Il nostro ruolo in difesa dei milioni di lavoratori e pensionati
OTTOBRE 2018
Sindacale
Il nostro ruolo in difesa dei milioni di lavoratori e pensionati
di   Romano Bellissima

 

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una situazione politica complessa e difficile. Ci stiamo abituando a vivere ed operare in una sorta di democrazia oligarchica e le oligarchie com’è nella loro natura hanno grande difficoltà a confrontarsi con le parti sociali e in particolare con i Sindacati, tuttavia dobbiamo continuare a svolgere il nostro ruolo in difesa dei milioni di lavoratori e pensionati che rappresentiamo. Sebbene siano molti i punti della manovra che non convincono ci sono tuttavia alcuni provvedimenti che contengono qualche elemento positivo, come ad esempio la cosiddetta “quota 100” per il pensionamento che, se venisse realizzata senza vincoli e limitazioni in aggiunta alle flessibilità introdotte con l’APE sociale, sarebbe una soluzione migliorativa delle condizioni attuali. Se, viceversa, la “quota 100” dovesse essere intesa come sostitutiva del sistema di flessibilità introdotte con l’accordo del 2016, andrebbe a peggiorare le condizioni attuali tanto che a pagarne le conseguenze sarebbero i lavoratori e le lavoratrici che fanno lavori gravosi e/o usuranti, i lavoratori invalidi, le lavoratrici madri, i lavoratori che perdono il lavoro in età avanzata; inoltre la manovra non affronta il problema dei giovani - che oltre ad essere stati privati del lavoro rischiano di rimanere privati anche della pensione, come pure le donne penalizzate dalle tante disparità esistenti - resterebbero ancora esclusi. È su queste cose che dovrebbe intervenire il cambiamento. Per rendere meglio l’idea di come la sola quota 100” possa irrigidire l’accesso alla pensione faccio un solo esempio: un disoccupato di 63 anni oggi può accedere all’APE sociale con 30 anni di contributi.

Con quota 100, ipotizzando che non riesca a trovare un lavoro, questo disoccupato rimarrebbe senza pensione e senza lavoro fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia, cioè 67 anni. Anche l’ipotesi di aumento delle pensioni minime non sarebbe male, se le risorse necessarie si prendessero dalla fiscalità generale, magari attraverso un contributo di solidarietà, se viceversa le risorse si dovranno rastrellare attraverso i tagli delle altre pensioni, sarebbe un atto iniquo, discriminatorio e quindi inaccettabile. Per noi la solidarietà è una cosa seria e non può essere evocata a sproposito per dividere lavoratori, pensionati o, peggio ancora, per realizzare vendette e punizioni. Tra gli interventi che destano parecchie perplessità c’è il taglio delle pensioni definite arbitrariamente “d’oro”. Prima erano d’oro quelle superiori ai 5000€ netti, poi si è passati a quelle sopra i 4500€, adesso sono diventate d’oro le pensioni di 3000€. Continuando di questo passo chissà dove si andrà a finire. È comunque un intervento sbagliato perché discriminatorio, ingiusto, pasticciato e perché calpesta il diritto. Invece bisogna rafforzare lo Stato di diritto, per dare più certezze e libertà ai cittadini, e non destabilizzarli, intimidirli per farli sentire insicuri e ricattabili. Nella manovra non abbiamo trovato nulla che parli della rivalutazione delle pensioni, il cui potere d’acquisto si è notevolmente ridotto anche per i ripetuti blocchi dell’indicizzazione. A questo proposito vorremo sapere se il Governo intende rispettare gli impegni assunti dal Governo precedente per ripristinare, a partire da gennaio prossimo, il meccanismo di indicizzazione integrale delle pensioni, se intende affrontare i temi della separazione dell’assistenza dalla previdenza e avviare il percorso di individuazione dei lavori gravosi al fine del pensionamento attraverso le due commissioni congiunte che pur essendo già costituite non sono ancora mai state convocate.

Occorre inoltre definire un nuovo “paniere” di riferimento per la rivalutazione delle pensioni, più equo e rappresentativo dei consumi dei pensionati e recuperare parte del montante perso in questi anni. I pensionati italiani pagano il doppio delle tasse che pagano i pensionati di tutta Europa, basterebbe applicare la tassazione media Europea alle pensioni italiane per alzare il loro potere d’acquisto e fare giustizia. Questo si che sarebbe un cambiamento positivo e in controtendenza rispetto a quello che hanno già fatto tutti i governi precedenti e cioè ridurre le pensioni. Da molti anni i pensionati rivendicano una legge quadro per la non autosufficienza, senza essere ascoltati. È inaudito che in un Paese dove l’invecchiamento della popolazione cresce a ritmi  sostenuti non vi sia una legge che garantisca uguali tutele e protezioni alle persone non autosufficienti, in qualunque parte del Paese risiedano.

Vi sono territori dove lo Stato è del tutto assente e le famiglie sono lasciate nella disperazione più assoluta. Per questo i sindacati dei pensionati SPI, FNP e UILP hanno deciso di raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare per la quale chiediamo fin da ora a tutte le categorie di darci una mano per raccogliere nel più breve tempo possibile il maggior numero di firme. Quello che vogliamo realizzare è una legge di civiltà per il Paese. La manovra del Governo alza il deficit al 2,4%. È come aver chiesto un mutuo di 22 miliardi di euro  che si vanno ad aggiungere al debito pubblico precedente. Se questi soldi servissero realmente a finanziare la crescita - nonostante quanto detto dalla Commissione Europea e dalle agenzie di rating - sarebbero soldi ben spesi, perché crescerebbe la ricchezza prodotta, si potrebbero pagare più facilmente i debiti e migliorare le condizioni di vita dei cittadini, ma se (come sembra) andranno ad alimentare la spesa improduttiva allora crescerà inevitabilmente la povertà del Paese, poiché a parità di PIL avremo una maggiore quantità di debiti da rimborsare senza avere risolto nessuno dei problemi strutturali del Paese. Le confederazioni hanno fatto un ottimo lavoro, condivido il documento e apprezzo soprattutto il fatto che è un documento unitario. Il nostro maggiore impegno ora deve essere rivolto a discuterlo con i lavoratori, i pensionati e i cittadini. Se riusciremo a condividerlo con loro avremmo fatto un grosso passo avanti e il governo non potrà più negare il confronto.

 

* Segretario Generale Uil Pensionati

** Intervento agli esecutivi unitari nazionali di Cgil, Cisl, Uil - Roma

 

22 ottobre 2018


 

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