Calabria, lo stabilimento di costruzioni ferroviarie Hitachi. Alta tecnologia, ma in un contesto di arretratezza infrastrutturale. Quali valutazioni si possono fare?

È una situazione emblematica che si commenta da sola. Dopo quella visita, ho avuto la conferma di un clamoroso paradosso: in Calabria ci sono due diversi stabilimenti, entrambi all’avanguardia nel settore ferroviario, ma non c’è l’alta velocità. È una delle tante contraddizioni del nostro Sud che deve essere rilanciato, a partire da una politica industriale che ne favorisca la ripresa e da investimenti in infrastrutture. In passato, avevamo proposto il commissariamento ad acta di quelle Regioni che non spendevano le risorse dell’Unione europea. Ora, che è stata istituita una cabina di regia, così come avevamo chiesto anche noi, è necessario che queste risorse vengano utilizzate sino all’ultimo euro. Se non cresce il Sud, non cresce il Paese”.

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