Viaggio nella memoria
OTTOBRE 2018
Sindacale
Viaggio nella memoria
di   Pierpaolo Bombardieri

 

Un’esperienza forte in tutti i suoi aspetti, che almeno una volta nella vita si deve fare.

Siamo partiti esattamente da questo assunto quando abbiamo iniziato ad immaginare ed a ragionare attorno all’opportunità di rendere protagonisti della memoria un centinaio di giovani legati al nostro mondo. Abbiamo pensato che in un momento storico in cui spira il vento dell’intolleranza, si alimenta la paura del “diverso” (diverso da chi?) e cresce la tentazione di calpestare la dignità umana, fosse utile e calzante dare robustezza alla formazione di decine di ragazzi provenienti dalle strutture confederali e dai servizi UIL, di giovani che hanno vissuto l’esperienza di alternanza etica scuola-lavoro promossa da UIL e UIL Scuola, di studenti universitari collaboratori presso le nostre articolazioni e di quanti abbiano partecipato alla prima edizione del ciclo di seminari di alta formazione Go Beyond e al video contest Job Ciak. Cento giovani, dunque, provenienti da Napoli e da Bologna, da Roma e da Milano, da Genova e dal Salento, da Trento e dalla Sicilia. Tutti dimostratisi curiosi, attenti e vivaci culturalmente. Pertanto, un investimento ben riposto, culturalmente indirizzato a contrastare ogni privazione delle libertà fondamentali ed ogni forma di discriminazione.

Abbiamo scelto di farci accompagnare in questo viaggio negli orrori da due personalità che hanno impreziosito in modo decisivo un’esperienza che ci ha resi tutti più maturi, più consapevoli e più uniti. Grazie a Sami Modiano, sopravvissuto alla shoah, il quale ci ha raccontato la sua storia personale, familiare e ciò che hanno visto i suoi occhi ed udito le sue orecchie in quell’angolo del mondo dimenticato dall’umanità. Alla soglia dei novanta anni ha donato ai ragazzi la sua voglia indomita di giustizia ed il suo coraggio anche contro le lacrime dei ricordi più efferati ed intimi.

Grazie al Prof. Marcello Pezzetti, appassionato e abilissimo docente di storia contemporanea ed esperto di shoah, che a partire dalla visita al quartiere di Kazimierz ha arricchito con competenza e coinvolgimento il nostro percorso di apprendimento. Due nostri ospiti eccellenti che hanno contribuito a rendere inedita ed esclusiva la nostra visita in luoghi di morte e persecuzione. “Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. È la frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau. E allora ci siamo messi in cammino verso il passato, iniziando ad esplorare una delle pagine più buie della storia dell’umanità.

Facendo tappa a Cracovia, abbiamo visitato il ghetto ebraico della città, il campo di sterminio di Birkenau e il campo di concentramento di Auschwitz. Mettere in fila una descrizione ordinata e dettagliata sarebbe uno sforzo non solo per chi scrive ma soprattutto per chi legge. È stato realmente una visione tragica e straziante. E allora a piccoli flash viene in mente il treno della morte, i vagoni che conducevano gli ebrei direttamente al campo di sterminio di Birkenau. Quel filo spinato elettrificato a farne da recinto e l’estensione vasta e aperta al gelo tra i binari e in mezzo a quei forni crematori ritenuti “insufficienti” (agghiacciante!).

E poi il racconto di Sami che descriveva l’incontro con sua sorella, il dialogo con suo papà,  mmagini commoventi di due affetti che non ce l’hanno fatta; Sami bambino rimasto solo nella lotta per la sopravvivenza. Devastante. Ed il campo di concentramento di Auschwitz dove si sono infranti i sogni di centinaia di migliaia di famiglie. La sala con le scarpe ammassate, poi le valigie vuote e i sacchi di capelli; le camere a gas. Un orrore senza precedenti. Scene raccapriccianti che fanno tornare in mente il noto rastrellamento del 16 ottobre del 1943 nel ghetto ebraico di Roma. E i pensieri volano alle fondamenta ed alle argomentazioni sociali e politiche di quel clima che portarono ad una simile mostruosità. Dovremmo tutti essere grati all’Europa perché se abbiamo avuto settant’anni di pace lo dobbiamo al sogno incamminatosi a Ventotene pur con i difetti e le deviazioni che hanno fiaccato la sua originaria visione comunitaria di un continente unito, sociale e dei popoli.

Ma è anche ingiusto pensare che erano tutti conniventi con il male. Ce lo ha spiegato bene il Prof. Pezzetti descrivendoci la storia del farmacista del quartiere Podgorze - Tadeusz Pankiewicz - citato anche in Schindler’s list. E ci sono i nobili esempi dei cosiddetti “Giusti tra le nazioni”, personalità che misero a rischio la propria vita per la salvezza di bambini, donne e uomini perseguitati ed in quanto ebrei condannati a morte. Gino Bartali è tra costoro. Il campione di sport, di coraggio e di altruismo salvò circa 800 ebrei compiendo numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, trasportando documenti e fototessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta, affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati. Una storia venuta alla luce soltanto dopo la sua morte.

Dunque, ci sono esempi e storie da contrastare ma anche eroi da valorizzare. In definitiva, abbiamo, indubbiamente, toccato con mano quanto l’essere umano abbia abbandonato i principi ed i valori di solidarietà ed umanità. Proprio per questo motivo, in una società in cui il disinteresse e la solitudine fanno da padrone, ci auguriamo che il seme che abbiamo piantato serva a ricordare che la solidarietà e l’umanità sono valori che pratichiamo quotidianamente come Organizzazione Sindacale ed anche come donne e uomini liberi e che ci daranno la forza di costruire un futuro migliore. Per troppi, ciò che abbiamo visto è stato un viaggio senza ritorno. Non per il nostro amico Sami che ha avuto modo di raccontarlo a noi che promettiamo di veicolare, divulgare e moltiplicare il messaggio di libertà e democrazia. Oggi più che mai il modo più efficace per evitare che si ripeta è la conoscenza. Ed anche l’inclusione che non è, purtroppo, di grande attualità.

Primo Levi sosteneva che “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Ecco, abbiamo ritenuto fosse più che mai necessario riappropriarci della nostra storia e in qualche modo seminare una speranza nei giovani che queste cose non accadano mai più. Mai più.

 

 

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