Diario di un viaggio memorabile
OTTOBRE 2018
Viaggio della memoria
Diario di un viaggio memorabile
di   R. Rinaldi

Correva l’anno 1998 ed ero uno studente della scuola secondaria di primo grado. Uno dei miei professori di italiano e storia mi chiamò alla cattedra per leggere alla classe il primo capitolo di un noto libro di Primo Levi. Il mio viaggio nella memoria era partito così come la voglia di approfondire quanto l’Olocausto aveva prodotto. La mente viaggiava, decine erano i capitoli ed i lungometraggi che divoravo ma l’obiettivo era quello di calpestare lo sterrato di quei luoghi che hanno cambiato e segnato i rapporti umani nella storia e nella politica degli ultimi tempi.

Le proposte ai consigli di classe finalizzati all’obiettivo proliferavano, ma il responso dirigenziale era costante: da un piccolo Paese di collina della regione Puglia risultava difficile raggiungere quei luoghi ergo non c’era la volontà. Cosi passarono degli anni, il ragazzino era diventato adulto, un uomo della UIL. Proprio quella UIL che con un progetto nobile, dal fine sottile, organizzava un viaggio per cento giovani nelle fabbriche della morte.

Mail, circolari interne e messaggi social invitavano a candidarsi. Arrivava la risposta della selezione così come ad altri 99 tra ragazze e ragazzi del nostro mondo che, prima della partenza per la Polonia, avevano la grande opportunità di colloquiare e porre domande ad uno dei superstiti della Shoah: Sami Modiano ed interloquire con la comunità ebraica in Italia. Il calendario segnava il 2 ottobre 2018 e la comitiva, dai diversi aeroporti italiani, si dirigeva verso Cracovia, una delle città simbolo della ghettizzazione ebraica. Dopo la sistemazione le varie guide fecero dirigere tutti in quei luoghi nei quali bambini, donne e uomini di quell’origine etnica, in numeri decisa mente considerevoli, furono “ospitati” (in un quartiere si sfiorava la densità di  popolazione di una città metropolitana).

Fu un’ospitalità truccata, in quanto in quella città ancora tutt’oggi fredda, silenziosa ma elegante tanto lavoro fu fatto svolgere a migliaia di ebrei fino a condurli al martirio. Il silenzio e la curiosità imperversavano tra i partecipanti del progetto tra i quali diversi componenti della segreteria nazionale. La mente di ognuno metabolizzava domande alle quali prontamente seguivano risposte che segnavano i volti ed i pensieri. Era il preludio alle emozioni che si sarebbero registrate il giorno seguente. La sveglia era di quelle da primo turno nelle fabbriche italiane, il programma segnava le visite a Birkenau ed Auschwitz.

I compagni di viaggio d’onore erano Sami Modiano ed il professor Marcello Pezzetti i quali la sera precedente, in modo lucido, avevano fornito un ulteriore antipasto dell’esperienza che si sarebbe vissuta.Così, in una giornata dalle temperature invernali malgrado la stagione era quella autunnale, l’autobus aveva superato gli ingorghi creati dalle auto di migliaia di persone che si recavano a lavoro e, dopo aver percorso una media distanza, si fermò dinnanzi al campo di concentramento di Birkenau e successivamente, dopo la visita presso quello di Auschwitz.

 

Capitoli di storia, corto e lungometraggi riapparivano davanti agli occhi di tutti. Dopo più di settant’anni di storia tutto sembrava immutato: l’ingresso, i vagoni, i binari creati ad hoc, lo sterrato, le camere a gas, i casermoni, i forni crematori, il filo spinato, il vento freddo, le latrine, i letti collettivi, le scarpe, le valigie, gli occhiali, i bastoni, le mantelle ed altri oggetti personali! La voce dell’esperto di storia della Shoah ed i racconti terribili del superstite alimentavano rabbia e soprattutto quesiti, che in quei momenti superavano i punti di spread italiano di quei giorni; perché tutto ciò? L’uomo è davvero un animale così pericoloso? Ci sono similitudini con quanto accade nel presente anche se in luoghi diversi?

La comitiva era diventata una famiglia e le emozioni non venivano nascoste: era nuda e pura! I visi erano sfregiati da un vento sempre più freddo e l’immaginazione diventava infinita, in molti si immedesimavano nella tragedia che milioni di persone, considerate di “razza inferiore”, furono costretti a subire. Decine erano le scolaresche che si alternavano nelle visite e provenivano da tutte le parti del mondo. Si registrava una notevole presenza di persone europee ma anche israeliane, con tanto di kippah e bandiere, il mondo sembrava essere in pace in quei luoghi che avevano prodotto tante ferite all’umanità.

Le emozioni che furono annunciate erano visibili in ognuno dei partecipanti. Quelle emozioni erano il frutto della desolazione, dell’impotenza, ma soprattutto della rabbia che alimentava una voglia di riscatto di un popolo, quello democratico ed antirazzista che a valle dell’esperienza rientrava alla base con una missione ben precisa: seminare giornalmente pace, fratellanza e solidarietà tra le donne e gli uomini al fine di evitare che quanto accaduto si ripeta ancora!

 

 

* Segretario Organizzativo Uil Emilia Romagna

 

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