L“11 settembre
SETTEMBRE 2018
Agorą
L“11 settembre
di   Sara Tucci
 
Ci sono immagini che resteranno per sempre impresse nella mente di ciascuno di noi. Difficilmente, purtroppo, la data dell’11 settembre 2001 non verrà associata da ciascuno di noi se non al più grave attacco terroristico della storia contemporanea: l’attacco alle Torri Gemelle di New York. Quella mattina alle ore 8:46 (ora americana) il primo aereo dirottato venne fatto schiantare contro la prima Torre. Da quell’instante è stato solo un crescendo di follia e devasto con il secondo aereo dirottato, a qualche minuto dal primo, sulla seconda Torre; il terzo che ha colpito, invece, il Pentagono, sede del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti a Washington D.C. Infine, il quarto aereo che aveva probabilmente come obiettivo il Campidoglio, sede dei due rami del Congresso degli Stati Uniti, si schiantò, invece, nella contea di Somerset (Pennsylvania) dopo che, stando alla trascrizione della registrazione della scatola nera, uno dei dirottatori diede l’ordine di virare il velivolo quando fu chiaro che ne avrebbero perso il controllo a causa dei passeggeri.
I dirottatori erano diciannove, tutti affiliati all’organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica Al Qaeda. L’America venne messa, così, in ginocchio. A seguito degli impatti e degli incendi causati dagli stessi, le due Torri del World Trade Center collassarono dopo circa un’ora, creando gravi danni strutturali anche agli edifici circostanti. Gli attacchi crearono grande confusione a tutto il traffico aereo civile internazionale tanto che fu proibito di atterrare su terreno statunitense per tre giorni e gli aerei già in volo furono respinti o indirizzati agli aeroporti di Canada o Messico. I mezzi di comunicazione diffusero a lungo notizie non confermate e spesso contraddittorie, tra le quali, una delle ricostruzioni più diffuse in quei momenti, raccontava di una autobomba esplosa nella Segreteria di Stato degli Stati Uniti a Washington. Le vittime degli attentati furono 2.974, esclusi i diciannove kamikaze: 246 su quattro aeroplani, 2603 a New York e 125 al Pentagono.
La maggior parte delle vittime era civile, ben settanta, invece, le diverse nazionalità coinvolte. Una strage. L’attacco non colpì solamente gli Stati Uniti d’America, ma il mondo intero e riversò conseguenze su tutti gli Stati con controlli e leggi anti-terroristiche. Venne istituita alla fine del 2002, la Commissione sugli Attacchi terroristici contro gli Stati Uniti (nota anche come 9/11 Commission) al fine di predisporre un resoconto completo sulle circostanze in cui avvennero gli attentati dell’11 settembre 2001, compresi i loro preparativi e la prima risposta agli stessi. Molte conclusioni della commissione sono state condivise da altri esperti, tra cui Richard Clarke, esperto di anti-terrorismo, che ha sostenuto che le scelte di politica estera degli Stati Uniti, inclusi “il confronto con Mosca in Afghanistan, l’invio delle forze armate statunitensi nel Golfo persico” e “il rafforzamento di Israele come base per un fianco meridionale contro i sovietici”, contribuirono a formare le motivazioni di Al Qaeda. Questa, la teoria delle versioni ufficiali, a queste, nel corso degli anni sono seguite numerose teorie cosiddette “del complotto”. Gli Stati Uniti d’America risposero da subito dichiarando la “guerra al terrorismo” e attaccando l’Afghanistan controllato dai talebani, accusati di aver collaborato con i terroristi facenti capo ad Osama bin Laden. Iniziò così, la “caccia all’uomo” durata ben tre mandati presidenziale ali statunitensi, quando, solo nella notte del 1º maggio 2011 Bin Laden venne ucciso in un conflitto a fuoco all’interno di un complesso residenziale ad Abbottabad, in Pakistan, da componenti del DEVGRU (uno dei più segreti corpi d’élite statunitensi, facente parte dei Navy SEALs della Marina degli Stati Uniti) e da agenti CIA nel corso di un’operazione segreta ordinata dall’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Al Qaeda confermò la sua morte il 6 maggio seguente, promettendone la vendetta. A seguito dell’annuncio ufficiale della morte di Osama Bin Laden da parte del Presidente degli Stati Uniti, masse di folla si formarono spontaneamente fuori della Casa Bianca, a Ground Zero, al Pentagono, a Times Square per festeggiare. Un sondaggio del The New York Times mostrò che il 16% degli americani si sentiva più sicuro in conseguenza della morte di Osama, mentre sei americani intervistati su dieci pensavano che il fatto avrebbe aumentato la minaccia terroristica verso il loro paese. L’11 settembre 2011, in occasione del decimo anniversario degli attacchi, è stato inaugurato con una cerimonia ufficiale il parco del memoriale Ground Zero, lì dove sorgevano le Twin Tower. I nomi delle vittime sono stati iscritti su 76 placche di bronzo attaccate le une alle altre così da formare i bordi delle fontane del Memorial. Una frase di Virgilio su una di queste cita: “No day shall erase you from the memory of time” tradotto: “nessun giorno vi cancellerà dalla memoria del tempo”. Ogni anno, nella data dell’attentato si tiene una cerimonia commemorativa in cui si leggono i nomi, i troppi nomi, delle vittime di quel giorno. Nessuno potrà mai dimenticare quei momenti. Un’immagine, che negli anni, è divenuta una delle immagini simbolo di quell’attentato è la fotografia del “Fallin man” l’uomo che cade.
Questa, raffigura un uomo che, nel tentativo di sfuggire alle fiamme e al fumo causati dallo schianto dell’aereo, si getta nel vuoto precipitando dalla Torre Nord del World Trade Center. L’uomo è raffigurato a testa in giù mentre tiene le braccia allineate alle linee verticali dell’edificio e una gamba piegata. Il teologo Mark T. Thompson l’ha etichettata come “la più potente immagine di disperazione scattata all’inizio del ventunesimo secolo che si possa trovare in arte, letteratura o musica popolare. Tutto in una sola foto”. Lo Stato più potente al Mondo era stato colpito nel suo cuore pulsante e ogni Nazione da quel momento si è sentita ancora più fragile e attaccabile. Tutti, probabilmente, ricordiamo perfettamente dove ci trovassimo in quel momento, memoria tipica conseguente ad eventi disastrosi. Io ricordo perfettamente, nonostante fossi poco più di un adolescente, che restai incollata alla tv cosciente che ciò che stava accadendo avesse portata storica. Era incredibile e fuori da ogni immaginazione come gli Stati Uniti d’America potessero essere piegati un due con una così apparente facilità.
 
 
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