Rinnovo contratti pubblici e rilancio della contrattazione, gli strumenti per valorizzare la professionalità dei lavoratori pubblici...
NOVEMBRE 2019
Sindacale
Rinnovo contratti pubblici e rilancio della contrattazione, gli strumenti per valorizzare la professionalità dei lavoratori pubblici...
di   Nicola Turco

 

Siamo entrati nel vivo della discussione della manovra di bilancio per il 2020, un provvedimento di importanza fondamentale anche per quanto riguarda noi del Pubblico Impiego, dal momento che è proprio con questa legge che vengono appostate le risorse per i rinnovi contrattuali, il presupposto fondamentale per affrontare la relative trattative. La legge di bilancio rappresenta il momento delle scelte della politica che riguardano il futuro della nazione che, pur nelle difficoltà economiche esistenti, ha assolutamente bisogno di invertire la rotta per favorire il rilancio e l’inizio di una vera fase di crescita e sviluppo, unica condizione per risollevare le sorti del nostro Paese.  Con il cambio del Governo, abbiamo temporaneamente - e speriamo definitivamente - abbandonato politiche divisive e devastanti per il Paese, quali la flat tax, il salario minimo e l’autonomia differenziata, abbiamo se non altro registrato la nascita di un nuovo esecutivo che ha decisamente virato verso un costante confronto, che ci vede partecipi con un ruolo importante che dobbiamo esercitare con forza e decisione. Anche per noi del Pubblico Impiego, il cambiamento è stato di gran lunga positivo. Finalmente ci troviamo ad interloquire con un Ministro che – subito dopo il suo insediamento - ha espresso parole di grande apertura sia nei confronti del personale pubblico che va valorizzato e non penalizzato sia nei confronti delle Organizzazioni Sindacali con le quali ha sostenuto di voler condividere il percorso per le scelte che servono al reale miglioramento della macchina pubblica. Un Ministro - la Dadone - che non ha avuto remore nel mettere una pietra sopra le ossessioni compulsive della Bongiorno che per 450 giorni non ha fatto altro se non partorire disegni criminalizzanti nei confronti dei dipendenti pubblici. 450 giorni perduti dietro al chiodo fisso delle impronte digitali e delle rilevazioni biometriche senza adottare alcun provvedimento o intervento migliorativo dell’apparato pubblico. Con il Ministro Dadone – dopo poco più di due mesi dal suo insediamento – abbiamo iniziato subito ad affrontare il tema dei “rinnovi contrattuali”, la nostra vertenza più importante. Ad oggi, il Ministro mette sul tavolo risorse che a regime consentirebbero un aumento medio di circa 87 euro pro capite. Rispetto al silenzio del precedente Esecutivo sulla questione, abbiamo sicuramente apprezzato lo sforzo e l’apertura ma non possiamo assolutamente considerare sufficienti tali aumenti. Abbiamo chiesto di incrementare le somme già stanziate e ricordato che la vigenza contrattuale è triennale e che ci sarà ancora tutto il 2021 per recuperare ulteriori risorse per consentire un congruo aumento stipendiale a regime. Questa volta, infatti, non basta superare di due euro la cifra del precedente contratto. Quel contratto aveva una storia, veniva dopo quasi nove anni di fermo contrattuale e poi non è stata certo la Politica a sbloccare la situazione bensì una sentenza della Corte Costituzionale. Ora, invece, vogliamo un contratto vero, che recuperi il gap che quei nove anni di buio hanno comportato e che peserà non poco anche sui nostri futuri trattamenti pensionistici. I lavoratori non possono accontentarsi delle briciole e di un contratto che non restituirebbe pieno valore alle proprie buste paga. Possono anche continuare a ripeterci che le risorse non ci sono ma noi sappiamo bene che ci sono. Basti pensare alla spesa per le consulenze esterne che potrebbe e dovrebbe essere azzerata considerato che nella Pubblica Amministrazione esistono eccellenti professionalità che andrebbero valorizzate e non mortificate e svilite nel momento in cui al loro posto vengono ingaggiati pseudo esperti che percepiscono fior di soldi.

Questo costituisce un punto molto importante della nostra battaglia, in quanto noi riteniamo fondamentale che le grandi competenze e professionalità dei dipendenti pubblici non debbano essere sottostimante, depauperando nel contempo preziose risorse per distribuire incarichi esterni nell’ambito della Pubblica Amministrazione a soggetti che spesso ne ignorano funzionamento e problematiche. Ulteriori risorse possono essere recuperate anche dallo svolgimento di attività particolari svolte dalle varie Amministrazioni, nel momento in cui si va oltre l’obiettivo prefissato come nel caso, ad esempio, della lotta all’evasione fiscale. Ancora, possono essere rinvenute risorse preziose dalla revisione del sistema degli appalti, un settore dove gli sprechi sono ingenti. Consip era nata come centrale per la razionalizzazione degli acquisti nella P.A., così purtroppo non è più da tempo e allora? Perché non si mette mano a questa storia? Si tratta di miliardi di euro che vanno in fumo ogni anno. Proprio in virtù di questo noi continueremo a chiedere l’impegno per ulteriori risorse. Un altro punto fondamentale della vertenza è quello finalizzato ad ottenere la defiscalizzazione degli aumenti stipendiali, che già consentirebbe di aumentare in parte gli introiti nelle tasche dei lavoratori. La nostra vertenza punta, poi, in modo particolare a tutta una serie di interventi sulla parte normativa che necessita assolutamente di essere rivisitata dal momento che la chiusura frettolosa del contratto 2016-2019 ha lasciato delle lacune che vanno assolutamente colmate. Bisogna parlare di Smart Working, quale strumento di conciliazione delle esigenze lavorative con quelle personali e familiari ma anche di flessibilità non solo per le esigenze dei lavoratori ma anche come mezzo per lenire la congestione delle città. Dove sta scritto, infatti, che si debba andare al lavoro tutti i giorni nello stesso momento? La differenziazione degli orari, oltre a venire incontro alle esigenze personali del lavoratore può e deve diventare strumento utile per una razionalizzazione dei tempi delle città. Occorre puntare sul benessere organizzativo ovvero nel creare le migliori condizioni ambientali per lavorare bene. Peraltro, ciò produrrebbe un notevole vantaggio non soltanto per i lavoratori ma anche per le amministrazioni. Nel mondo del lavoro privato si hanno notevoli esempi di benessere organizzativo, anche i muri sanno che dove si lavora bene, a proprio agio, si produce di più! Quando parliamo di benessere organizzativo parliamo anche di salute e sicurezza nei luoghi lavoro. Non è pensabile che oggi si possa quotidianamente rischiare la propria incolumità, come è successo ai colleghi dei Beni Culturali di Arezzo, uccisi da una fuga di gas, o come accade troppo spesso ai Vigili del Fuoco. Siamo stanchi di combattere da anni col problema salariale! Il rinnovo del contratto non è una misura corporativistica bensì un investimento per tutto il Paese.

Il rinnovo contrattuale non deve essere considerato come un costo per la collettività bensì come una misura economica in grado di rilanciare i consumi interni e di contribuire concretamente al rilancio dell’economia e del Paese. Ormai è assodato che per aumentare i consumi bisogna aumentare la capacità di acquisto dei cittadini e per favorire ciò si stanno studiando tanti modi e maniere. Ma per noi l’aumento della busta paga non ha bisogno di misure da inventare, il rinnovo del contratto è un diritto del lavoratore e come tale va rispettato!  Noi non parliamo di fantascienza, è un assioma economico sul quale non ci sono dubbi: se non si recupera il potere di acquisto e i lavoratori non hanno soldi da spendere, anche le imprese ne soffrono mentre se si incrementano i salari il rilancio dei consumi è assicurato. Oggi i lavoratori non hanno una grande capacità di spesa e quei pochi che a fine mese riescono a conseguire un “utile” sono più propensi al risparmio in quanto il quadro di grande incertezza economica incentiva le persone ad evitare ulteriori consumi e a destinare eventuali economie alla giacenza bancaria. È un gatto che si morde la coda. I consumi sono fermi e l’economia non gira, così il Paese si ingessa. I dipendenti pubblici italiani sono quelli che percepiscono meno di tutte le altre categorie contrattualizzate di lavoratori, i loro salari sono i più bassi rispetto a quelli degli altri Paesi europei. Basti solo il paragone con gli altri Paesi nell’arco temporale 20012017: secondo un recente studio del Censis la retribuzione dei dipendenti pubblici nel nostro Paese non è cresciuta con lo stesso ritmo ad esempio di Germania e Francia, mentre le buste paga in Italia in 17 anni sono mediamente aumentate di 400 euro su base annua ovvero meno di 40 euro al mese, nei predetti Paesi l’aumento medio annuo nello stesso intervallo di tempo ammonta a cinque/seimila euro. Noi dobbiamo ribadire il valore del lavoro pubblico, al quale va riconosciuta una funzione di straordinaria importanza per il perseguimento dell’interesse e del bene della collettività, che si estrinsecano attraverso l’erogazione del servizio pubblico. E poi, bisogna assolutamente superare le differenze che ancora esistono tra noi ed il mondo del lavoro privato, quali i tempi di erogazione del TFR, l’ora di lavoro in più, la defiscalizzazione del salario accessorio, ecc. Si è riaperto un tavolo importantissimo, quello sull’ordinamento professionale che per noi è fondamentale per superare le differenze tra i comparti che sono confluiti nelle Funzioni Centrali e per individuare un sistema che ne valorizzi i lavoratori e che renda meno complesse le procedure per le progressioni economiche. Anche per mettere a punto il nuovo ordinamento ci vogliono risorse, non si può ipotizzare che la revisione possa avvenire a costo zero. Inoltre, la nostra vertenza prevede di sistemare molte altre questioni ordinamentali che pure hanno un riflesso economico sulle tasche dei lavoratori, non da ultimo la tassa sulla malattia che solo i dipendenti pubblici sono obbligati a pagare. Quindi la parte normativa del contratto sarà estremamente importante soprattutto per dare un ruolo pieno alla contrattazione per tutto ciò che riguarda l’organizzazione del lavoro. Il rinnovo contrattuale deve essere uno strumento per invertire la rotta e per restituire valore e professionalità ai lavoratori pubblici e conseguentemente attenzione ai cittadini che devono essere messi tutti nelle condizioni di fruire di un servizio pubblico efficiente e di qualità. 

 

 

*Segretario Generale Uilpa

 

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