I sindacati Uil dal 50 al 68
SETTEMBRE 2018
Agorā
I sindacati Uil dal 50 al 68
di   Piero Nenci
 
C'era una volta la Uils, c’era la Uilga, c’era la Uiltat; c’erano la Uilav, la Uilt e anche la Uilveca, la Uisao e la Unespalv. Si intuisce la radice comune Uil ma per il resto sono sigle oggi incomprensibili. Ora un manuale ci spiega tutto: questo “dizionario” costruito e scritto da Myriam Bergamaschi che è la prima guida organica del complesso mondo sindacale aderente alla Uil, un manuale per studiosi e curiosi che elenca tutte le varie organizzazioni che fecero capo alla Unione italiana del lavoro dal 1950 al 1968 e alla Federazione italiana del lavoro (Fil) tra il 1949 e il 1950. Ognuno con la propria storia e i propri dirigenti. Il libro – dice l’autrice – vuol essere una guida, anzi proprio un dizionario. “L’obiettivo è quello di offrire dati sull’ampio, complesso e mutevole mondo sindacale italiano del secondo dopoguerra, sulle sue strutture e sulla storia della loro formazione”. E come lo sfogli capisci quanta fatica e pazienza sia costato e quanto torni utile per chi si occupa di storia – anche spicciola – del mondo del lavoro. Il volume è edito dalle Fondazioni Buozzi, Nenni e Isec (Istituto per la storia dell’età contemporanea) e introdotto da Giorgio Benvenuto il quale sottolinea come lo studio del periodo sindacale intercorso tra 1944 e il 1950 sia ancora aperto alla ricerca e da approfondire; periodo che ci ha però già insegnato che “ha sempre effetti laceranti ogni tendenza a considerare la politica e la pratica unitaria come un’occasione per imporre una qualche egemonia, quale che sia il suo segno e la sua provenienza”.
È in questo contesto che nasce la Uil e dalla volontà di non accettare una egemonia, di qualunque segno fosse. Questa nuova organizzazione “non fu il prodotto di una scissione ma semmai del rifiuto di alimentare un clima di scontro frontale e di contrapposizione che aveva portato prima al tentativo comunista di egemonizzare la Cgil unitaria e poi al tentativo di segno opposto di porvi contro un’organizzazione pesantemente segnata dall’integralismo e dal conservatorismo cattolico”. È noto che Togliatti rivendicava con chiarezza l’egemonia dei comunisti nel sindacato e l’orientamento della classe operaia che doveva essere volta verso il Paese dove il socialismo si realizzava; così le forze laiche e quelle del socialismo riformista rimaste nella Cgil si trovarono in un difficile isolamento: la radicalizzazione dello scontro non permetteva loro più alcuna forma di pluralismo. “La Uil nacque dal rifiuto di queste logiche e delle sue conseguenze”. Molte altre volte l’ex segretario della Uil ha parlato delle origini della Uil, ogni volta aggiungendo un particolare o mettendo in luce qualche nuovo aspetto. È quanto fa anche in questa introduzione che merita di essere letta anche a prescindere dal libro presentato. Torniamo al volume. L’autrice ha già scritto numerosi saggi di storia sindacale, ha collaborato a ricerche promosse dalla Fondazione europea di Dublino e della Commissione europea sulla contrattazione e sulle politiche del lavoro femminile. E prima di questo dizionario ne ha già compilati altri due: sui sindacati autonomi italiani e su quelli affiliati alla Cgil. Ora ha dovuto spolverare non pochi scaffali, cercare in giornali e pubblicazioni ormai ingialliti e leggere opuscoli da tempo dimenticati per offrirci questo nuovo libro: 85 voci di organizzazioni sindacali affiliate alla Uil e 12 alla Fil. Naturalmente le precede tutte la scheda più corposa, che riguarda tutta la Uil, nel periodo dal 5 marzo 1950 a tutto il ’68: una ventina di pagine che sintetizzano la storia di quel periodo del nostro sindacato, completate da tre pagine di riferimenti documentari. A seguire una nota sui sindacati autonomi che poi confluiròno nella Uil.
E quindi le schede dei singoli sindacati nazionali di categoria. La prima è quella della Fai, il sindacato delle indossatrici, costituitosi nel 1956 a Milano; di questo sindacato si trovano evidenti tracce anche su Il Lavoro Italiano di quegli anni con articoli e fotografie. Obiettivo del Fai era dare un inquadramento professionale alla categoria, la cui professionalità doveva essere attestata dal ministero del lavoro dopo un corso professionale, come già avveniva in altri Paesi. Dopo il Fai la Fials che comprendeva tipografi e lavoratori dello spettacolo, poi la Filag: arte grafica e cartaria e via via tutte le altre fino alla Usaiba (artisti e belle arti). Dopo le schede dedicate alle organizzazioni aderenti alla Fil troviamo una serie di indici per poterci muovere rapidamente tra le numerose pagine e trovare i nomi che si cercano. Quindi alcune appendici (curate da Marco Zeppieri). La prima riproduce una documentazione sull’iter della scissione della Cgil con la costituzione della Lcgil e poi della Uil. Vi sono riportati – spiega l’autrice – documenti in parte inediti e in parte poco conosciuti riferiti alla tormentata fase storica che caratterizzò la crisi del sindacato unitario nato nel 1944: il verbale dell’Esecutivo confederale del 26 luglio 1948 (dopo l’attentato a Togliatti e la proclamazione dello sciopero generale senza alcuna indicazione di durata). Il verbale  della riunione della segreteria generale della Cgil del 4 agosto successivo (alle ore 22) che ebbe come ordine del giorno: “riunione con i sindacalisti scissionisti”. Cui fa seguito una circolare inviata a tutte le Camere del lavoro e a tutte le Federazioni nazionali per informarle della “pretesa dei democristiani scissionisti di partecipare alle trattative sindacali”. In questa circolare si precisa che “gli scissionisti non hanno alcun diritto a partecipare” alle trattative, tuttavia deve prevalere lo spirito di unità: ai rappresentanti Cgil non sarà proibito parteciparvi e “bisogna principalmente evitare un approfondirsi di contrasti tra lavoratori” che “noi dobbiamo tendere a tenere sempre uniti sotto la bandiera unitaria della Cgil”. Nel volume sono riportate anche le informative del questore Saverio Polito al ministero dell’interno degli anni ’49-50 per aggiornarlo su quanto succedeva nella Confederazione generale del lavoro con questi progetti di scissione e con la nascita del nuovo sindacato della Unione italiana del lavoro. Particolare, questo, reso in parte già noto da un nostro redattore – Alfredo Carpentieri – nella sua tesi di laurea “La rottura dell’unità sindacale, la nascita della Uil” (La Sapienza, Roma 1997). Tra gli altri documenti approntati da Zeppieri anche quelli, già conosciuti, su quanto avvenne il 5 marzo 1950 quando la nuova Organizzazione sindacale chiamata Uil prese corpo e sulla corrispondenza intercorsa con le Organizzazioni sindacali americane. Il volume si apre con una prefazione firmata dall’attuale Segretario Generale della Confederazione Carmelo Barbagallo. Ha scritto che il ritorno alla libertà dell’Italia, dopo la dittatura e la guerra, ha determinato l’emergere di “una nuova generazione di sindacalisti che animarono l’esperienza confederale prima nella Cgil unitaria e poi nelle tre Confederazioni. La radice è la stessa pur nella diversità delle idee, così come lo è la dignità ideale e pratica che sta alla base del loro impegno”. Il mondo diviso in blocchi rese impossibile la coabitazione nella Cgil unitaria, ma tutti quei sindacalisti contribuirono a far rinascere concretamente un sindacato libero e fortemente radicato tra i lavoratori. “Il libro realizzato con una ricerca davvero encomiabile da Myriam Bergamaschi dimostra che tale riflessione è fondata”: basta scorrere le schede di questo testo e leggere i nomi di coloro che guidarono le prime categorie della Uil e diedero ad esse una fisionomia precisa, per accorgersi che riuscirono nell’intento in quanto avevano un chiaro e robusto retroterra sindacale. Il libro testimonia anche di lavori oggi scomparsi e dei tanti cambiamenti del mondo del lavoro ma anche del continuo impegno dell’insostituibile ruolo del sindacato. 
 
 
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